Incontro con il maestro puparo Piero Scalisi e l’ultimo paladino nato dalla sua passione e creatività: il condottiero albanese Giorgio Castriota Scanderbeg
Un paladino di rara bellezza e di raffinata maestria, splendente nella sua armatura e curato nei minimi particolari. LE FOTO
MONREALE, 21 novembre – È un periodo intenso quello che sta vivendo l’ottantatreenne Pietro Scalisi maestro puparo palermitano, animato da una passione irrefrenabile verso il mondo dei pupi e del teatro.
Prima il video “Io il puparo, tu l’alpacca” che lo ha visto protagonista nell’interpretazione de “A livella” del grande Totò, realizzato a Danisinni e la recente partecipazione a Monreale in occasione della presentazione del libro AYMAN Il bambino ritrovato di Maria Sapienza dello scorso 17 ottobre, dove si è esibito con il pupo Ruggiero.
Adesso la costruzione di un nuovo paladino, di un capolavoro - possiamo ben dirlo - di un personaggio storico, Giorgio Castriota Scanderbeg mitica figura di combattente, l’eroe nazionale albanese vissuto nel XV secolo.
Faroncina e piumaggi dai colori vivaci, arabeschi e decorazioni a sbalzo hanno destato la mia curiosità; un personaggio, che non appartiene al repertorio classico dei cavalieri di Carlo Magno, ma di un condottiero del popolo albanese, che ha riunito 300 uomini e disobbedendo al califfo e ritornato nella sua terra natìa tenne testa per ben 25 anni all’impero Ottomano deciso ad invadere la sua nazione.
Ma chi era Giorgio Castriota e perché costruire un personaggio, che non appartiene al repertorio dell’opera dei pupi?
Lo chiediamo al maestro Scalisi, che ho incontrato nella sua bottega a Palermo, dove spesso mi reco, per ascoltare i suoi racconti.
“Giorgio Castriota è un condottiero albanese - ci spiega il maestro Scalisi - avviato alla carriera militare nell’esercito turco e distintosi per le sue qualità di stratega e combattente.
Un personaggio che mi ha sempre affascinato e che da diverso tempo pensavo di realizzare, e poi nella mia carriera di costruttore di pupi ho sempre voluto affidarmi all’estro e alla fantasia degli arabeschi, del disegno dei vari elementi che costituiscono l’armatura di un pupo, facendoli sempre uno diverso dall’altro”.
Dunque, un personaggio nuovo per il repertorio dei paladini, una figura di combattente che non appartiene ai numerosi eroi di Carlo Magno e dei Mori Saraceni.
Ma vediamo da vicino le caratteristiche tecniche ed estetiche di quest’ultimo paladino, uscito dalle mani e dall’abilità di un grande maestro puparo, qual è Pietro Scalisi.
Il pupo da teatro di scuola palermitana è alto novanta centimetri, l’armatura è in alpacca con arabeschi ottenuti da fili di rame saldati a stagno; l’aquila bicefala (simbolo del popolo albanese) in ottone posta sulla corazza e sullo scudo campeggia sullo sfondo di uno scudetto in rame a cinque punte.
La corazza ben modellata evidenzia l’imponenza del personaggio; anteriormente e posteriormente si notano i crocchioli a sbalzo a decrescere e termina con una faldina con gli stessi motivi a rilievo con andamento a raggiera.
Lo scudo è un autentico gioiello di estrosità e maestria, la cui forma disegnata dal maestro termina a punta e ha l’estremità opposta articolata con due punte simmetriche a uncino.
Al centro spicca l’aquila in ottone su sfondo rame risaltata dai motivi a rilievo di forma a raggiera. Nei bordi dello scudo sono evidenti le scanalature parallele ottenute con la tradizionale penna di martello e un motivo a rilievo eseguito con un punzone a semicerchio con funzione decorativa e di rinforzo del pezzo.
Le due punte si differenziano per l’applicazione di un motivo in rame simile a una foglia. I gambali anch’essi decorati con fili in rame hanno all’altezza dei ginocchi, forma a punta e si compongono di due pezzi, mentre i braccialetti dell’avambraccio sono formati da quattro pezzi e la parte del gomito riprende la forma a punta delle ginocchia.
Spalline e fodero di straordinaria eleganza esaltano l’armonia e la bellezza di un paladino davvero straordinario. Elmo, cimiero, visiera, pampierina e sotto collare con fili in rame annodati, insieme alla testa scolpita da Vincenzo Moavero - collaboratore dei fratelli La Bruna eccellenti ebanisti di Monreale - che a partire dalla metà degli anni sessanta si dedicò alla scultura delle teste dei pupi siciliani e dipinta più di venticinque anni fa dal professore Sandro Pasanisi anziano restauratore e artista poliedrico completano il personaggio.
Le piume del pennacchio che scendono dal cimiero sono di colore rosso, la faroncina è in raso rosso e bianco con passamaneria gialla di pregevole fattura.
Sguardo fiero da condottiero, armatura di straordinaria eleganza i tratti salienti di un capolavoro artistico di un maestro puparo, di un artista che ha ancora voglia di fare e di raccontare, e ditemi che non c’è anima in questo pupo e io smetterò di ammirare questa meravigliosa arte.
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