Ieri dissertazione su “Mors et Vita duello” di don Michele Dolz sulle tele di Benefial della Collegiata
MONREALE, 26 marzo – Per sua essenza il Cristianesimo ha a che fare molto direttamente con la morte che si pone in continuità con la vita.
Di questa interessante dialettica si è trattato ieri sera in Collegiata con l’illustre relatore intervenuto per l’occasione, Don Michele Dolz, docente di Storia dell’Arte Cristiana presso la Pontificia Università della Santa Croce.
“Cristo si è offerto volontariamente alla croce - ha affermato in apertura Don Michele Dolz - per liberare l’uomo e dargli in eredità la vita eterna. Il passaggio al Paradiso diventa perciò determinante, ma si tratta di un passaggio, non di una fine, perché il cielo è in continuità con la vita di unione con Cristo in terra. Questa è l’essenza del nostro essere Cristiani, senza la quale questa parola vorrebbe dire ben poco”.
Questo è stato l’assunto teologico alla base della lettura critica delle quattro imponenti tele appese alle pareti del santuario del Santissimo Crocifisso alla Collegiata, che ieri sera molti cittadini monrealesi hanno potuto conoscere meglio, meditando su di esse in preparazione alla Pasqua.
All’evento, promosso dall’arcidiocesi di Monreale, sono stati presenti l’arcivescovo Gualtiero Isacchi, don Nicola Gaglio e don Luca Leone. Per l’occasione la corale della Collegiata ha introdotto e chiuso l’evento intonando due preziosi e antichi inni tratti dal repertorio del santurario.
Le tele presenti in Collegiata furono commissionate al pittore romano, Marco Benefial, dal cardinale e arcivescovo di Monreale, Francesco del Giudice, che resse la diocesi dal 1702 al 1725.
L’arte pittorica, come ha sottolineato don Michele Dolz, ha così trovato in questa Chiesa, per patrocinio di questo cardinale, un’ottima collocazione per favorire il bene dei fedeli e la loro spiritualità. Le quattro tele rappresentano, infatti, la Deposizione del Signore, la Resurrezione, l’Incontro delle donne con l’Angelo e, infine, l’Ascensione al cielo.
Marco Benefial, pittore romano, nacque nel 1684 e tutta la sua opera pittorica risale ai primi del ‘700. Tutti i maggiori critici concordano sulla sua serietà nel recupero del classicismo, distanziandosi dal Rococò di moda ai suoi tempi.
I suoi quadri non sembrano quasi del ‘700, per la profondità di pensiero e la bellezza che ne emergono. Questi ultimi aspetti sono stati sapientemente messi in luce da don Michele Dolz, che ha così guidato il numeroso pubblico presente in una lettura iconografica dei quadri partendo dalla loro corrispondenza con il racconto evangelico.