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Mancia e vivi a gustu to', causa e vesti a gusti ri l’avutri

| Federica Cordone | Cucina Siciliana

"Ora si fici la vesta alla moda, sta campagnola muriri mi fa..."

Per chi non ha voglia di cucinare, ma è stanco delle solite scatolette. Per chi non ha mai tempo o per chi ne ha ma ha voglia di far altro...Ecco una ricetta da "gustare con ironia!"

Oggi presenterò un "tipico" piatto della cucina palermitana, "semplice e programmato" ma ad ogni modo gustosissimo. L'origine del piatto in questione è araba, ma nel corso dei secoli ha subito influenze di tipico barocco, evidenza riscontrabile nell'aspetto esteriore del piatto stesso. Il dorato di questa delizia, infatti, racchiude metaforicamente una delle "preziose" caratteristiche del siciliano superbo: vale tantu oru quantu pisa!

Il nome, nel suo significato più intrinseco, sta per "trito di verdura, altamente energetica" ed a tal proposito, si narra che, proprio in considerazione della secolare e proverbiale proprietà della verdura che contiene il piatto, un emiro della Kalsa - uno dei più antichi quartieri arabi di Palermo - per garantirsene benefici ed apporti vitaminici, fosse solito ordinare quotidianamente, ai suoi cuochi più esperti, tale prelibatezza sotto forma di frittelle.

Successivamente i famosissimi cuochi dei nobili siciliani, elaborarono questo piatto allietando, con l'aggiunta di straccetti di selvaggina, le tavole dei nobili del tempo. Le donne del popolo, invece, non potendo ricorrere alle "nobili" proteine, con fantasia ed ingegno utilizzavano il pane raffermo.

Ma, ingredienti in aggiunta a parte, la caratteristica che ha contribuito alla diffusione geografica della preparazione è stata l'inventiva messa in pratica per la sua conservazione. Inizialmente essiccata, infatti, grazie ad uno dei venditori più tipici della nostra amata isola, "U' ghiacciaru" (venditore di ghiaccio), venne riposta sotto spessissime lastre di ghiaccio ed in tal modo conservata e trasportata agevolmente e senza danni, né al gusto né alle proprietà.

Certo, sebbene sia da considerarsi una tipicità tutta sicula, le proprietà del principale ingrediente, devono la loro fama al notissimo personaggio di una serie di fumetti "The Thimble Theatre", divenuta celebre come "Popeye". Braccio di Ferro, infatti, il mitico e forzuto marinaio, guercio di un occhio, àncora tatuata sul braccio, caratterizzato con una pipa sempre in bocca, ha rappresentato l'eccezionale testimonial del poter energetico dell'ingrediente misterioso.

E spinacina fu... Un piatto "tipico" della cucina povera, all'odor di fumo...senza arrosto! Semplice da preparare, ottimo nei giorni di debolezza, ma soprattutto in quelli di lagnusia (pigrizia) o, come nel mio caso, scarsizza r'idee.

 

Ingredienti: spinacine surgelate, olio e.v.o.

Preparazione

Aprire il freezer ed estrarre una spinacina e decidere se farsi del male al 100%, friggendola in abbondante olio caldo, oppure se prendersi autonomamente un po' in giro, preferendola meno pesante e quindi cotta in forno.

Buon appetito!

 

"Ciuri di ciuri, cori di cori, haiu lu suli la luna e lu mari e tutti i cosi mi diciunu amuri..." 

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

MONREALE, 15 settembre – Presentiamo oggi la nuova veste grafica di Monreale News, il nostro quotidiano, al quale diamo un nuovo look, un nuovo aspetto.

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