Ex Ato Palermo 2, per il giudice del lavoro ha ragione la ditta Mirto: restano fuori i dieci dipendenti non assunti

Avevano fatto ricorso appellandosi alla cosiddetta “clausola di salvaguardia”

PALERMO, 4 ottobre – Non verranno assunti i dieci dipendenti della fallita “Alto Belice Ambiente spa”, che erano rimasti fuori al momento dell’affidamento del servizio, tuttora vigente, alla ditta Mirto, che si occupa dello smaltimento dei rifiuti per conto del Comune di Monreale. Lo ha stabilito nel giudizio di primo grado il tribunale di Palermo, sezione del Lavoro, che con una sentenza del giudice Matilde Campo, ha rigettato il ricorso che era stato presentato e che chiedeva l’immissione in servizio.

L’azione era stata promossa contro la ditta Mirto (difesa dall’avvocato Giacomo Cannizzo) e in subordine contro il Comune di Monreale (rappresentato dall’avvocato Manlio Di Miceli), da Eleonora Alfano, Franco Buccheri, Piero Failla, Salvatore Giordano, Girolamo Mazza, Alessandro Patellaro, Salvatore Patellaro, Antonina Romano, Benedetto Sanghez e Francesco Vitanza, che, assisiti dall’avvocato Filippo Di Matteo, facevano appello alla legge regionale 9 del 2010, la legge che disciplina il sistema dei rifiuti in Sicilia, e chiedevano di essere assunti dalla ditta Mirto, in virtù di quella che può essere sintetizzata come la “clausola sociale”.
Una disposizione, in pratica che salvaguarda i lavoratori “interni”, che prestavano servizio nella società d’ambito dell’ex Ato Palermo 2.
Il giudice, però, rigettando i presupposti del ricorso, ha fatto passare il principio secondo il quale la “clausola” si applica solo in presenza di assunzione di nuovo personale, non potendo la ditta licenziare quello già nel suo organico.
Il giudice, inoltre ha optato per la mancanza del presupposto del “fumus boni iuris” e soprattutto del “periculum in mora”, negando quindi l’imminenza e l’irreparabilità del pregiudizio che i ricorrenti potrebbero aver subìto.
Probabile che i dipendenti possano ricorrere in appello.