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Processo alla mafia di Monreale, in appello l’accusa regge

| Enzo Ganci | Nera e giudiziaria

Pene per quasi due secoli e mezzo nel processo scaturito dalle indagini Brasca 4.0 e Monte Reale

PALERMO, 17 aprile – Qualche lieve sconto di pena, ma la teoria accusatoria sostanzialmente ha retto pure in appello. E così sugli appartenenti ai clan del Monrealese piovono condanne per quasi due secoli e mezzo di reclusione, a fronte dei 265 del giudizio di primo grado inflitti il 24 aprile del 2018 dal Gupo Fernando Sestito.

La decisione di secondo grado è stata pronunciata dopo otto ore di camera di consiglio da Giacomo Montalbano, presidente della quarta sezione della Corte d’Appello (a latere Luciana Caselli e Giuseppina Cipolla). Il dispositivo accoglie quasi per intero le tesi del sostituto procuratore generale Umberto De Giglio. Dalla vicenda è stato prosciolto Salvatore Lupo, che in primo grado era stato condannato a 12 anni, ma che, purtroppo, è deceduto nel carcere di Frosinone lo scorso 18 dicembre.

Il mandamento è quello di San Giuseppe Jato, nel quale, storicamente, è stata incardinata la famiglia di Monreale, disarticolato dalle operazioni dei carabinieri nel 2016, con una serie di arresti, che avevano messo dietro le sbarre numerosi personaggi locali.

In quella circostanza, con le operazioni Brasca 4.0 e Monte Reale i militari avevano acceso i riflettori su una serie di fibrillazioni interne al clan, che avevano portato pure a delle intimidazioni, a pestaggi, con qualcuno degli appartenenti, tra questi Giovan Battista Ciulla, che fiutato il pericolo (era stato pure minacciato con la pistola puntata) era stato costretto a tagliare la corda e a rifugiarsi in un paesino del Friuli. In ballo c’era il controllo del clan e soprattutto del giro di estorsioni con le quali le attività malavitose venivano finanziate, così come il sostentamento dei familiari dei carcerati.

Teatro della vicenda,sulla quale aveva indagato il pool coordinato dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, con i pm Francesco Del Bene, Dario Scaletta e Amelia Luise, era quello di Monreale, Altofonte e San Cipirello. Gli assolti sono Giovan Battista Licari ed Ettore Raccuglia.

L’elenco degli altri 26 coinvolti nel processo può essere diviso tra gli 11 che hanno avuto la conferma pura e semplice e i 15 per i quali è scattata una modifica della pena. Questi ultimi sono Francesco Balsano, che ieri ha avuto 11 anni e 2 mesi (erano stati 12 e 6 mesi davanti al Gup); Salvatore Billetta, 8 anni (4 mesi in meno); Ignazio Bruno, che ha subito un aumento solo apparente, da 14 a 17 anni: gli è stata applicata la continuazione con una sentenza del Tribunale del 29 giugno 2004; Alberto Bruscia 8 anni e 4 mesi (erano stati 9); Onofrio Buzzetta 10 anni e 4 mesi (con una riduzione di due anni esatti);Giovan Battista Ciulla 9 anni e 8 mesi (anche per lui due anni in meno); Sergio Denaro Di Liberto 8 anni e 8 mesi (9 anni e 4 mesi in primo grado); Andrea Di Matteo 8 anni (8 mesi in meno); Antonino Giorlando 2 anni e 2 mesi (3 anni); Giuseppe Giorlando 9 anni e 8 mesi (10 anni e 4 mesi);  Domenico Lo Biondo un anno e 8 mesi (2 anni e 4 mesi);Nicola Rinicella 6 anni e 4 mesi (ne aveva avuti 8 e 4 mesi); Giuseppe Riolo 8 anni e 8 mesi (9 anni e 4 mesi);Girolamo Spina9 anni (anche per lui sconto di 8 mesi); Giuseppe Tartarone Buscemi 9 anni e 8 mesi (erano stati 10 e 4 mesi).

Le conferme riguardano Antonino Alamia, che ha avuto 12 anni; Gregorio Agrigento, 14; Pietro Canestro, un anno e 10 mesi; Giuseppe D’Anna, 12; Giovanni Di Lorenzo, 11; Giovanni Battista Inchiappa, 8; Umberto La Barbera, un anno e 10 mesi; Tommaso Licari, un anno e 8 mesi; Sebastiano Andrea Marchese, 2 anni; Giovanni Pupella, 8 anni e 8 mesi; Salvatore Terrasi, 8 anni.

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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