"Megghiu l'ovu oggi ca' addina rumani"
L’uovo alla coque, dialettalmente noto come "Ovu cirusu" è talmente scontato che... chi scriverebbe qualcosa su un tal “primordiale” alimento? Io, che per natura, di scontato non ho dato mai niente nella vita!
C’è comunque qualcosa di speciale nel dar vita anche agli alimenti più comuni. Le uova fin dall’antichità venivano considerate energizzanti e in grado di favorire le fatiche di Venere ed Eros ed occupano il primo posto nella scala degli alimenti ad alto valore biologico, cioè contengono tutti gli aminoacidi essenziali e tutti in forma utilizzabile.
Ma, per quanto di indubbie proprietà, oggi ad ispirarmi non è l'alimento in sé ma la liaison inevitabile con i ricordi d'infanzia, oltre che le sue note di gusto, assai suadenti. Da piccola, infatti, l’ovetto alla coquenon era "una" ma "la" merenda..."A picciridda avi a crisciri", e così, forte di questa missione, la mia mamma non perdeva l'occasione di propinarmelo.
L’uovo alla coque regala, a chi piace, un’esperienza indimenticabile: il cucchiaino infatti si colma di teneri frammenti di albume soffice e vellutato, congiunto alla salsa dorata e cremosa del tuorlo. Una sensazione che metaforicamente quasi richiama l’abbraccio avvolgente di un genitore. Ma l’ovu cirusu è legato anche a degli aspetti ludici ed a sensazioni assai briose.
Assaporarlo, infatti, è l’azione successiva alla scelta del portauovo. All’interno di ogni casa, infatti, persistono svariate tipologie di questo utensile ma chissà perché ogni componente familiare “deve avere” il proprio e, specialmente se trattasi di bambini, il portauovo deve essere rigorosamente colorato e originale nella forma.
Il mio, ad esempio, riproduceva un bellissimo pulcino con tanto di becco “In radio c'è un pulcino, in radio c'è un pulcino…e il pulcino mio, e il pulcino mio, e il pulcino mio, e il pulcino mio…”, altro che tormentone! Il mio personalissimo portauovo, per quanto portasse evidenti segnali d’usura, era meraviglioso: di ceramica bianca sapientemente cesellata.
Appena pronto, l'uovo si appoggiava sulla concavità realizzata appositamente sul dorso del "pulcino mio", quasi fosse un re accovacciato sul suo trono....e subito prendeva il via l'operazione di decapitazione, cioè l'attimo antecedente la degustazione che dava o meno la conferma che avrei mangiato l'uovo al punto di cottura desiderato, oppure…che l'avrei mangiato lo stesso, ma senza troppo entusiasmo!
Poi come succede quando qualcosa ti piace molto, il mio bellissimo portauovo è volato per terra e... addio pulcino mio!
L'uovo, che sia cotto o crudo, è inoltre presente in molti modi di dire della tradizione popolare. Eccone qui di seguito alcuni.
Gallina che canta ha fatto l'uovo : si dice di qualcuno che nasconde, dietro un atteggiamento allegro, qualche malefatta; Uovo di Colombo : si dice di trovata semplicissima che risolve un problema da tutti considerato irrisolvibile; Rompere le uova nel paniere : si dice di qualcuno che poco opportunamente si intromette per ostacolare l'operato di un'altra persona; Essere pieno come un uovo : avere mangiato così tanto da non potersi muovere; Cercare il pelo nell'uovo : essere estremamente minuzioso e cercare sempre anche i minimi difetti nelle cose.; Meglio un uovo oggi che una gallina domani : è più sicuro accontentarsi di quello che si ha al momento e non rischiarlo per avere sempre di più; Non si può far la frittata senza rompere le uova : si dice quando per ottenere uno scopo bisogna pagare un prezzo più o meno lecito; Fare una frittata : si ci riferisce ad una cosa malriuscita o ad un disastro sia pratico che figurato; Rigirare la frittata : si dice quando qualcuno rigira un argomento di discussione in tutti i modi, pur di avere ragione; Rompere le uova nel paniere: guastare i progetti di qualcuno, quando parevano ormai vicini a realizzarsi; Trovare la gallina dalle uova d'oro: è un detto che allude a una favola di Esopo (Favole,287), in cui si narra di una gallina che deponeva uova d'oro, si dice di cosa o persona che garantisce guadagni.
E per concludere tre espressioni molto significative e cariche di colore: “Cchiù coci cchiù duru addiventa”, “Ci voli fuirtuna puru a fari un ovu” e “A addina fa l'ovu e 'o addu c'abbampa u culu”.
L'ovu cirusu, tenero proprio come la cera scaldata, una preparazione cosi semplice, primordiale e cosi versatile è rimasto uno degli alimenti rispetto al quale continuo a provare sempre molto appagamento …chissà, i buoni ricordi??
Riguardo l'uovo alla coque le leggende metropolitane si sprecano:
- Far bollir l'uovo il tempo di 3 Ave Maria;
- Metter l'uovo in acqua fredda accender il fornello ed attender 5 min;
- Portar a bollore l'acqua, quando bolle spegner il fornello e attender 4 min; etc, etc...
In realtà è meno difficile di quanto sembri purchè si abbia metodo e si utilizzi qualche piccola astuzia.
Le uova devono esser a temperatura ambiente per evitar che si crepino immergendole in acqua bollente. Praticare un piccolissimo foro sulla estremità più arrotondata dell’uovo. Nell'acqua va messo del sale e un po’ d’aceto. Per bloccar la cottura si può passar un attimo le uova in acqua fredda, ma solo un istante.
"La gallina quando canta ha fatto l'uovo. Il gallo, invece, canta per niente".
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