Espliciti i riferimenti nelle conversazioni intercorse tra il medico e un avvocato. Previsto per novembre l’inizio del processo
PALERMO, 6 ottobre – Emergono ulteriori prove a carico dello psichiatra Marcello Grasso, raggiunto a marzo da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari Clelia Maltese e accusato di violenza sessuale ai danni di alcune pazienti in cura presso il suo studio.
All’interno di quest’ultimo, sito in via Pasquale Calvi, Grasso, 70enne e fratello dell’ex presidente del Senato Pietro, avrebbe palpeggiato più di una ragazza sui seni e sulle parti intime; avrebbe anche fatto loro indossare dei costumi, fotografandole. Per tutto ciò lo psichiatra avrebbe addotto motivazioni quali l’applicazione della terapia sensoriale e di quella del teatro.
Grasso soleva scambiare colorite opinioni riguardanti le sue pazienti parlando con un legale, anch’esso suo paziente. “Questa è tosta, ma te la dà…”, “Questa è tutta rifatta però ha l’aria da porca”, “Questa ha 25 anni, una terza e ho già consumato” e vari altri commenti rappresenterebbero, secondo il giudice, una prova schiacciante delle reali intenzioni del medico palermitano, la cui linea difensiva è condotta dai legali Fabrizio Biondo e Vincenzo Lo Re. Il dibattimento dovrebbe prendere avvio il prossimo mese, dopo l’accolta richiesta di rito abbreviato mossa dal sostituto procuratore Giorgia Righi. L’imputato avrebbe inoltre fatto vedere all’avvocato intercettato insieme a lui le fotografie scattate alle presunte vittime, contenute all’interno di un book.
Pochi i dubbi della Procura: lo studio di via Pasquale Calvi sarebbe stato trasformato apposta in un luogo di abusi e Grasso avrebbe approfittato della fragilità psichiatrica delle sue pazienti per portare avanti tali atti molesti, anche organizzando incontri tra le persone in cura presso di lui. Le presunte vittime, difese dall’avvocato Monica Genovese, hanno dichiarato di essersi fidate dello psichiatra e di essere state plagiate dallo stesso, convinte che travestimenti e fotografie senza veli sarebbero state un toccasana per un’autostima non poco compromessa.