"Si vuoi manciari cosi ruci, mancia pani, favi e nuci!"
Dal mare alla campagna il passo è breve, specialmente in tavola, e gli spaghetti con fave fresche e polpa di ricci uniscono i sapori di terra e mare in un connubio perfetto.
L'estate è ormai vicina ed iniziano a fioccare i week end fuori porta verso le località di villeggiatura. Occasioni per riscoprire il piacere di stare all'aria aperta e gustare piatti semplici, veloci e di facilissima realizzazione. Piatti che hanno sempre un gran successo: segno che non sempre le preparazioni difficilissime ed elaborate sono migliori di quelle più "povere".
La coltivazione delle fave avviene nella stagione fredda, tra gennaio e marzo, e la raccolta avviene solitamente tra aprile e maggio e la primavera, lo sappiamo tutti, è anche il periodo migliore per gustare la ricotta ed i cipollotti (finalmente non di serra). Le fave fresche, ottime da essere consumate crude, si prestano anche alla preparazione di innumerevoli piatti. Poco caloriche, ma estremamente nutritive per via del loro straordinario apporto di fibre, le fave favoriscono l'attività dell'intestino e l'assorbimento del ferro contenuto nelle fave stesse.
Questo, quindi, il periodo per gustare tali gemme verdi, legumi delicati e versatili che, però, almeno in questa veste, hanno una stagione piuttosto breve, così come recita un'antica filastrocca, che ricorda la fine del saccheggio dei pirati saraceni, allontanati grazie all'intervento di una vergine e martire cristiana di origine berbera, venerata come santa in molte regioni italiane: "A Santa Restituta (17 maggio) i favi su'arrinnuti, i quagghi su' finuti, 'i turchi su' partuti".
Per cultura generale, ricordiamo che nella cattedrale di Palermo si trova una pala trecentesca con l'immagine della santa su fondo oro; il 17 maggio 1352, a seguito della miracolosa guarigione di un certo Nicola Citarista, venne portata in processione nel monastero di Santa Chiara, dove rimase fino al 1912. In tale data venne riportata in cattedrale ed è conservata nella sacrestia dei Canonici. Nel 1557, lo scultore Giacomo Gagini realizzò una statua marmorea della santa, che oggi si trova nel museo diocesano di Palermo.
Riguardo le fave, è giusto ricordare che nei momenti di carestia o come facevano i nostri nonni durante la guerra, di questi legumi non si buttava nulla; quelle che oggi consideriamo semplici bucce, venivano invece bollite, tagliate a striscioline e mangiate così semplicemente, perché nei momenti difficili si apprezzano anche le cose più semplici e persino ciò a cui in genere non si da valore può regalare alla vita un sapore che a volte riesce a sorprendere. La pasta con le fave fresche è un piatto rustico molto apprezzato che viene gustato avidamente con l'aggiunta di ricotta, pecorino, salsiccia e, recentemente, anche in accoppiamento ai profumatissimi e gustosissimi ricci di mare.
Non esiste tipo di pasta ideale per questo primo piatto: tanto il formato corto e rigato quanto quello lungo, infatti, elevano ed esaltano in modo ottimale gli ingredienti di questo sogno gastronomico. Rallegratevi, quindi, e cogliete l'attimo...lu tempu è ventu e ogni lassata è pirduta!
Ingredienti per quattro persone : tagliatelle 300 gr., fave fresche 1,5 kg; finocchietto ½ mazzetto; ricci
di mare 4 cucchiai; olio e sale q.b., 1 cipollotto fresco, vino bianco ½ bicchiere; ½ limone e pepe nero macinato al momento.
Preparazione
Armatevi di buona pazienza e procedete a sgranare le fave, staccandole sia dal baccello che dalla pellicina che le riveste (risulteranno più tenere e più dolci). Tritate finemente il cipollotto fresco e soffriggetelo in una padella abbastanza ampia con un pò di olio di oliva. Aggiungete quindi le favette e dopo qualche minuto irrorare con il ½ bicchiere di vino.
Nel frattempo mettete in un bicchierino i ricci e spremetevi dentro qualche goccia di succo di limone. Cuocete quindi le favette, aggiustando di olio e sale. Sbollentate per cinque minuti in acqua calda il finocchietto. Tagliuzzatelo e aggiungetelo alla fave con qualche mestolo d'acqua di cottura e lasciate cuocere il tutto per
circa 15 minuti.
Nel frattempo, aggiungendo dell'altra acqua a quella di cottura del finocchietto, cucinate la pasta del formato scelto. Appena sarà al dente, scolatela e terminate la cottura nella padella, aggiungendo due cucchiai di acqua di cottura della pasta e mantecandola bene con il condimento.
Dopo un paio di minuti spegnete la fiamma e con l'aiuto di una forchetta o pinza da cucina porzionate su ogni singolo piatto, formando un nido di tagliatelle sul quale aggiungerete un cucchiaio abbondante di ricci, precedentemente marinati con il limone.
Il piatto è pronto... buon appetito!