"Signora Margherita? Ti porto la pollanca preferita"
Conosciute nel gergo palermitano sotto il nome di "pollanche", questo cibo da strada, inizialmente considerato "cibo da galline", è arrivato sulle tavole degli italiani grazie anche ad una serie di films americani.
Arrostite e condite con burro costituivano, infatti, la pausa se non addirittura il pranzo preferito da questi. In un'epoca definita della globalizzazione, però, e per fortuna, gli scambi si moltiplicano in ogni direzione, la complessità aumenta e i modi di nutrirsi ne sono fortemente influenzati, nel bene come nel male. I siciliani, buongustai, però, a tavola sanno il fatto loro e scelgono soltanto il meglio. Ed è così che queste spighe tempestate di gemme dorate hanno preso a far gola anche agli isolani.
La storia del mais, questo il nome dei chicchi che le compongono, è stata a lungo controversa. Darwin ne sostenne la probabile origine sudamericana, ma la beffa degli scavatori ai danni di un archeologo impegnato tra le piramidi egiziane, cui fu "fatto scoprire" un pugno di semi in un sarcofago, accreditò ad esso una origine africana.
Questa la piccola storia sul granturco, scoperto da Colombo ma introdotto in Europa dal conquistatore spagnolo Cortés.La pubblicità e l'estro dei cuochi hanno fatto il resto....
L'estate è il suo tempo: tempo della pannocchia, dialettalmente nota come pollanca, e del suo venditore abituale definito da tutti con il nome di battaglia "U re ri pollanche"..
"Signora Concetta? Ti vendo la pannocchia perfetta. Signora Fiordaliso? Ti vendo la pannocchia con il sorriso. Signora stinnicchiata? A me' pollanca ammischi c'anzalata"
Non si tratta di uno scioglilingua, né di una filastrocca. Piuttosto, del tormentone dell'estate palermitana. Uno slang alla moda che imperversa sullo splendido litorale mondelliano e che ha rimpiazzato in modo assai dirompente la nota di colore dei vù cumprà e la voce del venditore di "cocco bello, cocco fresco".
Entrato ormai a pieno titolo nel costume dei frequentatori della spiaggia di Mondello, rappresenta un richiamo gastronomico irresistibile, specialmente per i bambini, sdentati e non. Con l'acquolina in bocca, questi infatti mostrano di gradire esageratamente quella piccola spada rivestita di pepite color del sole. In fila davanti al venditore, la conquistano, l'addentano ancora calda e incauti - con avidità – si divertono nel provocare l'inevitabile doccia d'acqua salata che la pollanca sprigiona, a partire già dal primo morso.
Una precisazione sulla modalità con la quale si consuma tale prelibatezza va fatta.
Né coltello né forchetta... neanche a dirlo. Richiamando metaforicamente la parodia fatta all'inno di una squadra di calcio italiana, il categorico modus operandi praticato al cospetto di una pollanca - non me ne vogliano i tifosi neroazzurri - è "rosicare".
Il termine pollanca, infine, è riconducibile anche ad altri significati: pollanca è la ragazza piacente quanto la gallina giovane (o pollastrella) o una donna di facili costumi.
Ingredienti: Pannocchie, acqua e sale
Preparazione
Pulite le pannocchie dalle foglie esterne e lavatele bene sotto l'acqua corrente. Mettetele in una pentola abbastanza capiente e ricopritele di acqua leggermente salata. Portate ad ebollizione l'acqua e lasciate bollire a fuoco lento per il tempo necessario...
N.B.: abbiate cura di non attenzionare il contatore del gas!