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Palermo, con l'operazione ''Old Waste'' scoperto un business illegale sulla gestione dei rifiuti

| Domenico Prestifilippo | Nera e giudiziaria

Traffico illecito di rifiuti e reati tributari: eseguite 15 misure cautelari

PALERMO, 16 gennaio – A conclusione delle indagini coordinate dalla procura della Repubblica di Palermo, i finanzieri del nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo e del    nucleo Speciale di Polizia Valutaria, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal GIP del Tribunale di Palermo nei confronti di 15 soggetti, responsabili a vario titolo di traffico illecito di rifiuti, emissione di fatture false e occultamento di documentazione contabile, operanti nel settore dello smaltimento di rottami metallici.

Gli accertamenti, effettuati dalle Fiamme Gialle in seguito a delle segnalazioni per operazioni sospette e grazie all’ausilio di verifiche fiscali condotte parallelamente ad intercettazioni telefoniche, hanno permesso di svelare un complesso meccanismo fraudolento finalizzato alla gestione di rifiuti metallici al di fuori del circuito legale, mediante l’utilizzo di false fatturazioni.

Il traffico illecito, intercettato già dal sistema antiriciclaggio - nel cui ambito sono state prodotte oltre 45 segnalazioni per operazioni sospette sulle principali persone coinvolte - ha determinato l’avvio di ulteriori investigazioni di natura penale. In particolare, le indagini hanno fatto emergere un articolato sistema criminale, attraverso il quale piccoli imprenditori titolari di ditte individuali – evasori totali e privi di autorizzazione ambientale - hanno movimentato, dal 2014 al 2017, solo sulla carta merce per 3,5 milioni di euro, non corrispondente a effettivi conferimenti di materiale. La principale funzione di tali ditte, infatti, è stata quella di creare fatture false da consegnare a 6 società specializzate nella raccolta e trattamento dei rifiuti – con sede a Palermo, Carini e Capaci – che a loro volta avevano la necessità di fornire documenti per giustificare il materiale acquistato di fatto a prezzi più convenienti da canali non ufficiali e che, una volta lavorato, sarebbe stato rivenduto a prezzo di mercato.

Il meccanismo, consisteva nel recupero di rifiuti metallici – quali rame, ferro, ottone e alluminio – e nel conferimento presso le piattaforme di raccolta da parte dei cosiddetti “cenciaioli”. In seguito al conferimento, venivano emesse fatture per quantità di materiale superiore rispetto a quello ricevuto per giustificare le merci acquisite dai circuiti illeciti.

Frattanto, il pagamento delle fatture avveniva attraverso bonifici/assegni bancari nei confronti dei “cenciaioli” i quali prelevavano in contanti le somme ricevute che provvedevano a restituire alle “piattaforme di raccolta”, trattenendone solo una minima parte. Nel complesso, sono 146 le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta svolta per reati ambientali e tributari e pertanto, la Guardia di Finanza, ha dato eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal GIP del tribunale di Palermo nei confronti di 15 soggetti, tra titolari delle “piattaforme di raccolta” e “cenciaioli”.

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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