Frodi, usura ed estorsioni: con l’operazione ''Papillon'' agli arresti due uomini di San Cipirello
L’azione è stata condotta dalla Guardia di Finanza
PALERMO, 29 gennaio – I Finanzieri del 2° Nucleo Operativo Metropolitano del Gruppo di Palermo, coordinati dalla Procura di Palermo, hanno eseguito due misure cautelari, di cui una in carcere ed una ai domiciliari, emesse dal locale Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari nei confronti di due palermitani residenti a San Cipirello, S.S. e S.A, rispettivamente padre e figlio, per il reato di associazione a delinquere finalizzata all’usura, estorsione, utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti e abusiva attività finanziaria. Risulta indagata in concorso anche la compagna di S.A..
Sono stati inoltre sottoposti a sequestro 7 immobili, 3 aziende e auto e beni di lusso per un valore stimato di oltre 5 milioni di euro.Complessivamente sono 5 le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria. A dare il via all’indagine è stata la denuncia di un imprenditore che, stretto dalle pressanti richieste usurarie, ha deciso di raccontare ai Finanzieri che, a fronte di prestiti per 450 mila euro, ha dovuto restituire in un anno circa 1 milione euro.
Le conseguenti indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo ed eseguite dalle Fiamme Gialle mediante intercettazioni, pedinamenti nonché l’analisi di copiosa documentazione contabile, extracontabile e bancaria, hanno permesso di ricostruire un giro di affari milionario alimentato da prestiti usurai che in talune circostanze hanno superato anche il 520% annuo: circa 20 le vittime accertate, identificate prevalentemente in impren-ditori operanti a Palermo e nella provincia.
Secondo uno schema consolidato nel tempo, i prestiti venivano effettuati avvalendosi delle aziende riconducibili agli usurari stessi, tutte esercenti attività di rivendita di materiali per edilizia, i cui conti correnti erano utilizzati sia per erogare il prestito che per l’incasso delle relative rate, avendo cura però di produrre fatture per operazioni inesistenti – quantificate in oltre 1 milione di euro - per giustificare i flussi finanziari.
In altri casi, invece, le vittime si rivolgevano direttamente agli usurai, noti nel territorio per la loro attività criminale, per ottenere prestiti di ingenti somme in contanti, rilasciando a garanzia assegni in bianco.
L’attività si inquadra nell’ambito della costante azione di polizia economico-finanziaria at-tuata dalla Guardia di Finanza, in stretta collaborazione con la Procura delle Repubblica di Palermo, a contrasto dei più insidiosi fenomeni di criminalità commessi ai danni dei cittadini e a tutela degli imprenditori che operano nel rispetto della legge.
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