Non c’era il contratto, il Comune non dovrà pagare 150 mila euro

L'avvocato Mimmo Rizzuto

Decisiva la sentenza della Cassazione che ha stoppato le pretese dell’Ati “Rubbino-Acquaro e Zuccarello” per il servizio di raccolta rifiuti del 2003

MONREALE, 17 giugno – Un servizio reso in assenza di contratto non comporta l’obbligo del suo pagamento. È questo il principio giuridico che ha ribadito ieri la Corte di Cassazione, mettendo fine così ad un’annosa questione fra il Comune di Monreale e l’associazione temporanea di imprese Rubbino-Acquaro e Zuccarello che a cavallo tra il 2003 e il 2004 espletò il servizio di raccolta rifiuti nel territorio monrealese.

 Una sentenza non di poco conto per le casse monrealesi, dal momento che il Comune non dovrà scucire la considerevole somma di circa 150 mila euro, così come sembrava dopo la sentenza di appello con la quale la ditta si era vista dare ragione.
La vicenda, come detto, parte dal 2003, quando il Comune di Monreale affidò, sotto le riserve di legge, il servizio all’Ati, che, per averlo espletato, rimase creditrice di 109.000 euro.
In occasione dell'affidamento, però, non venne sottoscritto il contratto proprio in ragione del fatto che si sarebbero dovuti verificare i requisiti per la partecipazione della ditta alla gara. La verifica dei requisiti diede esito negativo, sia in ragione di accertamento di precedenti penali a carico di uno degli affidatari (prima falsamente autodichiarati in sede di affidamento) e sia per una sopravvenuta informativa prefettizia impeditiva. Condizioni entrambe, in sostanza, che non consentivano alla ditta di poter svolgere il servizio.
Il Tribunale di Monreale, che, ovviamente, venne adito dalla ditta, rigettò la domanda di quest’ultima che, venne accolta, invece, dalla Corte di Appello di Palermo.

Il Comune, allora, propose ricorso per Cassazione con il patrocinio dell'avvocato Mimmo Rizzuto. Davanti alla Suprema Corte ieri il risultato del processo è stato ribaltato.
Per gli effetti di essa, come detto in precedenza, il Comune non dovrà pagare la somma pretesa oggi ammontante, tra interessi e rivalutazioni, a circa 150.000 euro.
"Si tratta della affermazione di un principio di diritto abbastanza contrastante - dichiara il legale del Comune Girolamo Rizzuto - tanto è vero che il giudice di primo grado e quello del grado di appello avevano deciso la questione in modo diametralmente opposto.
La Cassazione ha dato termine a questo dibattito e sono fiero del fatto che abbia accolto la mia tesi relativa all'impossibilità di accedere al rimedio dell'arricchimento indebito allorchè venga in risalto un aspetto illecito del rapporto".