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Buried - Sepolto (2010)

| Andiamo al cinema

Torniamo a parlare di ottimo cinema iberico, grazie al coraggio e al talento di Rodrigo Cortés, regista emergente che stupisce tutti e strega letteralmente il "Sundance" con un'opera costruita su un'incredibile unità spazio-temporale. Buried tiene con il fiato sospeso e instilla nello spettatore l'esigenza di fuggire via da un incubo insopportabile ma tremendamente accattivante nella sua costruzione. Il film, che si inserisce nel filone a basso costo che ha portato al successo alcune produzioni più o meno recenti (soprattutto horror), ha anche il merito di non scadere negli eccessi interpretativi.

Non si sa niente di Paul Conroy (Ryan Reynolds), solo che si è risvegliato dopo aver perso i sensi e si è ritrovato al buio, rinchiuso in una cassa di legno sotto le sabbie del deserto iracheno. Di lavoro fa il trasportatore per una società americana e dopo un'imboscata si ritrova sepolto vivo, con poca aria a disposizione, un telefono cellulare con l'impostazione sulla lingua araba, un accendino e un'ansia terrificante che non gli permette di ragionare lucidamente.

Chi lo ha messo in quella cassa? Cosa vuole in cambio della libertà? Chi chiamare per fare in modo di guidare i soccorsi verso il punto in cui è sepolta la cassa? C'è di mezzo un intrigo politico-istituzionale? Il perchè, il come, il dove e il quando non sono importanti, quel che è importante è riuscire a capire come uscire vivo da quell'incubo.

A dispetto della sua costruzione claustrofobica e "minimalista" il film presenta un incredibile miscuglio di sottotesti e citazioni che solo uno sguardo attento può decifrare in modo completo. Cortéz esplora un territorio che solo i grandissimi in passato hanno tentato; mi riferisco a Alfred Hitchcock soprattutto, che più volte ha battuto la strada dell'unità di spazio-tempo o della dilatazione dei piano-sequenza. In realtà il giovane regista spagnolo si affida anche a un montaggio ardito e mai banale, che sorregge in pratica tutto sulle sue spalle la riuscita dell'opera. Di tanto in tanto gli spazi vengono funzionalmente "dilatati" e deformati; ma piuttosto che di incoerenza (figlia di una carenza di spazio vitale) parlerei di espedienti per ampliare la gamma di inquadrature e carrellate, funzionali al mantenimento su toni elevatissimi della tensione narrativa. Buried è anche una riflessione sull'impotenza dei canali comunicativi in situazioni dove l'istinto di sopravvivenza richiederebbe assistenza rapida e soprattutto efficace.

Il cellulare si rivela (incredibilmente) un mezzo inadeguato allo scopo; in tal senso Cortéz fa bene a dilatare in modo inverosimile la durata della batteria, poichè in tal modo ne sottolinea ancora più marcatamente le carenze. Rinchiuso in uno spazio angusto e senza vie d'uscita, il protagonista mette a nudo le sue ansie e il terrore cieco che impietosamente lo assale, azzerando in maniera progressiva la sua capacità di ragionare. In questa sua condizione, l'uomo è costretto a fare i conti con se stesso e a riflettere sul suo essere "pedina" di un gioco più grande di lui; si rende quindi conto che su nulla e nessuno può fare affidamento. Da qui a una considerazione un po' più generale il passo è breve: la "cassa chiusa" è una condizione dell'uomo moderno sempre più isolato dal contesto (socio-politico-culturale) e impossibilitato dal cambiarne le regole. Il tanto osannato finale non mi ha sconvolto più di tanto, sebbene dimostri la volontà di Cortéz di non cedere alle lusinghe dell'happy-end. E questo è un merito.

GIUDIZIO: 8/10

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Scheda del film:
Titolo originale: Buried
Lingua originale: inglese
Paese: Spagna, Australia
Anno: 2010
Durata: 94 min/colore
Genere: thriller, drammatico
Regia: Rodrigo Cortés
Sceneggiatura: Chris Sparling
Produttore: Adrián Guerra, Peter Safran, Ken Hirsh (co-produttore), Miguel Nadal (produttore associato), Oriol Maymó (produttore associato), Víctor Reyes (produttore associato)
Produttore esecutivo: Alejandro Miranda, Rodrigo Cortés
Casa di produzione: Versus Entertainment in associazione con The Safran Company e Dark Trick Films
Distribuzione (Italia): Moviemax
Fotografia: Eduard Grau
Montaggio: Rodrigo Cortés
Effetti speciali: Alex Villagrasa
Musiche: Víctor Reyes
Scenografia: María de la Cámara, Gabriel Paré
Costumi: Elisa de Andrés
Trucco: Mónima Alarcón Virgili

Interpreti e Personaggi:
Ryan Reynolds: Paul Conroy
José Luis García Pérez (voce): Jabir
Robert Paterson (voce): Dan Brenner
Stephen Tobolowsky (voce): Alan Davenport
Samantha Mathis (voce): Linda Conroy

Candidature e Premi
Festival del cinema americano di Deauville 2010: Premio della critica internazionale;
National Board of Review Awards 2010: miglior sceneggiatura originale;  Camerimage 2010: Rana di bronzo;
3 Premi Goya 2011: migliore sceneggiatura originale, miglior montaggio e miglior sonoro

· Enzo Ganci · Editoriali

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