Blood Story (2011)

La storia è ambientata negli anni '80, in uno sperduto paesino del New Mexico, dove il dodicenne Owen (Kodi Smit-McPhee) vive con la madre che è in procinto di separarsi dal marito. La vita del ragazzino non è delle più felici. All'ansia per la situazione familiare si aggiungono le angherie subite da un paio di bulli che frequentano la sua stessa scuola. Uno spiraglio sembra finalmente aprirsi quando la giovane Abby (Chloë Grace Moretz) si trasferisce in un appartamento adiacente, insieme a un uomo adulto.

Proprio in quei giorni, quello che fino a ora era sempre stato un paese fin troppo tranquillo viene sconvolto da alcuni efferati omicidi che le autorità locali riconducono a una setta satanica. Intanto Owen e Abby intrecciano un rapporto che si fa sempre più intimo e particolare; questo darà a Owen molta forza e la capacità di ribellarsi ai suoi molestatori. Il giovane inizia però a realizzare che Abby - per sua stessa ammissione - non è una ragazzina come tutte le altre. Un oscuro passato si cela alle sue spalle, un segreto incomprensibile, surreale e portatore di sangue e morte.

Blood Story è il remake di un affascinante film svedese del 2008 diretto da Tomas Alfredson intitolato Lasciami entrare. Entrambi si rifanno all'omonimo romanzo di John Ajvide Lindqvis, grande scrittore definito dalla critica "lo Stephen King svedese"; ed è lo stesso King che ha espresso giudizi lusinghieri su questo remake americano

Se il film europeo puntava su atmosfere e tematiche più disturbanti e per certi versi "aliene" al grande pubblico, la re-interpretazione diretta da Matt Reeves si adagia invece su stilemi più rassicuranti. Al contempo spinge l'acceleratore verso una dimensione horror decisamente più classica (a tratti persino splatter) rispetto al predecessore. Ne viene fuori un teen-movie a tinte molto forti con sfumature da poliziesco vecchia maniera. Blood Story è opera notturna, quasi "lunare", che tratteggia a meraviglia una molteplicità di chiaroscuri che riproducono fedelmente le sfaccettature psicologiche dei protagonisti. Il film, fortemente allegorico, è anche capace di mantenere inalterato dall'inizio alla fine un registro poetico adeguato alla sensibilità di interpreti così giovani (strepitosi McPhee e la Moretz).

In effetti si rimane sorpresi dal fatto che un regista dai trascorsi decisamente "commerciali" (The Pallbearer e Cloverfield) abbia saputo incanalare l'opera su un binario così sofisticato, senza mai scadere in facili deja-vù. Il film infatti racchiude sapientemente, sotto una veste horror ordita con classe (la produzione è della HAMMER!!) una storia tenera e toccante, estremamente vicina alle esperienze adolescenziali di ognuno di noi ed è questo probabilmente a renderlo grande e indimenticabile. Tra Owen e Abby nascerà un legame più forte di qualsiasi dinamica soprannaturale, perchè sta proprio lì - nell'unione inspiegabile che può stringersi all'improvviso tra due persone - il vero, insondabile mistero dell'animo umano. Concludendo, direi che l'originale rimane ancora uno passo avanti, ma siamo comunque dinanzi a un film molto al di sopra della media.

GIUDIZIO: 8,5/10

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Scheda del film:
Titolo originale: Let Me In
Lingua originale: inglese
Paese: Stati Uniti, Regno Unito
Anno: 2011
Durata: 115 min
Genere: horror, thriller
Regia: Matt Reeves
Soggetto: John Ajvide Lindqvist
Sceneggiatura: Matt Reeves
Produttore: Donna Gigliotti, Alex Brunner, Simon Oakes, Tobin Armbrust, Guy East, John Nordling, Carl Molinder, Vicki Dee Rock (co-produttore)
Produttore esecutivo: Nigel Sinclair, John Ptak, Philip Elway, Fredrik Malmberg
Casa di produzione: Hammer Film Productions
Distribuzione (Italia): Filmauro
Fotografia: Greig Fraser
Montaggio: Stan Salfas
Musiche: Michael Giacchino
Scenografia: Ford Wheeler
Costumi: Melissa Bruning

Interpreti e Personaggi:
Kodi Smit-McPhee: Owen
Chloë Grace Moretz: Abby
Richard Jenkins: il padre
Cara Buono: madre di Owen
Elias Koteas: il poliziotto