A fillata ri Dagnino

"E' pronto in tavola?" - "'seeeh... a fillata ri Dagnino!"

Partendo sempre dal principio che non c'è due senza tre, la vigilia, il Natale e la ricorrenza di Santo Stefano dovrebbero aver lasciato pance e frigoriferi pieni e forse anche tasche più leggere. Eppure, nonostante ciò, qualcuno avrà il coraggio di chiedere "cosa si mangia?". Chiedere sarà lecito come anche sentirsi rispondere "A fillata ri Dagnino" .

La "fillata di Dagnino" è, banalmente, la mortadella, che un tempo si comprava raramente - a fette - ed era una prelibatezza esotica, riservata alle grandi occasioni. Il palermitano, fino a metà del secolo scorso, sconosceva questi lussi e considerava antipasti assoluti le olive, il primosale e le sarde salate, da accompagnare rigorosamente col pane.
L'origine del nome "fillata" è poco chiara; probabilmente viene dal palermitano "fèlla" (fetta, variazione del siciliano "fèdda"). Il riferimento dovrebbe essere agli affettati in genere (o la mortadella in particolare) che Dagnino, antichissima salmeria palermitana, vendeva a prezzi assai esorbitanti tanto da meritarsi, insieme al mitico fruttivendolo Giovenco, l'appellativo di gioielliere.

Nel dopoguerra era già sufficiente l'odore di questo salume pregiato per mandare in estasi chi passava dal centro storico di Palermo e precisamnete da via Finocchiaro Aprile, già corso Olivuzza, oppure da
via Ruggero Settimo angolo con via Rosolino Pilo, le due sedi principale di Dagnino. In quegli anni la mortadella era una prelibatezza esotica, riservata alle grandi occasioni. Il trascorrere degli anni però ha cambiato tante cose e la mortadella ai giorni nostri è largamente diffusa e consumata, con l'eccezione d'essere prodotta nei dintorni di Bologna.

In Sicilia, e particolarmente a Palermo, però, pur essendo scomparso il famoso salumificio Dagnino, la "fillata di Dagnino" è rimasta diventando così un'espressione molto caratteristica, una esclamazione folcloristica assai diffusa e sintomatica di uno stato d'assoluta meraviglia.
"'seeeh.. a fillata ri Dagnino!!!" Il riferimento è agli affettati in genere, mortadella in particolare, venduta quindi raramente e ritenuto alimento proibitivo per la maggior parte dei siciliani.
Un'esclamazione esclusivamente palermitana, carica di tutto il colore siculo che fa proprio al caso nostro: chi si accontenta gode!
Il suo sapore tipico e l'aroma intenso rendono "Favola" una protagonista versatile in cucina, anche se la semplicità di una fetta di mortadella tra il pane rimane sempre un abbinamento insuperabile!