Palermo, la Polizia risolve il caso di una duplice rapina compiuta ai danni della stessa banca

Con i filmati è stato possibile risalire agli autori di entrambi gli assalti

PALERMO, 24 giugno – La Polizia di Stato ha risolto il caso legato a due violente rapine compiute, a distanza di un mese, ai danni della stessa filiale bancaria, la Banca Unipol di via Marchese di Villabianca.

Di entrambe le rapine dovranno rispondere Antonino Lo Monaco, 24enne del “Villaggio Santa Rosalia” e Girolamo Torres, 48enne, già in carcere poiché sottoposto ad analoga misura cautelare.
Il 24 novembre ed il 28 dicembre del 2017, furono compiuti due assalti molto simili alla banca Unipol di via Marchese di Villabianca: in entrambi i casi il bottino fu cospicuo: quasi tremila euro nel corso del primo assalto ed oltre novemila euro nel secondo; i malviventi agirono, inoltre, a volto scoperto ed armati di taglierino con dinamiche praticamente identiche.
A breve distanza di tempo dalla rapina del 28 dicembre, Torres, individuo noto alle Forze dell’Ordine per i suoi trascorsi criminali, sospettato di aver compiuto il “colpo”, fu raggiunto dagli agenti della Polizia di Stato nel suo domicilio e sorpreso con ancora indosso i vestiti usati durante l’assalto.
A casa dell’uomo fu trovata, nascosta dentro una nicchia, parte del bottino già spartito e, nei suoi confronti, fu applicata un provvedimento di Custodia Cautelare in Carcere cui il malvivente risulta, tutt’oggi, sottoposto.
In questi mesi, le indagini dei poliziotti della sezione “Antirapina” della Squadra Mobile su quella e sulla precedente rapina sono proseguite senza soluzione di continuità, seguendo il corso di un instancabile processo di selezione di sospettati e pregiudicati, ritenuti capaci di compiere assalti di particolare violenza.
Gli investigatori, così, oltre ad attribuire a Torres anche la rapina del 24 novembre, sono giunti al malvivente che lo aveva affiancato in entrambi i casi, Antonino Lo Monaco.
I due sono stati riconosciuti anche in relazione alla visione dei filmati girati dalle telecamere a circuito chiuso dell’istituto di credito e nei loro confronti si è, quindi, proceduto all’applicazione della misura cautelare in carcere.