Lo sventramento delle famiglie mafiose dell’Acquasanta e dell’Arenella era avvenuto nel maggio 2020
PALERMO, 5 aprile – Sono 67 (per circa 577 anni di reclusione) le condanne che quest’oggi la Procura di Palermo ha chiesto per gli imputati tratti in arresto nel corso dell’operazione “Mani in Pasta”, che nel maggio 2020 aveva inferto un durissimo colpo alle famiglie mafiose dei quartieri palermitani dell’Arenella e dell’Acquasanta, facenti capo al mandamento di Resuttana, facendo finire in manette circa 100 persone.
Il blitz della Guardia di Finanza, in seno alle articolate indagini svolte del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, aveva portato anche al sequestro di patrimoni immobiliari dal valore complessivo di circa 15 milioni di euro. Tra i reati contestati, oltre a quello di associazione a delinquere di stampo mafioso, erano comparsi traffico di stupefacenti, riciclaggio, estorsione, reati contro la persona nonché contro il patrimonio, trasferimento fraudolento di valori, reimpiego di capitali illeciti ed esercizio abusivo delle attività di gioco e scommesse.
Il giudizio abbreviato si sta profilando davanti al giudice dell’udienza preliminare, Simone Alecci ma le regioni italiane coinvolte nella maxi inchiesta erano state in tutto nove (oltre alla Sicilia, Marche, Piemonte, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Liguria, Toscana e Veneto). Le famiglie mafiose bloccate dall’operazione, tra cui quella dei Fontana, in stretti rapporti con il clan Galatolo, avevano fiorenti interessi anche all’interno dei cantieri del porto di Palermo nonché nelle corse clandestine di cavalli. Le pene sono state chieste dal pubblico ministero Dario Scaletta.