" Aranci aranci, ri cui su i guai si chianci..."
Che s'adda fa' per campa'... e persino il grande Leonardo da Vinci, com'è noto, per guadagnarsi la pagnotta e la protezione dei potenti dovette occuparsi di cose ben meno nobili dell'arte e della ricerca tecnico-scientifica, impiegando buona parte del suo tempo nell'organizzazione e nella scenografia di grandi banchetti di corte e feste!
E' pur vero, però, che la relazione tra il nostro genio rinascimentale e la cucina, è, in buona parte, da considerarsi una leggenda.
Una leggenda che affonda le sue radici nell'esistenza del fantomatico Codice Romanoff, un insieme di documenti attribuibili a Leonardo, teoricamente custodito in Russia, all'Hermitage, ma che il museo e i russi negano di possedere. Il Codice, sembra essere la gagliarda e goliardica invenzione di due buontemponi, Shelagh e Jonathan Routh, che su tale leggenda hanno costruito un libro ("Note di cucina di Leonardo da Vinci", in Italia edito da Voland) in cui sostengono di riportare gli appunti culinari di Leonardo presi di peso dal Codice, anzi dalla sua copia realizzata nel 1931 da tal Pasquale Pisapia.
Vi starete chiedendo cosa collega tutto ciò alla ricetta di oggi... niente altro se non la fantastica e recente scoperta che alcuni ingredienti della nostra insalatona siano stati immortalati anche nell' "Ultima Cena" di Leonardo!!!
Secondo alcuni ricercatori dell'università di Montreal, infatti, il pesce raffigurato sul dipinto sembra essere proprio l'aringa. La parola italiana aringa somiglia ad arringa, che significa indottrinamento e le aringhe nel nord Italia si chiamano "renga", che significa colui che nega la religione (rinnegato).
Per quel che riguarda le arance? queste, sempre secondo la teoria recente, sono state raffigurate da Leonardo in quanto allegoricamente rappresenterebbero la fecondità e l'amore.
E pensare che trattavasi di una comunissima insalata...
Una "insalatina", molto gradita ai palermitani...un antipasto tipico della cucina siciliana. Vi confido che per lunghi anni ho rifiutato aprioristicamente l'idea di assaggiare questo piatto...forse perchè da piccoli non si apprezzano certi contrasti, non saprei. Adesso, però, ho rimediato al tempo perduto e scelgo di non privarmi piu' di tali prelibatezze, un tempo ritenute immangiabili.
Pochi gli ingredienti ed anche stavolta di origine araba, per il resto, la fantasia popolare ha generato questo quadro d'autore!
Arenga, Aranci e Alivi... A, A, A : energia offresi!
L'aringa (clupea harengus), nel nostro dialetto conosciuta con il nome di "arenga", è un pesce d'acqua salata ricchissimo di grassi insaturi (Omega 3), importanti per lo sviluppo cerebrale e protettori per cuore e arterie. Nuota in grandi branchi nei mari che costeggiano il nord Europa ma ha trovato diffusione sulle nostre tavole, grazie al particolare processo di conservazione in uso, particolarmente, in Sicilia.
A Palermo, soprattutto nel passato, per conservare le grandi quantità di pesce pescato in zona, o arrivato in loco come merce di scambio da altri lidi, si usava molto il sale (a basso costo). Alcuni pesci poi, e l'aringa era ed è uno di questi, dopo la salatura, perché mantenessero invariate le proprietà nutritive senza l'ausilio di sistemi frigoriferi, si affumicavano. Le aringhe, nella nostra città, sono vendute ancora oggi dal venditore di olive o dal tipico "arengaru"!
Ai mercati o agli angoli delle piazze rionali, infatti, possiamo osservare e distinguere questi caratteristici venditori. Rigorosamente in piedi, seminascosti da latte di metallo ricolme di strati di pesci salati o affumicati, che, posizionando di piatto il loro coltellino a lama larga, con perizia e maestria, privano le aringhe della spina centrale, le scuoiano, le dissalano grossolanamente per poi avvolgerle in un foglio di carta oleata o di giornale.
Il palermitano doc, si avvicina al venditore di aringhe con occhi "stiddianti" (che si illuminano come stelle), cosciente di partecipare, con l'acquisto del pesce, anche ad una caccia al tesoro, il cui possibile premio in palio sarà un boccone speciale: l'uovo! L'uovo nell'aringa è, infatti, la sorpresa che ogni acquirente vorrebbe trovare. Un gioiello prezioso da colore dell'ambra edal gusto inconfondibile ed assai ricercato...
Altro ingrediente: l'arancia, frutto grazie al quale Palermo è stata denominata "Conca d'oro"; dolce e succulenta, il cui nettare delizioso rende liete le colazioni e la cui polpa è l'ottimale nota di chiusura dei nostri pranzi invernali! La mitologia greca, a proposito delle arance, narra che Giunone, sposa di Giove, portò in dote proprio alcuni "alberelli dai frutti d'oro", custodendoli in un giardino sorvegliato dalle ninfe Esperidi, fanciulle dal canto dolcissimo. E tra le fatiche di Ercole, esattamente l'undicesima, quella di portare agli uomini quest'agrume dorato.
Le olive, dialettalmente "alivi", introdotte in Sicilia dai Fenici, che orpellano anche cromaticamente questo piatto. Per quel che riguarda le olive bianche, è proprio questo il periodo dell'anno durante il quale si tirano fuori dalle "burnie" (barattoli di vetro) contenenti la salamoia, cioè la soluzione acquosa satura di sale nella quale vengono immerse subito dopo la raccolta, per un lungo periodo di tempo.
Storia, leggende e tradizioni...tutto ciò racchiuso in un piatto della cucina popolare siciliana. Un piatto di origini povere ma dal grande valore nutrizionale. Un'insalata dal gusto assai particolare, in cui il sapore "forte" dell'aringa viene ammorbidito dalla succosa e dolce arancia. Ideale per accompagnare piatti di carne rossa o bianca, ed assai indicata anche come aperitivo "diverso"... un vero e proprio "grapipitittu"!
Un connubio di sapori che, anche se a primo acchito potrà sembrare strano e forzato, già soltanto dopo un assaggio, farà cambiare idea anche al consumatore più purista. Un matrimonio di sapori che non teme divorzio...
Un richiamo però, l'arancia è: oru ri iornu e chiummu la sira! Secondo queste antico detto, bisognerebbe evitare di mangiare le arance la sera in quanto risulterebbero abbastanza pesanti per la digestione!
La ricetta poi è semplicissima: arance sbucciate e tagliate a tocchetti, aringa ripulita e tagliata a pezzi, una cipolletta scalogna, olive nere e verdi, olio, un pizzico di sale e pepe nero, macinato al momento.
E... buon appetito
Consigli
- è possibile arricchire l'insalata di arance con i capperi, altro prodotto della nostra terra, con della mentuccia, per ricreare un piacevole contrasto piccante al palato, con del finocchio dolce affettato in modo sottile o, in ultimo, come l'abbiamo proposta noi con l'aggiunta di un cipollotto di tipo scalogno ( se opterete per quest'ultimo ingrediente ,però, non prendete impegni interlocutori per il dopo pranzo!);
- se le aringhe dovessero essere troppo salate o secche, depositarle in un vassoio con poco latte, tenendole in immersione per una decina di minuti;
- l'insalata va consumata subito dopo la preparazione, per evitare processi di ossidazione delle arance e conseguente perdita di una buona parte di vitamine (esattamente la stessa regola che si applica per le arance spremute).
Chianci chianci e poi t’accatti aranci...
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