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''Non sai cantare a chi?'' E si scaglia contro i parenti dopo il karaoke: condannato

| Giorgia Garda | Nera e giudiziaria

D.G. ha distrutto le fioriere nei giardini delle case del cugino e del fratello con una mazza da baseball

MONREALE, 7 maggio – Una serata di festa in famiglia, all’insegna del karaoke e della musica, finisce in lite e soprattutto in tribunale. Motivo? Uno dei partecipanti al meeting delle canzonette non tollera le critiche anche pesanti alla sua esibizione, probabilmente non molto brillante.

Lui la prende malissimo, tanto da minacciare di morte i parenti e soprattutto da distruggere con una mazza da baseball le fioriere nei giardini delle case del cugino e del fratello. Adesso è stato condannato ad un anno cinque mesi e dieci giorni di reclusione con la sospensione della pena per minacce, danneggiamento e porto abusivo di arma impropria. La sentenza, come riporta il sito di “Repubblica Palermo” è stata pronunciata dal giudice Nicola Aiello della quinta sezione penale del tribunale di Palermo
Tutto comincia (siamo nel 2016) con un “Agghiuttitillo stu microfono” da qualcuno dei presenti alla festa che – evidentemente – non doveva particolarmente gradire l’esibizione. Non si sa se per l’alto livello dei decibel, per le scarse qualità canore del protagonista o per una non condivisa scelta musicale. Fatto sta che D.G. (queste le iniziali del cantante “fai da te”) non prende bene le critiche e gli sfottò e minaccia di morte il fratello e un cugino. Per questa accusa, però, è stato assolto.
Non pago della discussione nella pizzeria “Wanted”, teatro della lite, poi distrugge le fioriere nei giardini delle case del cugino e del fratello con una mazza da baseball.

Nello stesso processo, come riporta ancora l’articolo di Repubblica, D.G. è stato condannato anche per falsa testimonianza per un episodio che non ha nulla a che fare con l'esibizione al karaoke ma con una rissa avvenuta nel 2012 sempre nella pizzeria Wanted durante la sfilata per eleggere miss Monreale. In quell'occasione il titolare della pizzeria sparò una fucilata contro D.G. ferendolo ad una spalla. Nel processo per quel tentato omicidio D.G. in aula disse di non conoscere il titolare della pizzeria e non confermò che fu lui a sparare. Una versione diversa da quanto avrebbe raccontato ai carabinieri dopo il ferimento. In aula ha solo detto "ho sentito solo un po' di bruciore alla spalla e poi ho viso la maglietta sporca di sangue". Per questo – dice ancora il quotidiano – i giudici del processo per il tentato omicidio a carico del titolare della pizzeria, hanno indagato D.G. per falsa testimonianza. Per i difensori dell'imputato il pubblico ministero ha riunito entrambi gli episodi che non hanno nessun collegamento fra loro. Complessivamente il giudice ha condannato D.G. ad un anno cinque mesi e dieci giorni di reclusione con la sospensione della pena.

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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