Fosse Ardeatine, ieri sera commemorato il corazziere Calcedonio Giordano

A lui è intitolata la caserma dei carabinieri di Monreale. I suoi familiari sono monrealesi

PALERMO, 26 marzo – Ieri sera a Palermo, nell’eccezionale cornice della Chiesa della Magione, nell’omonima piazza il cappellano militare della Legione Carabinieri Sicilia, don Salvatore Falzone ha celebrato una Messa in suffragio del Carabiniere Corazziere Calcedonio Giordano, medaglia d’Oro al Valor Militare, ucciso ottanta anni fa a Roma, nell’eccidio delle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944.

Alla commemorazione hanno preso parte il Generale di Divisione Giuseppe Spina, Comandante della Legione Carabinieri Sicilia, il Generale di Brigata Luciano Magrini, Comandante Provinciale di Palermo, il Dottor Ezio Buzzi, Ispettore Regionale dell’Associazione Nazionale Carabinieri Sicilia, il Dottor Matteo Frasca, Presidente della Corte d’Appello di Palermo, le più importanti cariche militari, civili e religiose, ed i nipoti del decorato Maria Rosalba e Giovanni Di Salvo.

Nato a Palermo l’11 luglio 1916, si arruolò il 7 agosto 1936, dopo aver frequentato il corso presso la Legione allievi di Roma, venne promosso Carabiniere “a cavallo” e destinato alla Legione territoriale della Capitale, grazie anche alla sua prestanza fisica, ottenne il trasferimento nello Squadrone Carabinieri Guardie del Re (Corazzieri). Conseguito il diploma di perito commerciale ed iscrittosi alla facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Roma (dopo la morte gli verrà conferita la laurea “ad honorem” dall’Ateneo romano), nel settembre del 1943 fu ammesso alla Scuola allievi Sottufficiali di Firenze. Durante il viaggio di trasferimento per raggiungere l’istituto di formazione, apprese la notizia dell’intervenuto armistizio. Rientrato subito a Roma si sottraeva, il 7 ottobre 1943, alla deportazione dei 2.500 Carabinieri che si rifiutarono di aderire alla Repubblica Sociale Italiana. Nella Roma occupata dai fascisti e dai tedeschi, Calcedonio Giordano, entrò a far parte del Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri (FCRC), costituito dai militari dell’Arma sfuggiti ai rastrellamenti ed alla deportazione, aderendo alla “Banda Caruso”, dal nome del generale in congedo Filippo Caruso. Come si legge nella motivazione della ricompensa al valore, concessa il 7 dicembre 1951, Operò nella Città capitolina:

“Noncurante dei rischi cui si esponeva, portava a compimento valorosamente le numerose azioni di guerra affidategli”.

Il 14 febbraio 1944, catturato dalle SS nei pressi della Basilica di Santa Maria Maggiore, tradotto nelle carceri di via Tasso, fu sottoposto a indicibili torture, sopportate stoicamente, rifiutandosi di tradire i compagni della lotta di liberazione.