A pochi giorni dall’annuncio dopo il confronto con le regioni il governo punta ad un rientro dal 60 e fino al 100 per cento, dove possibile, in zona gialla ed arancione
ROMA, 21 aprile – Dopo l’annuncio di pochi giorni fa, con cui il governo puntava a riportare in classe tutti gli studenti per l’ultimo mese scolastico al 100 per cento in zona gialla e arancione, emergono nuove ipotesi dai tavoli del confronto aperto con le regioni.
In vista dell’adozione dei provvedimenti propedeutici alla riapertura, il governo ha infatti ascoltato le perplessità sul rientro integrale degli studenti provenienti dal mondo della scuola e delle autonomie locali. Di stamattina l’annuncio secondo cui dovrebbe avvenire oggi l’approvazione del relativo decreto da parte del governo che si riunirà probabilmente nel pomeriggio.
La riapertura delle scuole e la ripresa delle attività didattiche in presenza non sarebbe più però prevista per le superiori nella misura del 100 per cento a partire dal 26 aprile in zona gialla e arancione, così come preannunciato pochi giorni fa. A tale conclusione si sarebbe arrivati a seguito della cabina di regia tenutasi con le regioni dalla quale sarebbero emersi i problemi legati alle misure di sicurezza da adottare per il rientro integrale degli studenti, nonché quelle già note legate alle difficoltà del trasporto pubblico locale.
Le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, pertanto, stando a quanto emergerebbe dai confronti avvenuti, dovrebbero riuscire a garantire nella zona rossa l’attività didattica in presenza ad almeno il 50 per cento, e, fino a un massimo del 75 per cento, della popolazione studentesca, e, nelle zone gialla e arancione, ad almeno il 60 per cento e fino al 100 per cento della popolazione studentesca solo dove possibile. La didattica a distanza dovrebbe dunque restare per le percentuali di studenti non raggiunte dalle lezioni in presenza fino al termine dell'anno scolastico.
Non saranno possibili deroghe da parte delle autorità locali né dei presidenti delle regioni salvo comprovati e giustificati motivi supportati dai pareri delle competenti autorità sanitarie in merito a criticità legate al numero dei contagi nei vari territori e alla presenza di focolai legati alla diffusione del coronavirus.