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Era uno scrigno in fondo al mare, adesso brilla di luce propria

| Giuseppe Cangemi | Succede a Palermo

Presentato ieri il volume sul restauro della cappella del Santissimo Crocifisso nella chiesa di San Domenico a Palermo

PALERMO, 16 dicembre – Nella splendida cornice dell’Oratorio di Sant’Elena e Costantino di piazza della Vittoria, sede della Fondazione Federico II, è stato presentato ieri sera il volume “Il restauro della Cappella del Santissimo Crocifisso nella chiesa di San Domenico a Palermo. Dal progetto al cantiere di restauro”. Il libro, edito dall’Ufficio speciale per la progettazione della Regione Siciliana, è stato curato dal dirigente della struttura, Leonardo Santoro.

Si tratta di una sorta di consuntivo scientifico dei lavori del restauro conservativo effettuato nella cappella del Santissimo Crocifisso, chiamata anche “abside minore”, che si trova all'interno di uno dei luoghi-simbolo della città, considerato il “Pantheon” di Palermo, nel quale riposano tanti siciliani illustri.
Un luogo nel quale,da un po' di tempo riposano pure le spoglie di Sebastiano Tusa (collocate proprio nella cappella del Santissimo Crocifisso), tragicamente scomparso nel mese di marzo 2019, che aveva ricoperto la carica di Soprintendente del Mare e anche di assessore regionale ai Beni Culturali.
Alla presentazione, moderata da Antonella Italia, dell'ufficio Progettazione della Sicilia, sono intervenuti Patrizia Monterosso, direttore generale della fondazione Federico II, il prefetto di Palermo, Maria Teresa Cucinotta, il deputato regionale Marco Intravaia, padre Sergio Catalano, frate priore della chiesa di San Domenico, Daniela Segreto capo di Gabinetto dell'assessorato regionale ai Beni Culturali, la moglie di Sebastiano Tusa, Patrizia Li Vigni, e gli architetti Elvira Capraro e Michele Canzoneri, rispettivamente progettista dei lavori artista e scultore.

“Nove mesi di paziente lavoro – ha detto Leonardo Santoro – hanno restituito alla fruizione un luogo che era come uno scrigno in fondo al mare, malandato e dimenticato, che versava in precarie condizioni di circa cinquant'anni e che invece oggi brilla di luce propria. Gli interventi sono nati dall'appassionante sfida che mi ha proposto l'amministrazione regionale precedente e che oggi può essere riproposta per avviare nuovi percorsi analoghi”.
Il volume presentato ieri è stato recensito dalla prestigiosa rivista internazionale Enfilade, specializzata in studi del settecento con un articolo curato dal messinese Domenico Pino.

· Enzo Ganci · Editoriali

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