Emily (Natasha Calis). la giovane protagonista del film, vive con la madre (Kyra Sedgwick) e la sorella (Madison Davenport). I suoi genitori sono separati, per cui può vedere il padre Clyde (Jeffrey D. Morgan) solo per un paio di volte alla settimana. Durante uno di questi incontri, visitando un mercatino dell'usato allestito in un giardino privato, trovano una scatola in legno intarsiato che affascina in modo particolare Emily, al punto che Clyde non può esimersi dall'acquistarla. Tornati nella nuova casa del padre, i tre trascorrono una serata tutto sommato tranquilla.
Già dall'indomani, però, Emily inizia ad intrecciare con il misterioso oggetto un rapporto a dir poco morboso. Dopo averla aperta, trova al suo interno un anello antico che mette subito al dito. Nei giorni seguenti la giovane inizia a cambiare personalità e a farsi sempre più violenta. Il rientro in casa non cambia le cose, che, anzi, si fanno sempre più preoccupanti. A farne le spese è in primo luogo il nuovo compagno della madre che viene assalito da una forza oscura e costretto a dileguarsi. Ma è solo l'inizio.
Clyde inizia a indagare in merito alla sconcertante trasformazione della figlia e scopre che la scatola sembra esserne in un qualche modo responsabile. Entra quindi in contatto con una comunità yddish che lo mette in guardia sul pericolo che avvolge la sua famiglia: nella scatola infatti risiederebbe un terribile demone della loro tradizione che risponde al nome di "Dybbuk", la rapitrice di bambini! Solo un esorcismo, di cui si fa carico Tzadok, uno dei membri della comunità, può risolvere le cose.
Come avrete già capito, siamo al cospetto dell'ennesima pellicola horror basata su una storia di possessione demoniaca. Ancora una volta siamo costretti a parlare di film interessante, sicuramente non brutto, a tratti ben girato che, però, manca totalmente di coraggio. Era già successo con i vari mockumentary, recensiti tra l'altro in questa rubrica. Stavolta, però, parliamo di un lavoro - quello del regista Ole Bornedal e degli sceneggiatori Juliet Snowden, Stiles White - che si fa carico di alcuni spunti che potrebbero tradursi in una svolta (l'inserimento di tematiche yddish, la correlazione tra disagio familiare e possessione, la "fisicità organica" di quest'ultima) senza però che vengano approfonditi come meriterebbero. Ci rifugia così in stilemi classici del genere e si vira inevitabilmente verso il capostipite, ovvero L'Esorcista di W.Friedkin, che resta (ma quando se ne accorgeranno!) un modello troppo potente e ingombrante per potere solo pensare di avvicinarsi.
Ripeto, il film non è affatto brutto. Gli interpreti funzionano alla perfezione e sono tutti credibili. La scena iniziale è da urlo e fa ben sperare. C'è un utilizzo affascinante e, per certi versi, poetico delle falene come indizio di possessione. Tutti questi ingredienti, però, vengono miscelati in un contesto che si avvicina troppo alla struttura del capostipite di cui sopra. In ogni caso, se quello che cercate è intrattenimento privo di riflessione, presentato con una regia tutto sommato elegante e capace di farvi sobbalzare tre o quattro volte dalla vostra poltrona preferita, allora accomodatevi pure.
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Dati Titolo originale: The Possession Paese: USA Anno: 2012 Durata: 92 min/colore Genere: horror, thriller
Cast tecnico Regia: Ole Bornedal Sceneggiatura: Juliet Snowden, Stiles White Produttore: Sam Raimi Casa di produzione: Ghost House Pictures Distribuzione (Italia): M2 Pictures Fotografia: Dan Laustsen Montaggio: Eric L. Beason Musiche: Anton Sanko
Interpreti e personaggi Jeffrey Dean Morgan: Clyde Brenek Kyra Sedgwick: Stephanie Brenek Natasha Calis: Emily 'Em' Brenek Madison Davenport: Hannah Brenek Grant Show: Brett Matisyahu: Tzadok
MONREALE, 15 settembre – Presentiamo oggi la nuova veste grafica di Monreale News, il nostro quotidiano, al quale diamo un nuovo look, un nuovo aspetto.