Ricordiamo l’arcivescovo Pier Francesco Brunaccini, un esemplare “buon pastore”
Il suo mandato tra quello di Benedetto Balsamo e quello di Benedetto D'Acquisto
(…) e il monrealese Benedetto D’Acquisto, noto anche per essere stato uno dei più insigni esponenti della storia del pensiero filosofico in Sicilia. Nel periodo compreso fra la scomparsa del primo e la nomina del secondo, la guida della Chiesa monrealese è stata affidata a monsignor Pier Francesco Brunaccini. Nato a Messina il 27 febbraio 1772, apparteneva a una famiglia nobiliare di origine fiorentina: i suoi genitori erano infatti Giuseppe Brunaccini, principe di San Teodoro, e Anna Maria De Spucches dei duchi di Santo Stefano.
Proferisce i voti nel 1788 nel monastero messinese di Santa Maria Maddalena; appena sedicenne, entra a far parte dell’Ordine di San Benedetto, rinunziando all’agiatezza che gli offriva la sua condizione di nobiltà. La sua ordinazione sacerdotale avviene nel giorno dell’epifania del 1795.
Nel 1825 è chiamato ad assumere le funzioni di abate del convento benedettino di Fundrò, nei pressi di Piazza Armerina; tre anni dopo, gli viene conferito l’incarico di reggere e governare in qualità di “visitatore” i monasteri dell’intera Sicilia.
Il 17 giugno 1844 è nominato da Papa Gregorio XVI vescovo di Piazza Armerina; la cerimonia di consacrazione si tiene il successivo 8 settembre ed è officiata dal cardinale di Palermo Ferdinando Maria Pignatelli; il 24 novembre dell’anno seguente riceve la nomina pontificia ad arcivescovo metropolita di Monreale, città dove rimane sino al termine dei suoi giorni.
Dopo la sua scomparsa, avvenuta il 14 giugno 1850, la sede vescovile monrealese rimane vacante per più di otto anni, fino all’insediamento di Benedetto D’Acquisto, avvenuto nel dicembre del 1858.
Le solenni esequie di monsignor Brunaccini vengono celebrate nella chiesa dei Padri Cassinesi di Piazza Armerina, cittadina dell’Ennese dov’era particolarmente amato e stimato; l’orazione funebre è redatta da don Pietro Gaetano Brigandì, il quale per l’occasione, tra l’altro, del compianto presule ha scritto: “Acuto discernitore dello spirito religioso e diligente custode, non che dei precetti, ma fìnanco dei minimi consigli delle cenobitiche norme. Geloso pastore all’ovile di Cristo, che alla semplicità della colomba accoppiando la prudenza del serpente seppe procacciarsi l’amore, cessare gli scandali, invaghire delle evangeliche verità le menti, infervorare i cuori a praticarne i divini mandati, rendere maggiore la gloria del Signore”.
Pier Francesco Brunaccini è stato un “buon pastore” esemplare: se fosse vissuto ai nostri giorni, di certo sarebbe stato particolarmente apprezzato da Papa Francesco, per il quale “la Chiesa ha bisogno di vescovi che sappiano mettersi in ginocchio davanti agli altri per lavare loro i piedi; pastori vicini alla gente, padri e fratelli miti, pazienti e misericordiosi; che amano la povertà, sia come libertà per il Signore sia come semplicità e austerità di vita”.
È doveroso ricordarlo per le sue non comuni qualità personali e pastorali. È stato un uomo buono, rigoroso, pazientemente disponibile nei confronti di tutti; nel corso dell’intera sua esistenza è sempre stato autenticamente e generosamente vicino alla gente, dedicandosi soprattutto ai più umili. E merita senz’altro di essere sottratto all’oblio in cui è stato sinora ingiustamente confinato.
Chi dovesse recarsi a Piazza Armerina troverà una strada del centro storico intitolata a monsignor Brunaccini: è auspicabile che l’amministrazione comunale di Monreale voglia assumere un’analoga iniziativa.
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