Film di genere drammatico-storico del 2019, durata 126 minuti, diretto dal franco-polacco Roman Polanski, co-prodotto da Légende Films, RP Productions, Gaumont, Eliseo Cinema e distribuito da 01 Distribution, con Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Mathieu Amalric e Laurent Natrella. Il film, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore inglese, nonché giornalista, Robert Harris (Hutchinson, 2013), ripropone in chiave cinematografica lo scandalo storico, politico e sociale francese de “L’affaire Dreyfus”, alla fine dell’Ottocento, durante il periodo della Terza Repubblica.
Parigi, 5 gennaio 1895, presso lo champ de Mars: mentre i militari francesi, suddivisi in blocchi, inquadrano la piazza antistante la facciata neoclassica de l’ École Militaire (A. J. Gabriel, 1751), a sud-est della Tour Eiffel, il capitano ebreo Alfred Dreyfus – Louis Garrel – viene privato della spada e umiliato dinanzi l’intero esercito, in seguito all’accusa di alto tradimento nei confronti della Francia, per aver riportato informazioni segrete ai nemici tedeschi.
“In nome del popolo francese, il Primo Consiglio di guerra del governo militare di Parigi ha riconosciuto, l’imputato Dreyfus Alfred, colpevole del reato di alto tradimento.”
In un contesto sociale, condizionato dal pregiudizio verso il popolo ebraico, il colonnello venne processato celermente, condannato e mandato in esilio sull’isola del Diavolo, presso la Guyana francese, dove diede inizio ad un rapporto epistolare con la lontana moglie.
“I romani davano i soldati in pasto ai leoni, noi diamo loro in pasto agli ebrei. Credo che questo sia un progresso.”
Successivamente, attraverso un telegramma, il colonnello Georges Picquart – interpretato magistralmente da Jean Dujardin, il banchiere svizzero di The Wolf of Wall Street (M. Scorsese, 2013) – verrà convocato dal capo dei servizi segreti, il generale Charles-Arthur Gonse – Hervé Pierre – il quale lo nominerà responsabile della Sezione di statistica dei servizi segreti, unità che accusò lo stesso capitano, in sostituzione dell’ormai degente colonnello Didier Sander.
Da questo momento, Roman Polanski, alternerà le indagini del neoresponsabile Picquart, intento a far luce sulla vicenda riguardante Dreyfus , dopo aver preso visione di una lista di 2500 sospettati, reperita dallo stesso colonnello Sander, priva di militari ebrei – “Avvicinatevi Picquart, ho alcune cose che vi saranno utili.” – con sporadiche immagini che mostrano il periodo di isolamento del disperato capitano Dreyfus, mentre tenta di condividere attraverso la scrittura, le angoscianti giornate di reclusione alla coniuge.
“Non si tratta più solo della mia vita, ma del mio onore.”
È all’interno di uno stabile abbandonato, adibito ad uffici per i servizi segreti, che l’ufficiale Picquart darà inizio ad una serie di ricerche il quale lo porteranno a concentrarsi su un altro personaggio, l’agente Ferdinand Walsin Esterhazy, facendolo pedinare dal capo della Sicurezza, nonostante i pareri discordanti delle più alte cariche militari, con l’intento di far sottoporre ad un nuovo processo l’esiliato Dreyfus.
“Cosa ve ne importa che un solo ebreo sia rinchiuso in uno scogloo?”
“Perché non è il colpevole!”
L’opera, attraverso, dei flashback, mostrerà gli attimi della farsa del processo, tra perizie calligrafiche, pregiudizi e sabotaggi vari. “Che movente può avere, il denaro? Le sue risorse economiche sono 20 volte maggiori della paga di un capitano.”
Tutto ciò, porterà il colonnello ad essere allontanato da Parigi – prima a Somme, poi a Marsiglia, Nizza, Algery e Tunisia – fino al periodo di detenzione dove, lo scrittore Emile Zola, scrisse un editoriale (J’Accuse)nel quotidiano socialista L’Aurore, indirizzato al presidente della Repubblica francese Félix Faure, nel gennaio 1898, denunciando pubblicamente parte della classe militare complotti sta di quel periodo.
Il regista, con quest’opera e, attraverso una fotografia dalle fredde temperature, con l’autenticità dei costumi dell’epoca e con un’ottima scenografia, tende a proporre tematiche come l’antisemitismo – un grido per Roman Polanski in quanto figlio di semiti – durante un periodo viziato dal preconcetto verso gli ebrei, raccontando la grigia vicenda dell’affare Dreyfus dagli occhi del colonnello Georges Picquart, il quale sostituisce il personaggio del capitano Alfred Dreyfus, diventando il protagonista in assoluto della storia. Frattanto, parafrasando il titolo, è possibile intuire la retorica, celata tra congiunzione e verbo, in quanto l’ufficiale “è” la spia, considerato che Georges Picquart tenterà sin da subito di mostrare la verità all’opinione pubblica, il vero nemico dello Stato.
“Credo ancora che fosse mio dovere cercare la verità e la giustizia. È in questo modo che si serve l’esercito.”
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