Quando il 12 Maggio del 1988 fondammo con il mio sublime maestro Leonardo Sciascia, la Cattedra di Civilta’ Siciliana, dedicammo la sezione di Filologia Siciliana al Poeta Antonio Veneziano, il più grande Scrittore e Poeta della seconda metà del 500 Siciliano ed al mitico Pietro Novelli detto Pietro il Monrealese famoso ed apprezzato in tutta la Penisola Italiana.
Pietro Novelli nacque a Monreale il 2 marzo 1603 dal pittore Pietro Antonio e da Angela Balsano; a tal proposito Filippo Balsano famoso ristoratore della Macina a Monreale, reclama un rapporto di parentela con la madre di Pietro Novelli. Ritornando a parlare del nostro Pietro Novelli, diviene un’impresa impossibile ricostruire i rapporti tra il giovane Pietro ed il padre Pietro Antonio, altrettanto famoso; si sa che nel 1593-94 soggiornò a Roma e rientrò nel 1595 a Monreale per ricoprire la carica di Capo maestro del Duomo di Monreale, per restaurare i mosaici della cattedrale a stucco e finto mosaico.
Nel 1830, il critico d’arte Prof. Gallo definì Pietro Antonio: Pittore d’un disegno corretto, sebbene alquanto secco. In ogni caso l’ardito e vezzoso Pietro Antonio nel 1608 si sposò con una ricca donna palermitana ed ottenne la sospirata cittadinanza, tanto ambita da artisti e ricchi epuloni. Nel 1617 il vecchio Pietro Antonio eseguì finti mosaici nella chiesa benedettina dello Spirito Santo a Palermo; il 6 Maggio del 1625 morì di peste nella cittadina normanna, lasciando il nostro Pietro Novelli in piena attività e creatività.
Nell’anno della morte del padre, il giovane Pietro realizzò l’Arco della Nazione Catalana per il Festino di Santa Rosalia, la Santa che aveva salvato Palermo dalla peste. Pietro Novelli, lo documentano alcuni suoi affreschi anteriori al 1630, si contaminò tra il 1624-25 con il mitico Van Dyck a Palermo ed ebbe numerosi contatti con i pittori genovesi e fiamminghi Nella Cappella di Villa Valdina a Santa Flavia rimangono solo pochissime tracce. Nel 1629 una foltissima schiera di Lombardi residenti a Palermo, richiese a Pietro Novelli la Santa Rosalia e l’Immacolata che intercedono contro la peste: l’opera è di ascendenza Van Dyck ed è costruita su figure solide con un sottile richiamo alla S.S. Trinità ed al formulario diffuso tra le botteghe siciliane tra fine cinquecento e primo seicento.
Nel 1629 il nostro Pietro Novelli ci consegna un affresco meraviglioso che ritrae Daniele nella fossa dei leoni affrescato nel Refettorio dell’Abazia di S. Martino delle Scale. Sempre a San Martino delle Scale, Pietro Novelli lasciò all’Abazia due tele eccezionali per l’anticipazione della quinta dimensione in pittura; le due tele sono dedicate a San Benedetto che distribuisce la Regola e l’altra tela che raffigura San Benedetto che distribuisce i pani. Preferisco, nella chiusura di questo mio articolo, lanciare un accorato appello a tutti i critici d’arte italiana di curare una buona edizione critica delle opere di Pietro Novelli detto il Monrealese.
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