Palermo, 59enne muore all’ospedale Civico: i parenti distruggono il pronto soccorso

Medici e infermieri di turno hanno dovuto interrompere le attività fino all’intervento delle forze dell’ordine. Il presidente dell’Ordine dei Medici, Toti Amato: “Ospedali ormai come campi di battaglia”

PALERMO, 9 novembre – Questa notte una donna di 59 anni ha esalato il suo ultimo respiro presso il pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo, dopo aver accusato un’insufficienza respiratoria ed essere arrivata nel nosocomio in codice rosso. La donna sarebbe stata subito intubata ma ogni tentativo di salvarla si sarebbe rivelato inutile: e così i congiunti accorsi all’ospedale, una volta informati di quanto accaduto, hanno distrutto il pronto soccorso.

Scene come questa, purtroppo, non fanno che ripetersi puntualmente nel tempo, e il pensiero va subito ai disagi creati a tutti i professionisti impegnati nel funzionamento delle strutture ospedaliere, alle forze dell’ordine nonché ai danni concreti a strumenti e macchinari che ogni volta si ripresentano. Gli effetti di tali atti vandalici hanno costretto medici, infermieri e operatori sanitari impegnati nel turno di notte a interrompere ogni attività e a riprendere il lavoro solo dopo l’allarme lanciato alla polizia. Mobili devastati, inclusi i letti possibilmente riservati ad altri degenti, macchinari diagnostici resi inutilizzabili con la violenza, vetri rotti. Una condotta profondamente incivile che, come già sottolineato, non mancherà di essere denunciata. E gli autori della devastazione del pronto soccorso sono stati già denunciati anche dagli agenti di polizia recatisi sul posto.

Ha commentato così i fatti il presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo, Toti Amato: “Gli ospedali sono ormai campi di battaglia. Malati e familiari danno sfogo a tutta la loro rabbia incontrollabile, per poi essere denunciati all’autorità giudiziaria. La situazione è urgente e rinnovo la richiesta di incontro con il Prefetto perché quanto accade ormai quotidianamente presso i presidi di guardia medica oltre che nelle aree emergenziali è pericoloso e insostenibile”.