Vrocculi 'a pastetta

broccolo pastella

"Libiamo, libiamo ne' lieti calici, che la bellezza infiora; e la fuggevol fuggevol'ora s'inebrii a voluttà"

Ricorre domani la festività dell'Immacolata Concezione. Il culto dell'Immacolata Concezione è un dogma cattolico, proclamato da papa Pio IX l'8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus, che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento.

Sulla scia della tradizione religiosa, con la notte dell'Immacolata si apre, per i palermitani, ufficialmente, il periodo delle festività natalizie ed a Palermo e dintorni la ricorrenza è particolarmente amata.

Ancestrale è la devozione alla Madonna che origina, oltre che dalla fede, da uno storico voto del Senatus Panormitanus che definì "dovere di ognuno la difesa dell'immacolato concepimento fino all'ultimo respiro dell'anima" e che ogni anno si rinnova. Infatti la Vergine viene onorata in ogni chiesa e molti sono i cittadini osservanti che si recano in pellegrinaggio alla Cappella dell'Immacolata nella Basilica di S. Francesco di Assisi per renderle rispettoso omaggio con preghiere, fiori ed offerte.

Fino a qualche anno fa la regola voleva che proprio il giorno dell'Immacolata in ogni casa si accendessero le luci del Presepe e dell'albero di Natale!

Pieno inverno, fuori tanto freddo...eppure la sensazione di calore che riusciva a trasmettermi il Presepe dei miei genitori, stracarico di piccole luci che si spegnevano e s'accendevano col quel ronzio ritmato "zzzzs .... zzzzzzzzzzs" che i vecchi intermittenti di allora rilasciavano nell'aria, era talmente forte da darmi una percezione di tepore che ricordo ancora dopo tanti anni. Era molto grande, o almeno così è nei miei ricordi, e passavo delle ore ad osservarlo in quei pomeriggi, mentre magari fuori pioveva e tirava un gelido vento. Laghetti realizzati con la carta stagnola, animali e pastorelli di ogni genere. Così come emozionante era la preparazione dell'albero...un rito familiare che terminava con la deposizione del puntale e l'accensione dei fili di luci multicolore.

Dal serio al faceto, una festa che rappresentava l'occasione per ritrovarsi circondati da familiari e qualche amico più caro. A turno, qualcuno metteva a disposizione la propria casa "un annu l'unu, a giru a giru", ovvero, la rispettosa abitudine alternando la disponibilità di ogni casa per il festeggiamento. E questo buonsenso riguardava anche la vigilia, classica serata durante la quale si aprivano i saloni. Le "danze" ricreative cominciavano dalle prime ore pomeridiane e si prolungavano fino a tarda sera anche se, a dirla tutta, il tardi di allora, almeno per la mia famiglia, era già la mezzanotte. Il chiacchiericcio delle donne ed il frastuono dei giochi dei più piccoli spesso innervosiva i vecchi nonni e gli anziani – "signuri vi ringraziu" – ripetevano i miei nonni nei pochi momenti di tranquillità che concedevano i nipoti. Il gioco della Tombola era il momento più fragoroso e gioioso. Mi sembra di sentire ancora la voce degli adulti che a turno "vintitrì ... cu l'avi su tocca", "unnici ... i corna du 'nzalataru", "settantasette ... le gambe delle donne", "tri...a picciridda", "ottu...l'occhiali ru papà", "quaranta...a addina canta" e via dicendo.

Nell'aria intanto si spandevano gli odori provenienti dalla cucina, dove le donne armeggiavano preparando prelibatezze e stuzzicherie da offrire agli sopiti negli intervalli di pausa delle attività ricreative...e lo sfincione era obbligatorio!

La serata, ovviamente, si concludeva in panciolle, degustando la prima fetta di panettone nell'affermazione popolare: "campavu natr'annu".

Ma la festa godereccia vera e propria era, ed è ancora oggi, riservata al pranzo dell'8 dicembre. Dopo la messa, infatti, sul " table's red carpet" delle famiglie siciliane sfilano le prelibatezze gastronomiche tipiche dell'Immacolata.

Libare? Il palermitano, seppur in ossequio al bicentenario dalla nascita di Giuseppe Verdi e nel massimo rispetto della sua celeberrima opera "La Traviata", di assaggiare leggermente e gustare a fior di labbra non ne vuol sapere... e come ogni anno, addenterà le emozioni suscitate dagli antipasti, carduna, cacocciuli, vruocculi e baccalà 'a pastetta, dal primo piatto, "pasta chi vruocculi arriminati, o furnu", e dai semplicissimi e leggerissimi secondi "bruciuluni e spitini". A definire l'ammarra-panza (termine usato per indicare uno stato di pienezza "imbarazzante", eccessivo), il trionfo di dolci: cassati, vucciddati e, per qualche nostalgico di antichissimi sapori, anche la cubbaita e la petrafennula.

Per concludere? Il grande Mike Bongiorno, avrebbe suggerito una grappa....i siciliani, invece, "scaccio a tignitè".

Ingredienti per 4 persone: 1 broccolo, 250 grammi di farina 00, 250 grammi di farina di rimacino, 10 grammi di lievito di birra, 2 cucchiaini di zucchero, 10 grammi di sale, 250 ml di acqua, 100 ml di birra bionda, olio di semi di arachide per friggere

Preparazione

Mettere in una ciotola il lievito e lo zucchero sciolti in poca acqua tiepida. Unire la farina setacciata e l'acqua rimanente. Lavorare l'impasto ed aggiungere lentamnete la birra. Lavorare energicamente fino ad ottenere un composto liscio omogeneo e abbastanza morbido. Mettere a lievitare in luogo tiepido per circa due ore coprendo l'impasto con una tovaglia da cucina. Lavare i broccoli ricavandone soltanto le cimette che sbollenterete in acqua bollente salata. Appena saranno al dente scolare bene e lasciare raffreddare almeno per un paio d'ore.

Non appena la pastella sarà ben lievitata riscaldare abbondante olio e, quando avrà raggiunta la giusta temperatura, friggere le cimette di broccolo dopo averle passate nella pastella (un pezzo per volta). Quando avranno raggiunto un colore dorato, adagiare su dei fogli di carta assorbente e servire.

Gli ulteriori piatti della tradizione siciliana menzionati nell'articolo, sono consultabili all'interno della nostra rubrica "Cucina Siciliana".