Film di genere commedia del 2019, durata 100 minuti, diretto da Salvatore Ficarra e Valentino Picone, prodotto da Trump Ltd., distribuito da Medusa Film, con Salvatore Ficarra e Valentino Picone, Massimo Popolizio, Roberta Mattei, Giacomo Mattia e Giovanna Marchetti. Dopo il successo de L’ora legale (2017), il duo comico palermitano, Ficarra e Picone, coadiuvati ancora una volta dagli sceneggiatori Nicola Guaglianone e Fabrizio Testini, tornano al cinema con un’opera che vede i due protagonisti catapultati indietro nel tempo di 2019 anni, ovvero alla nascita di Gesù, attraverso un racconto con tema natalizio, affidando la fotografia a Daniele Ciprì.
Due personaggi, anche stavolta, diametralmente opposti, divisi tra sacro e profano.
Salvo, un ladro miscredente con un debole per gli articoli sacri e religiosi, rivendendoli ai ricettatori locali, mostra sin da subito la sua scarsa morale quando, all’interno di un negozio di elettronica a Palermo, nel vedere in sequenza delle immagini di clochard nel mondo, manifesta il suo disappunto all’addetta alle vendita per la qualità di risoluzione della TV e non per la condizione sociale che affligge i mendicanti.
“Che ci conti? Giusti sono, che fa non ti fidi?”
“Sinceramente no. Perché, tu ti fidi di me?”
Valentino, invece, è un sacerdote meticoloso di una chiesa di Rocca di Mezzo Siculo – città immaginaria – impegnato nella realizzazione di un presepe vivente, cercando di risolvere i tanti problemi affidando il tutto alla preghiera.
“E allora? Come facciamo?”
“Ci vorrebbe un miracolo.”
“No, ci vorrebbe una gru!”
Le vite dei due protagonisti, proprio come ne Il 7 e l’8 (2007), si incroceranno per caso quando Salvo deciderà di raggiungere Rocca di Mezzo Siculo, per rubare il Bambinello del XV secolo – scolpito dal carrarese Giovan Battista Mazzolo – intrufolandosi all’interno della camera dove è conservato, con un modo maldestro che tanto ricorda il Marv di Daniel Stern in Mamma, ho perso l’aereo e Mamma, ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York (C. Columbus, 1990 e 1992), dopo aver rubato il mazzo di chiavi a don Valentino, mentre era impegnato a valutare durante un casting gli aspiranti attori del presepe vivente e non solo.
“Padre dove va? Dobbiamo guardare gli asinelli che sono arrivati al ballottaggio.”
È proprio quando il sacerdote si accorge del furto che, l’opera, si discosta dalla normalità approcciandosi ad un genere fantastico, attraverso un inseguimento quasi poliziesco o, per meglio dire, carnevalesco, che porterà i due a percorrere un fitto canneto, il quale li teletrasporterà nell’anno Zero, nel deserto della Giudea: un viaggio nel tempo, questo, che vuole omaggiare la pellicola Non ci resta che piangere (R. Benigni e M. Troisi, 1984) quando un maestro e un bidello si ritrovano per caso nel XV secolo.
“Fermati ladro, Dio ti guarda.”
“E digli che si gira dall’altra parte.”
Tra le sabbie della Palestina, gli stranieri vengono catturati dai soldati insieme ai rivoltosi dell’epoca, costretti ai lavori forzati, prima di essere liberati da alcuni uomini durante la notte.
“Io sto qua da 10 anni.”
“10 anni? Mi, ma che stanno facendo la Gerusalemme-Reggio Calabria?”
Tornati indietro, lungo le frasche, razionalizzeranno che sono intrappolati nel passato e, padre Valentino, penserà che solo un miracolo potrà farli tornare a casa. Dunque, per i due, avrà inizio una lunga ricerca, nel tentativo di incontrare la Madonna la quale, secondo il sacerdote, intercederà per riportarli ai giorni nostri, approfittandone del censimento.
“Lui si chiama Giuseppe, lo riconosce perche ha un bastone con la punta tonda e la moglie è incinta.”
“Che fra l’altro, però, il figlio non è di lui.”
“In che senso?”
“Ma mancu o catechismu, ricu io?”
Intanto, nel palazzo di Erode – simile a quello rappresentato in The Passion (M. Gibson, 2004) – l’indovino dice al sovrano – interpretato da Massimo Popolizio, il Benito Mussolini di Sono Tornato (L. Miniero, 2018) nonché doppiatore del Voldemort della saga di Harry Potter e di Scar ne Il Re Leone (J. Favreau, 2019) – che due stranieri, in vista di un futuro nefasto, potranno aiutarlo. Il Re, tuttavia, ordinerà alle guardie di trovarli e portarli a palazzo.
Da questo momento in poi, Salvo e Valentino, subiranno una serie di vicende appartenenti a quel periodo, nel tentativo di trovare “la Sacra famiglia”.
“Ti faccio vedere che appena viene la Madonna, ci fa il miracolo di riportarci a casa.”
“Guarda, con la fame che ho, mi accontenterei del miracolo del pane e dei pesci!”
Frattanto, a causa delle menzogne raccontate da Salvo al gruppo degli Zeloti, si ritroveranno costretti a combattere per sabotare la monarchia e i soprusi delle autorità romane, rischiando la propria vita.
“Devo trovare qualcuno per confessarmi, una donna mi ha baciato.”
“Se tutto va bene, tra 5 minuti, ti confessi col tuo principale!”
Ricollegandosi alla tradizione, i protagonisti affronteranno la storia – cercando di fermare Erode e la famosa “Strage degli Innocenti” – trattando tematiche importanti come quelle dell’immigrazione, del fanatismo nel culto della religione e del fenomeno delle opere d’arte trafugate, partendo dalla Sicilia dei nostri giorni, terra di sbarchi clandestini e già orfana dell’opera del Caravaggio dal 1969, restituendo al pubblico un lieto fine, a differenza della precedente pellicola.
“Padre Valentino, non si è mai visto un presepe così bello. Ma san Giuseppe senza barba, senza il bue e l’asinello?”
“Ma così era!”
“Ma perché lei c’era?”
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