Pasta con la frittella

"cu pu' scantu ri li corvi, un simina favi...nun cunsuma a cattiva sorti"

Può capitare a ciascuno di noi di non riuscire a trovare l'ispirazione...

Sarà che l'incostanza è una "dote" che non mi è mai appartenuta; sarà che quando l'ispirazione regna, nonostante il lavoro e gli impegni siano più intensi, riesco a tirare fuori, la "supereroina" che so, comunque, non essere in me, tuffandomi in quel che faccio così intensamente e irrefrenabilmente, da passare per una "dopata" che al mattino pensa soltanto a quel che c'è da fare e continua a farlo fino alle due di notte, mentre, invece, in certi momenti, tutto si rallenta e le poche cose che faccio sembrano già troppe...

Sarà che il tempo a disposizione, quando è così, invece che spingermi a cucinare tipiche pietanze palermitane da fotografare e commentare, mi porterebbe a preparare "ottimi" pranzetti a base di spinacine e altri surgelati vari, che, oltre a non essere tanto desiderabili al palato, sono per nulla da citare in una rubrica...eppure...

Non avevo mai fatto la frittella in casa, nonostante fosse un cibo a me assai familiare. Mio padre da sempre ne è ghiotto e la mia mamma, donna di grandi valori e notevole senso della famiglia, continua a prepararla...Personalmente, il solo pensiero di dover "scricchiare favi" e "munnari" pisieddi, e tutte le altre fasi necessarie, mi faceva già stancare. Insomma... un po' come nel migliore stereotipo del siciliano "lagnuso" (pigro), in questi giorni pensavo che le mie braccia fossero robuste solo il necessario per prendere una tazzina di caffè!

La lagnusia è uno stato dell'anima, quello che ti fa stravaccare da una sedia all'altra, quello che ti fa passeggiare con andatura ciondolante, che ti fa lamentare apaticamente delle cose che non vanno, che ti fa pensare che mai nulla possa cambiare, quindi è inutile sforzarsi o darsi da fare.

La lagnusia che rende, però, anche meditabondi e riflessivi, che porta a grandi sogni sebbene coronati da pochissime concretezze; la lagnusia che alo stato estremo, in un antico detto, dai particolarmente "sazi", viene paragonata al comportamento "ru cani ru jardinu" (il cane di giardino) che " un cogghie e un fa cogghiri" (che non raccoglie e non fa raccogliere)... stamattina, seppur immersa in pensieri "filosofici", ha fatto scattare quel qualcosa, che mi ha spinta a scrivere di questo piatto, 'a frittedda", dal nome assai incisivo e significativo!

Visto il buon proposito, non potevo non preparare un piatto che non avesse un richiamo forte alla mia terra, così, alternando momenti di insofferenza durante i quali credevo di dover buttare via tutto, di sfogo liberatorio nello sbaccellare i legumi, di gioia creativa nel preparare cose laboriose, di "chi me lo ha fatto fare" sapendo di averne ancora per molto, di soddisfazione immensa di non aver comunque, ancora una volta, rinunciato al mio temperamento costruttivo...frittella sia!

Non fatevi ingannare dal nome, non ha niente in comune con quella dolce, la frittella siciliana è un piatto a base di fave, carciofi e piselli. Un piatto salato che, solitamente, viene servito come antipasto ma può benissimo esser considerato anche un contorno e se si evita di farlo in agrodolce, così come al caso nostro, è un ottimo condimento per la pasta.

La frittella di fave carciofi e piselli è un piatto tipico di questa stagione, in cui sono presenti solo verdure reperibili nei mesi primaverili. In altre province isolane viene preparata con l'aggiunta di aromi diversi e c'è anche chi unisce alla preparazione del finocchietto selvatico (quello della pasta con le sarde, per intenderci). I piselli rappresentano il legume in assoluto più digeribile, forse il più gustoso e sicuramente utile per combattere la stitichezza; le fave dal sapore leggermente amarostico si fondono in maniera eccezionale con il retrogusto dolciastro dei carciofi, rendendo questo piatto gustosissimo, dal sapore assai equilibrato!

Oltre ad essere un piatto della tradizione culinaria siciliana, la frittella,per molti di noi rappresenterà anche una ricetta della memoria e dei ricordi d'infanzia. Chi ha avuto la fortuna di possedere una casa in campagna, circondata da un "fazzoletto" di terreno, ricorderà particolarmente che non c'era centimetro di quella terra non sfruttato sapientemente. Il colore bruno del suolo si alternava a macchie di verde delle piu' svariate colture ed il momento piu' gioioso era quello della raccolta stagionale che, in riferimento a questo periodo dell'anno, era appunto delle fave e dei piselli. Le nonne preparavano la pasta fresca, ci si procurava la ricotta di pecora, ci si riuniva intorno ad un tavolo per nettare legumi e vegetali appena raccolti e si mangiava questa bontà infinità.

Era una tradizione che marcava il passare delle stagioni e che al motto "campavu natr'annu", riusciva addirittura a convertire la nostalgia del passato in un rinnovato presente!

 

"I chiacchiri su chiacchiri...ma i maccaruni... su chiddi ca incunu a panza" !!!

 

Ingredienti per 4 persone: 6 carciofi, 1Kg di fave e 1 Kg di piselli (freschi), 2 cipollotti bianchi,350 grammi di pasta (del formato che preferite, io mi sono ispirata alla stagione "mezze" maniche o "mezzi"macheroni, rigati), 1 ciuffo di prezzemolo o maggiorana fresca, oluo extravergine d’oliva, sale e pepe q.b., formaggio grana grattugiato.

 

Preparazione

 

Pulite i carciofi togliando le punte e le foglie più superficiali, tenendo quelle più interne e tenere, tagliateli a spicchi e lasciateli in acqua e succo di limone. Sgusciate le fave ed i piselli freschi. In un tegame, fate soffriggere la cipolla tritata con poco olio. Aggiungete al soffritto i carciofi colati, i piselli e le fave, ricoprendo tutto con un po' di acqua. Salate e pepate il composto lasciandolo cucinare a fuoco moderato, coperto con il coperchio del tegame.

Nel frattempo, in una pentola portate a bollare il quantitativo d’acqua necessario a cuocere la pasta. Appena il connubio vegetale avrà raggiunto una cottura ottimale spegnete la fiamma e aggiungete il prezzemolo (o la maggiorana) tritato.

Calate la pasta nell’acqua bollente leggermente salata e scolatela piuttosto al dente. Tuffatela  nel tegame e, tenendo la fiamma accesa, maneggiatela con la frittella per qualche minuto. Spegnete la fiamma, lasciate riposare un minutino circa e servite.

 Un consiglio: aggiungendo al piatto della ricotta fresca, gusterete un'opera d'arte!