"Arbulu ca non fa ciuri e non fa frutti..tagghialu ri sutta"
Amato o odiato, criticato o apprezzato, anche quest'anno è arrivato il momento di "mettere gambe in spalla" ed iniziare il rituale tour che ci conduce attraverso un interessante itinerario culturale e gastronomico tanto caro ai palermitani: " u fistinu" di Santa Rosalia.
Il Festino, infatti, malgrado il suo nome (quasi un vezzeggiativo) è "la Festa", l'evento piu' importante in assoluto per Palermo, contraddistinto, come spesso accade, dall'unione di riti sacri e profani...
Riti propiziatori, che si susseguono ancora nella speranza di un rinnovo in positivo per le sorti della nostra amata terra e che si spera, magari come per il passato, leniscano la città dalle sue piaghe...
Certo, a ben guardare, la situazione attuale della nostra isola, alle "tre piaghe" citate nel film Johnny Stecchino (l'Etna, la siccità ed il traffico) se ne sono aggiunte un numero quasi indefinibile e la "Santuzza" dei tempi d'oggi ha proprio un bel da fare: un compito ben piu' arduo che sgominare la peste, così come nel 1624.
Malcostume, disoccupazione, casta e corruzione, Imu, Tares, Iva, Accise, Irpeg, Irpef, Addizionale regionale, comunale e "rionale" (u' zi-zzì ri turnu) ....Nuntereggae Più, avrebbe continuato a cantare il compianto Rino Gaetano!
Ciò detto, però, e per fortuna, la speranza rimane viva e su tutti i fronti, le coscienze sembrano meno assopite: la festa può aver inizio e come piu' volte sottolineato, tanto quanto avviene in molte delle feste siciliane, religiose e non, anche durante il Festino il cibo occupa un ruolo di primo piano.
Per ogni palermitano, credente o meno, u' fistinu di Santa Rosalia rappresenta un appuntamento imperdibile, in occasione del quale consolidare la propria "palermitanità" gridandola al mondo intero al noto inno di "Viva Palermo e Santa Rosalia".
Infatti, nonostante le inevitabili polemiche che ogni anno avvolgono e travolgono il festino (anzi forse proprio per questo, come avviene un po' per il Festival di Sanremo che sembra non piaccia a nessuno ma che alla fine guardano tutti) u' fistinu, da sempre, desta interesse di tutte le classi sociali, senza distinzione di sesso ed età.
Insomma, " U' fistinu è u' fistinu" e in quanto tale custodisce in sé un percorso religioso, storico, culturale ma anche gastronomico, espressione e orgoglio di tutti i palermitani e "NON". Anche quest'anno, infatti, capiterà di osservare la presenza di moltissimi "forestieri", forse anche dall'espressione apparentemente e forzatamente "sgomenta", che si perderanno nella suggestiva emozione dettata dal tradizionale corteo storico e passaggio del carro trionfale, così come dai suoni, colori e sapori che la festa racchiude.
Il percorso culiniario lungo il quale ci si addentra è un cammino costellato di innumerevoli tappe che rappresentano tutti gli elementi principali della cucina siciliana: dalla frittura di panelle e crocchè, al panino con la melanzana fritta (quagghia), dal panino con la milza (schietto o maritato) alla frittola, dalle stigghiola ai babbaluci con aglio e prezzemolo, dal mellone ai gelati, dalla calia e semenza al ...
Alcune di queste tipiche specialità gastronomiche hanno già trovato spazio all'interno della nostra rubrica ad eccezione del "pipittuni a stricasale".
Il pipittuni o pipituni è il nome dialettale del cedro, un frutto della famiglia degli agrumi, originario della Cina, con una scorza odorosa, giallo-verdastra e una polpa acida e poco succosa, divisa in spicchi. I fiori del Cedro sono bianchi, con sfumature porpora, e i rami sono spinosi. Con il limone ha in comune il colore e la forma dei frutti che sono però di grosse dimensioni, tanto che in alcune varietà il peso può raggiungere alcuni chilogrammi. L'elemento caratteristico del frutto e' la buccia grossa e generalmente bitorzoluta, cosparsa di numerose ghiandole oleifere che emanano una spiccata fragranza di limone. Sotto la buccia, l'albedo, molto spesso e di colore bianco, è commestibile e viene mangiato insieme alla polpa per stemperare la caratteristica acidità.
Agrume dal sapore fresco e delicato, il cedro vanta numerose qualità benefiche che non tutti conoscono. Ricco di potassio e vitamina C, il cedro vanta una spiccata azione dissetante . Non tutti, però, sanno che il succo elimina gas e fermentazioni alla base di coliti e gonfiori addominali ed abbassa anche la pressione. Dalla sua buccia si ottiene un olio essenziale molto ricco di limonene, utile nei casi di inestetismi dovuti alla cellulite: utilizzandone poche gocce in una boccetta di olio di mandorle si possono effettuare massaggi assai efficaci, cosi come aggiungendolo ad un cucchiaio di alcol e frizionando il cuoio capelluto viene stimolata la crescita dei capelli. In cucina, oltre ad essere elemento indispensabile per la preparazione della cedrata, il suo uso va dalla pasticceria e confetteria all'elemento decorativo: si aggiunge infatti a dolci, biscotti e pudding ma si può consumare anche con piatti salati e ci si possono preparare marmellate e confetture.
Il cedro non è solo un agrume dal sapore fresco e delicato, ma anche un concentrato di virtù medicamentose e per il palermitano, durante i giorni del festino, gustato con un pizzico di sale cosparso sopra ('a stricasale), rappresenta, inoltre, l'ulteriore cibo della tradizione...
Poco importa se in conseguenza del quantitativo ingerito, lo stomaco inizialmente risentirà della tipica sensazione detta "ammarra panza"...la passeggiatà farà da toccasano e un cuppiteddu ri calia e semenza, sarà la panacea di tutti i mali!
"Virginedda gluriusa e pia, Viva Santa Rusulia!”
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