Ricerchiamo la santità della “porta accanto”, quella della normalità
Riceviamo e pubblichiamo...
Fratelli carissimi,
con la prima domenica di Avvento inizia il nuovo anno liturgico, che la Provvidenza ci dona perché da esso possiamo trarre tutti i benefici per la nostra vita spirituale, rispondendo alla chiamata di Dio alla santità.
In questa domenica sono ammessi al cammino di iniziazione cristiana undici catecumeni, che hanno espresso il desiderio di diventare figli di Dio e membri della Chiesa Cattolica e vi invito ad accompagnarli con la preghiera.
L'Avvento, mentre ci prepara a celebrare il Natale nel quale facciamo memoria della venuta di Gesù, unico salvatore del mondo, ci aiuta a coltivare il clima dell'attesa della salvezza, apportatrice di consolazione, di felicità piena e duratura.
Il nostro tempo, con un futuro incerto, pieno di inquietudine di fronte alla diffusa precarietà sociale, ha bisogno di Cristo perché porti a compimento le tante attese di giustizia, di amore, di pace. Ne hanno bisogno i milioni di poveri che continuano a morire di fame, gli immigrati che approdano sulle nostre coste a cui non danno risposte adeguate le vecchie e stanche nazioni europee che sembrano aver dimenticato la pietà e l'amore, la nostra bella e martoriata Isola dove la crisi economica mette in difficoltà tante famiglie, dove tanti hanno perso il lavoro, dove la piovra della mafia continua la sua presenza nefasta, dove tanti giovani sono costretti a emigrare in cerca di un futuro migliore.
La venuta di Cristo richiede una vigilanza continua e gioiosa. L'Avvento è tempo di gioia perché ogni venuta di Cristo è dono di grazia , ma è anche tempo d'impegno che ci spinge a vivere il presente con responsabilità.
Di fronte alla certezza di dover comparire davanti al Signore, che ci giudicherà sull'amore , non possiamo vivere una vita affannosa e banale fatta di dissipazioni che distraggono e di evasioni che alienano, di azioni sterili e di discussioni inutili.
La preghiera che scaturisce dalla meditazione orante della parola di Dio, la carità operosa, e il desiderio di conversione sincera devono essere i pilastri della nostra spiritualità durante le quattro settimane di preparazione al Natale del Signore. A tal proposito invito le comunità ecclesiali e i singoli fedeli a meditare l’Esortazione apostolica di Papa Francesco Gaudete et exsultate (GE), che tratta della «chiamata universale alla santità nel mondo contemporaneo» come fonte di gioia. «Per un cristiano non è possibile pensare alla propria missione sulla terra senza concepirla come un cammino di santità». I santi non sono solo «quelli già beatificati e canonizzati», ma il «popolo» di Dio, cioè ognuno di noi, che può vivere la santità come un itinerario fatto di «piccoli gesti» quotidiani. Il Papa invita a considerare la «santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio». La santità è alla portata di tutti, fa parte della normalità della vita cristiana ed è un cammino che si realizza comunitariamente, insieme agli altri e gli altri possono contribuire alla causa della nostra santificazione con comportamenti ed atteggiamenti che indirizzano verso il bene.
Dopo aver terminato la Visita pastorale ed incontrato nei vari vicariati i Presbiteri e i Consigli Pastorali Parrocchiali, ho colto per la nostra Chiesa diocesana la necessità di dare priorità all’evangelizzazione e al percorso catechistico di ispirazione catecumenale, alla pastorale familiare e giovanile. Invito pertanto tutti quanti a fare un discernimento evangelico sulla situazione della nostra pastorale ordinaria e, alla luce delle Esortazioni apostoliche Evangelii Gaudium e Amoris Laetitia e del documento finale del Sinodo dei vescovi sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», a suggerire delle proposte concrete.
Le esperienze pastorali hanno un’ efficacia evangelizzatrice ed educativa se, inserite in una pastorale organica, mettono al centro il confronto della nostra vita e quella delle nostre comunità con l’ascolto della Parola di Dio.
Con questo spirito ci metteremo in ascolto gli uni degli altri per discernere quello che il Signore sta chiedendo alla nostra Chiesa.
Siamo chiamati ad essere segno di una Chiesa sinodale, in ascolto e in cammino, in vista di una conversione pastorale. Solo in questo modo possiamo prepararci a celebrare il Sinodo diocesano.
Vi invito ad unirvi alla mia preghiera al «Pastore grande delle pecore» (Eb 13,20) affinché tutti i membri della Chiesa monrealese, avendo come modelli le figure di santità della nostra Arcidiocesi, possano realizzare la propria vocazione alla santità, cioè alla felicità piena, mettersi al servizio gli uni degli altri nell' amore di Gesù Cristo, per essere testimoni lieti e coraggiosi della bella notizia della salvezza.
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