Tagliavia, non più rischi di infiltrazione mafiosa: l'azienda torna alla Curia

Il santuario di Tagliavia

Lo ha deciso il tribunale di Palermo, sezione misure di prevenzione

MONREALE, 18 luglio – Non ci sono più rischi di infiltrazione mafiosa: revocata l’amministrazione giudiziaria sull’Azienda agricola santuario Maria Santissima del Rosario di Tagliavia. A firmare il decreto è stato nei giorni scorsi Raffaele Malizia, presidente della prima sezione penale per le misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Che di fatto ha accolto la richiesta presentata dagli avvocati Massimo Motisi e Francesco e Giuseppe Crescimanno.

“Dalla relazione dell’amministratore giudiziario – si legge nel provvedimento – emergono elementi che consentono di ritenere conclusa la rimozione delle situazioni di fatto e di diritto che avevano determinato la misura”. Sono stati infatti interrotti tutti i rapporti contrattuali tra l’azienda di proprietà dell’Arcidiocesi di Monreale e gli uomini di Cosa nostra. Un anno fa le indagini dei carabinieri della Compagnia di Corleone scoprirono delle ingerenza da parte di Totò Riina nella gestione dell'azienda della curia monrealese. L’interesse del boss e della sua famiglia era rappresentato dalla presenza di Francesco Di Marco, figlio di Vincenzo, il giardiniere di Riina. Ai boss spettava, infatti, l’ultima parola sull’utilizzo dei terreni e sulla distribuzione delle rendite. Francesco, dopo il pensionamento del padre, aveva preso il suo posto nella gestione dei terreni agricoli in quell’angolo di curia. Di Marco, dopo l’inchiesta dell’Arma, venne licenziato in tronco e l'amministratore giudiziaria fece anche allontanare due pastori. Si trattava di due nomi noti alle forze dell’ordine e a cui l'azienda agricola della Curia aveva concesso il diritto di pascolo sulle quelle terre. Uno è il nipote della moglie di Giovanni Grizzaffi, detto “il messia”, l’uomo su cui erano state riposte le speranze della storica famiglia mafiosa di Corleone.
Determinanti ai fini della revoca del provvedimento sono stati per il Tribunale anche altre decisioni prese dall’arcivescovo di Monreale. In particolare la sostituzione dell’amministratore dell’azienda finita impantanata nel fango mafioso. “I nuovi amministratori e i componenti degli organi di indirizzo e di controllo dell’azienda –si legge nella relazione dell’autorità giudiziaria – possiedono i requisiti professionali ed i poteri societari per contrastare le possibili ed eventuali infiltrazioni mafiose”. Un peso non indifferente ha avuto la concessione gratuita dei terreni alla la missione “Speranza e Carità” di Biagio Conte.
“La revoca dell’amministrazione giudiziaria ci riempie di soddisfazione – commenta l’avvocato Motisi, che assiste l’Arcidiocesi di Monreale - perché dimostra come l’arcivescovo monsignor Michele Pennisi abbia operato in maniera incisiva e determinante per rompere qualsiasi pericolo di infiltrazione mafiosa”.

 (fonte: vallejatonews.it)