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Maccu ri favi

| Federica Cordone | Cucina Siciliana

Panza cuntenti cori clementi, panza dijuna nenti pirduna!

U maccu (il macco) è un piatto prelibatissimo anche se semplice, una crema che si ottiene dalla cottura di fave secche.

Le Fave, contenute in un lungo baccello rivestito da uno strato spugnoso, sono il frutto di una pianta coltivata già 3000 anni fa e rinvenuta in tombe egizie, a dimostrazione che sono i primi legumi che l'uomo abbia mangiato.

Per le sue caratteristiche botaniche e per le sue proprietà alimentari la fava, nel tempo, ha evocato numerosi simbolismi, spesso fra loro contrastanti. Presso i Greci ed i Romani, le fave non godevano di buona fama: si pensava che nei loro semi si nascondessero le anime dei defunti. Altre credenze attribuivano loro proprietà afrodisiache e, secondo Aristofane, nella commedia le "Rane", il macco di fave era il cibo destinato ad Eracle. In passato le fave secche erano il nutrimento tipico di molte persone appartenenti a classi non agiate e, per questo, venivano chiamate la carne dei poveri. Ciò, comunque, a ben ragione; questi legumi, infatti, sono ricchissimi di sostanze nutritive benefiche per la nostra alimentazione quali proteine, fibre, vitamine e sali minerali importanti.

Il nome Maccu deriva dal tardo latino maccare, che vuol dire schiacciare, ridurre in poltiglia e si ricollega a Maccus, personaggio delle farse popolari romane (Fabulae Atellanae), progenitore di Pulcinella. Il personaggio Maccus, anticipava, sotto certi punti di vista, il ruolo dei servi sciocchi del settecento: mangiatori ingordi e sempre insoddisfatti che, contrariamente a coloro che la fame non la pativano, si rimpinzavano di alimenti considerati grossolani. Il macco è il simbolo della scorpacciata del popolano, del povero che non può permettersi altro.

La ricetta del macco subisce diverse varianti a seconda delle provincie: si passa dal maccu ca' pasta a quello autentico contadino, che utilizza le fave, un po' d'origano e niente altro. In alcuni ricettari siciliani più recenti, solitamente u maccu viene descritto nella versione "ricca", con l' aggiunta di finocchietto selvatico, o condito con ricotta (fresca o salata) o caciocavallo grattugiato. C'è anche chi lo lascia raffreddare, lo taglia a fette e lo frigge: il risultato è una specie di panella di fave.

A Palermo, il macco se mangiato con la pasta,  sposa quasi esclusivamente con spaghetti sminuzzati (Punte)munnezzagghia (rimasugli di pasta corta, di vari formati)il tutto condito con olio crudo!

A tal proposito, è bene ricordare che, prima dell'avvento dei moderni formati di pasta, gli spaghetti venivano sminuzzati  "a ogghiu ri pusa" (lavoro di polsi). Le mamme, infatti, li tagliavano grossolanamente, raccogliendoli in un canovaccio chiuso a forma di fagotto e pigiavano...pigiavano forte, con il palmo della mano, fino ad ottenere spaghetti tagliati della giusta misura, cioè "chidda ra cucchiara" (quella del cucchiaio).

La parola "maccu", si presta anche a qualche modo di dire: "cogghiri l'ogghiu supra 'u maccu" , che si usa come riferimento a chi è terribilmente spilorcio, al punto di risparmiare anche il centesimo; ed ancora come già citato  "panza cuntenti cori clementi, panza dijuna nenti pirduna" , che letteralmente si traduce in pancia contenta cuore clemente, pancia digiuna niente perdona.

Ad ogno modo....sapori di Sicilia in tavola!

 

Ingredienti per quattro persone: 500 gr fave secche già sgusciate, 2 mazzetti di finocchietti, 1 cipollotto, 2 spicchi daglio, origano secco macinato, olio, sale, pepe nero e qualche fettina di pane abbrustolito.

 

PREPARAZIONE

Tenete le fave secche per una notte intera, in acqua a temperatura ambiente. In un tegame mettete le fave scolate, acqua abbondante, il cipollotto tritato, gli spicchi d'aglio, una spolverata d'origano secco, sale e pepe. A metà cottura, dopo circa un'ora, eliminate gli spicchi d'aglio ed aggiungete i finocchietti tagliati.

Cucinate fino a quando le fave saranno piuttosto scotte ed avranno assorbito tutta l'acqua di cottura, rimestando spesso affinché non si attacchino al fondo del tegame. Con un cucchiaio di legno schiacciate le fave cotte, ottenendo una purea ben densa. Aggiustate di sale, irrorate d'olio extra vergine d'oliva e spolverate di pepe nero macinato al momento.

Servite il piatto accompagnandolo con delle fette di pane abbrustolite.

Buon appetito!!!

· Enzo Ganci · Editoriali

MONREALE, 15 settembre – Presentiamo oggi la nuova veste grafica di Monreale News, il nostro quotidiano, al quale diamo un nuovo look, un nuovo aspetto.

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