Aumenti a catena che comportano costi più elevati. I panificatori monrealesi si incontreranno la prossima settimana
MONREALE, 13 marzo – Una nuova ondata di aumento dei prezzi del pane è prevista dalla prossima settimana. Una conseguenza dovuta a diversi fattori tra questi: i prezzi dell'energia triplicati e il balzo del costo del grano, che aveva registrato già un trend di crescita. E ora il conflitto in Ucraina.
Per il pane l’incidenza sui prezzi dovrebbe essere di circa quaranta centesimi in più. La cifra, però, sarà definita la prossima settimana, dopo l'incontro tra alcuni panificatori monrealesi che dovrebbe portare ad una linea condivisa, mentre altri stanno procedendo in autonomia. "La guerra tra Russia e Ucraina influisce poco - commenta il panificatore Francesco Tusa - stiamo subendo l'aumento di tutto come: il combustibile, l'energia elettrica, i sacchetti per l'imbustamento. È un insieme di cose che purtroppo ci porterà ad aumentare il prezzo del pane".
Intanto il dato Istat, elaborato da Coldiretti Sicilia, fotografa una situazione in cui anche nell’Isola arriva quanto prodotto dal Paese invaso dalla Russia. "Nel primo trimestre del 2021 - spiega Coldiretti - la Sicilia ha importato cereali dall’Ucraina per oltre 1,8 milioni di euro. Le importazioni riguardano soprattutto il grano tenero e mais ma con quella che si prevede un’annata difficile per il grano siciliano, si ridurranno le scorte. Nella nostra Regione – sottolinea Coldiretti Sicilia – l’anno scorso su circa 265 mila ettari sono stati prodotti oltre 7 milioni di quintali di grano duro. Rispetto al 2020 non si è seminato in centinaia di ettari e negli ultimi 15 anni sono migliaia quelli non più coltivati a cereali. Simbolica la superficie a grano duro nel 2009 che superava i 300 mila ettari. Il nostro grano – prosegue Coldiretti Sicilia - va in altre Regioni perché manca il segmento della trasformazione: mandiamo grano, torna la pasta e la paghiamo di più.
Questo è un anno difficile per i cerealicoltori – aggiunge ancora Coldiretti Sicilia – il maltempo dei mesi scorsi ha provocato il ritardo della semina per via dei campi allagati. L’annata sta continuando peggio a causa degli altissimi costi di produzione già moltiplicati soprattutto quelli dei concimi e del carburante. In molte zone poi la siccità sta rallentando molto la crescita. Negli ultimi vent’anni il prezzo del grano è stato talmente irrisorio che molti agricoltori hanno anche smesso di produrlo e adesso – prosegue Coldiretti Sicilia - si corre il rischio di tranciare ulteriormente le aree coltivate perché al posto delle spighe ci saranno i pannelli fotovoltaici.
Il grano duro italiano – conclude Coldiretti Sicilia – è pagato agli agricoltori nazionali meno di quello proveniente dall’estero da Paesi come il Canada dove è coltivato peraltro con l’uso del diserbante chimico glifosato in preraccolta, vietato in Italia".