"Era inevitabile: l'odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati" (Gabriel Garcia Marquez, L'Amore ai tempi del Colera)
Secondo una antichissima leggenda il mandorlo nacque da uno di quegli amori disgraziati che vedevano protagonisti gli eroi, gli uomini o l'intera famiglia degli dei. Gli antichi Greci narravano che Fillide, una principessa Tracia, incontrò Acamante, figlio di Teseo, sbarcato nel suo regno per una sosta durante la navigazione verso Troia.
I due giovani si innamorarono perdutamente ma Acamante fu costretto a proseguire con gli Achei per combattere nella guerra di Troia. La giovane principessa, dopo aver atteso dieci anni che finisse la guerra, non vedendolo tornare con le navi vittoriose si lasciò morire per la disperazione. La dea Atena, commossa da questa struggente storia d'amore, decise di trasformare Fillide in uno splendido albero di mandorlo. Acamante in realtà non era morto e quando seppe che Fillide era stata trasformata in albero abbracciò la pianta che per ricambiare le carezze fece prorompere dai suoi rami fiori anziché foglie.
Leggenda e romanticismo a parte, il mandorlo, nelle due varietà dolci o amare, fin dall'antichità si diffuse nei Paesi del Mediterraneo, per la sua bellezza e per il suo preziosissimo seme: la mandorla. In Sicilia sbarcò insieme ai Fenici e il suo uso si diffuse successivamente nelle colonie greche. Veniva utilizzato in cucina per la preparazione di squisiti dolci ma si traeva da esso anche l'olio che, a partire dal Medioevo, talvolta, si sostituiva al più costoso olio di oliva. Tra le tipologie di mandorle siciliane più diffuse e pregiate c'è la "pizzuta" di Avola, comune siciliano situato nel cuore della Val di Noto, in provincia di Siracusa.
Le mandorle pizzute di Avola sono i semi dell'omonimo albero appartenente al genere Prunus dulcis e alla famiglia delle Rosaceae. Da questo arbusto, germinano delle mandrole dal guscio allungato che contengono i semi lunghi e appiattiti tipici della pizzuta.
La coltivazione delle mandorle pizzute avolesi venne introdotta nell'Ottocento dal botanico locale Giuseppe Bianca. Da allora, i metodi di coltivazione e produzione delle mandorle sono rimasti identici: per raccoglierle, infatti, si usa l'abbacchiatura, cioè lo scuotimento dei rami con dei lunghi bastoni per far cadere i frutti ormai maturi.
Questa varietà di mandorle viene chiamata pizzuta non certo perché sono "pizzute", ovvero "pettegole", come siamo soliti definire le persone dalla chiacchiera facile e pungente, oppure perchè "assittati in pizzu", permalose e pronte alla critica. Le mandorle pizzute di Avola hanno un guscio liscio, duro e con fori piccoli. I semi interni sono invece estremamente piatti, di forma ellittica e appuntita ( da cui deriva il nome pizzuta), con una cuticola ( buccia) color rosso cuoio.
Il sapore di queste mandorle è dolce, con qualche lievissima punta di amaro che non guasta. Le prelibate "pizzute" vengono commercializzate anche pelate ed usate soprattutto nell'industria dolciaria per preparare i confetti, biscotti dolci a base di mandorle tritate famosissimi in tutto il mondo.
Ma a proposito delle mandorle...Sapete cosa diceva sempre mia nonna? Che anche dopo anni di matrimonio tutte le volte che vedeva suo marito (il nonno) tornare da lavoro dalla finestra della cucina le tremavano le gambe dall'emozione. Mi faceva sempre l'esempio delle mandorle, che a volte, all'interno hanno due semi. Diceva che lei ed il nonno erano così, erano legati stretti come due semi di mandorla, nello stesso guscio legnoso, uno incastrato nell'altro, uno concavo e uno convesso: adattati nel combaciare.
"Ecco, se troverai una persona che ti faccia sentire così, allora potrai star certa che sarà la persona con cui passare il resto della tua vita"!
Ingredienti: 250 gr di ricotta, 150 gr di zucchero, 3 uova, 200 gr di mandorle, 150 g di farina 0, 30 gr d olio di semi di mais, 2 cucchiai di acqua (possibilmente frizzante), la scorza di un limone e di na arancia, 1 cucchiaino di lievito per dolci, scaglie o gocce di cioccolata fondente, cacao amaro in polvere, cannella in polvere, 4 cucchiai di zucchero a velo.
Preparazione
Passare la ricotta al setaccio aggiungendo 50 gr di zucchero, la scorza grattugiata del limone e dell'arancia e un pizzico di cannella.
Scottare le mandorle in forno a 160° per 20 minuti. Frullare le mandorle. Lavorare con la frusta le uova, 100 gr di zucchero, la farina, l'olio, i due cucchiai di acqua frizzante, aggiungere al composto le mandorle ed il cucchiaino di lievito per dolci, amalgamando il tutto.
Dividete in due l'impasto ottenuto. Imburrare leggermente la stampo e stendervi un primo fondo di pasta facendo aderire anche i lati. Riempire con la crema di ricotta e chiudere il tutto con l'altra pasta ben stesa. Infornare a forno caldo e cuocere a 160° per 45 minuti.
Servire spolverando al torta di zucchero a velo e cacao amaro in polvere.
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