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Tenta il furto in appartamento, nei guai ex pioppese tunisino

| Enzo Ganci | Nera e giudiziaria

Dopo l’arresto Amami Montassar si è visto infliggere l’obbligo di firma

PALERMO, 27 agosto – Aveva sostenuto di volersi introdurre in quella casa non per rubare al suo interno, ma per trovare dimora, considerato che la sua l’aveva persa, così come la famiglia. Così aveva tentato di difendersi Amami Montassar, cittadino tunisino, vecchia conoscenza del comprensorio monrealese, per aver abitato per lungo tempo a Pioppo.

Il tentativo di giustificazione, però, non aveva convinto il giudice che aveva deciso la reclusione in carcere. Adesso, però, il tribunale della libertà ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti del tunisino, disponendo per lui l’obbligo di firma.
Amami Montassar lo scorso 11 agosto era stato tratto in arresto dagli agenti del commissariato di "Porta Nuova", con l’accusa di tentato furto aggravato. Quel giorno, a Palermo, nella zona del Cassaro, dopo la segnalazione di un cittadino, infatti, gli agenti notavano la presenza di un giovane intento ad arrampicarsi attraverso grondaie e tubi di un ponteggio. Secondo l’accusa il giovane, essendosi accorto dell’arrivo dei poliziotti, aveva proseguito la sua scalata e aveva raggiunto il terzo piano minacciando gli agenti di lanciarsi. Dopo qualche minuto, però, Amami desisteva e veniva tratto in arresto per tentato furto in abitazione.
All’udienza di convalida, assistito dall’avvocato Alessandro Musso, Amami Montassar ha negato l’addebito sottolineando che la sua intenzione non era quella di rubare ma trovare un luogo dove dormire considerato che, dopo diverse vicissitudini familiari, aveva perso la famiglia e la casa. Il giudice del tribunale, però, come detto, non credeva all’imputato, convalidando l’arresto ed emettendo l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Adesso, invece, il tribunale della libertà ha accolto l’istanza del difensore, rimettendo Montassar in libertà con obbligo di firma in attesa del processo. Per il tribunale, in pratica, non sussistevano esigenze tali da mantenere il giovane in carcere.

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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