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Le giuggiole...queste sconosciute!

| Federica Cordone | Cucina Siciliana

"Voliam... Ma perché un subito pallore imbianca la tua bella guancia?- Dio bono! quelle giuggiole m'hanno fatto venire il mal di pancia. - (Rêverie, G. D'Annunzio)."

Frutti poverissimi, che niente hanno da spartire con mango e papaya. La lontananza da cui provengono non è tanto geografica, ma temporale: di quando l'alimentazione seguiva i ritmi della vita campestre e si doveva trarre da ogni bacca, anche la più grama, tutto il possibile. Un frutto d'autunno non perduto, semmai smarrito, come le mele cotogne, le nespole nostrane, i corbezzoli e le sorbe. Buone per il palato ma ancor di più per la memoria.

Molti prodotti della terra, usati comunemente in passato sulle tavole dei siciliani, con il tempo sono scomparsi per lasciare spazio a prodotti piu' facili e meno costosi da riprodurre durante tutto l'anno. Di questa famiglia di dimenticati fanno parte anche le giuggiole.

In realtà, questo frutto, ormai quasi del tutto scomparso, si ricorda soltanto per la nota espressione figurata andare in brodo di giuggiole, letteralmente tradotta come gongolare di gioia, andare in solluchero...Peccato, però, che  l'andar in brodo di giuggiole non sia uno stato d'animo generalizzabile e così diffuso.

La giuggiola, è un frutto che matura all'epoca della vendemmia...quindi, giusto in questo periodo dell'anno. Così, senza avvertire la necessità di ricorrere a "chi l'ha visto", grazie a mia madre, meravigliosa Maestra della mia vita, proprio la vendemmia è stata la fortuita occasione che mi ha portato alla scoperta di questi carnosissimi e succulenti frutti, a me sconosciuti prima di adesso.

"Un albero in prossimità di filari di vite, ricchi di storia familiare. Lento nello sviluppo, tardivo nella messa a frutto di un'altezza modesta ma dall'aspetto elegante per i rami flessibili, penduli, aculeati, e per la lucentezza delle foglie ovoidali, dentellate, lisce, un poco coriacee, disposte sinuosamente in modo alterno. Tra l'alloro e il fico, le ultime zucchine e i settembrini color malva, ecco il nostro giuggiolo dimenticato".

A gustar il frutto, la carattersitica che maggiormente ha colpito il mio palato è stata la dolcezza, paragonabile quasi ad una nota di fondo del dattero, e la particolarissima consistenza, carnosa e croccante.

Le giuggiole sono le drupe, eduli del Giuggiolo, in arte Ziziphus jujuba, ma anche noto con il nome di zizzolo, un albero coltivato per il suo legno duro e per i suoi frutti gradevolmente dolci. Anche se non è da sottovalutare l'aspetto frondoso di tale arbusto, i suoi rami contorti ed irregolari e le sue foglie carnose, per quanto leggermente appuntite.

L'aspetto di queste drupe è simile a quello delle olive; si presentano con colore bruno-nocciola e polpa di colore giallastro; il loro sapore e dolce – acidulo. Solitamente consumato fresco o leggermente appassito, in alcune zone della Sicilia orientale, dove i giuggioli sono ancora piantati nei giardini di molte abitazioni, il frutto è utilizzato per realizzare ottime confetture.

In passato, il frutto che aveva raggiunto un'elevato grado di maturazione, veniva conservato in vasi ottenendo così, per infusione un succo liquoroso che per la sua dolcezza veniva definito "Brodo di Giuggiole".

E quanta letteratura, dietro un semplice albero...Omero, nell'Odissea, narra che Ulisse e i suoi uomini a causa di una tempesta, si ritrovarono sull'isola dei Lotofagi e che i suoi uomini, si lasciarono tentare da un frutto che magicamente fece loro dimenticare mogli, famiglie e la nostalgia di casa. Si ritiene che quel frutto non sia il loto di cui tanto si è parlato ma lo "Zizyphus lotus", un giuggiolo selvatico.

Inoltre, una specie affine, lo "Zizypus spinachristi", è ritenuto dalla leggenda una delle due piante che servirono a preparare la corona di spine di Gesù.

Fin dai ricettari quattrocenteschi, inoltre, il succo liquoroso che derivava dalla conservazione dle frutto era anche noto come sciroppo di giuggiole, dal sapore dolciastro e con effetti espettoranti.

La giuggiola però condivide la stessa sorte di molti altri scacciapensieri conviviali, rotondeggianti e di piccola dimensione e come le ciliegie, una tira l'altra, se consumata in notevole quantità, presenta l'inconveniente di mandare ripetutamente il buongustaio in un "luogo domestico", spesso assai affollato.

Con le giuggiole si poteva cucinare la carne, il pollame in particolare: una sorta di lesso a cui, a metà cottura venivano aggiunti cipolla, uva passa e giuggiole secondo una ricetta arabo-andalusa (muruziya). Ma non è attraverso questa prelibatezza agrodolce medievale che si farà strada il nostro brodo di giuggiole. In realtà l'espressione figurata andare in brodo di giuggiole, si collega alla dolcissima sensazione zuccherina dettata dal gusto di questo frutto, anticamente conservato dalle famiglia contadine in vasi ottenendo così, per infusione un succo liquoroso che per la sua dolcezza veniva definito "Brodo di Giuggiole".

E' vero che questa espressione venne riportata già nel 1612 nel Vocabolario degli accademici della Crusca con il significato di "godere di molto, di chicchessia" ma va certamente menzionata anche la terapeutica qualità di tale sciroppo, adatto per liberare le costipazione di bronchi, nonché il suo potere inebriante, determinato dalla naturale fermentazione alcoolica.

In verità, il detto "andare in brodo di giuggiole" sembra derivi proprio dal liquore realizzato partendo dalle giuggiole appassite! Molto gustoso e probabilmente tendente a "farsi abusare", con tutte le conseguenze del caso, tra cui manifestazioni di giubilo e felicità (indotta dall'alcool ovviamente). 

 

Ingredienti per il brodo di giuggiole: 1 chilo di giuggiole, 700 grammi di zucchero, 2 grappoli diuva Zibibbo, 2 bicchieri di vino, preferibilmente rosso, 1 mela cotogna, buccia grattugiata di 1 limone, acqua q.b.. 

Preparazione

Lasciare appassire le giuggiole appena raccolte per un paio di giorni. Denocciolarle e metterle intere, provviste di buccia, in una pentola, ricoprendole d'acqua. Accendere la fiamma ed aggiungere l'uva e lo zucchero. Cuocere per un'ora a fuoco dolce. Aggiungere la mela tagliate in piccoli pezzi e il vino rosso. Alzare la fiamma e far evaporare il vino. Verso la fine della cottura (quando si sta gelificando) aggiungere la buccia del limone grattugiato. Portate a ebollizione fino a ottenere uno sciroppo cremoso: passatelo, filtrandolo bene. Fate raffreddare e sigillatelo in bottiglie sterili lasciandolo al fresco e al buio.

 

Ingredienti per il liquore :1 Kg di giuggiole,1 litro di alcool a 95°,400 gr di zucchero, la buccia di un limone, 1/2 bacca di vaniglia.

Preparazione  

In un vaso a chiusura ermetica, inserite le giuggiole dopo averle ben strofinate (e non lavate). Versateci sopra l'alcool, la buccia del limone ed il pezzetto di bacca di vaniglia. Per ultimo aggiungete lo zucchero. Chiudete il vaso, date una bella mescolata e ponetelo al riparo dal sole per 20 giorni. Ricordatevi di dare una mescolata ogni tanto per facilitare lo scioglimento dello zucchero. Trascorso il tempo necessario, filtrate il liquore e travasatelo o in una bella bottiglia o in vaso a chiusura ermetica, assieme alle giuggiole stesse.

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

MONREALE, 15 settembre – Presentiamo oggi la nuova veste grafica di Monreale News, il nostro quotidiano, al quale diamo un nuovo look, un nuovo aspetto.

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