Torniamo a parlare di ottimo cinema iberico, grazie al coraggio e al talento di Rodrigo Cortés, regista emergente che stupisce tutti e strega letteralmente il "Sundance" con un'opera costruita su un'incredibile unità spazio-temporale. Buried tiene con il fiato sospeso e instilla nello spettatore l'esigenza di fuggire via da un incubo insopportabile ma tremendamente accattivante nella sua costruzione. Il film, che si inserisce nel filone a basso costo che ha portato al successo alcune produzioni più o meno recenti (soprattutto horror), ha anche il merito di non scadere negli eccessi interpretativi.
Non si sa niente di Paul Conroy (Ryan Reynolds), solo che si è risvegliato dopo aver perso i sensi e si è ritrovato al buio, rinchiuso in una cassa di legno sotto le sabbie del deserto iracheno. Di lavoro fa il trasportatore per una società americana e dopo un'imboscata si ritrova sepolto vivo, con poca aria a disposizione, un telefono cellulare con l'impostazione sulla lingua araba, un accendino e un'ansia terrificante che non gli permette di ragionare lucidamente.
Chi lo ha messo in quella cassa? Cosa vuole in cambio della libertà? Chi chiamare per fare in modo di guidare i soccorsi verso il punto in cui è sepolta la cassa? C'è di mezzo un intrigo politico-istituzionale? Il perchè, il come, il dove e il quando non sono importanti, quel che è importante è riuscire a capire come uscire vivo da quell'incubo.
A dispetto della sua costruzione claustrofobica e "minimalista" il film presenta un incredibile miscuglio di sottotesti e citazioni che solo uno sguardo attento può decifrare in modo completo. Cortéz esplora un territorio che solo i grandissimi in passato hanno tentato; mi riferisco a Alfred Hitchcock soprattutto, che più volte ha battuto la strada dell'unità di spazio-tempo o della dilatazione dei piano-sequenza. In realtà il giovane regista spagnolo si affida anche a un montaggio ardito e mai banale, che sorregge in pratica tutto sulle sue spalle la riuscita dell'opera. Di tanto in tanto gli spazi vengono funzionalmente "dilatati" e deformati; ma piuttosto che di incoerenza (figlia di una carenza di spazio vitale) parlerei di espedienti per ampliare la gamma di inquadrature e carrellate, funzionali al mantenimento su toni elevatissimi della tensione narrativa. Buried è anche una riflessione sull'impotenza dei canali comunicativi in situazioni dove l'istinto di sopravvivenza richiederebbe assistenza rapida e soprattutto efficace.
Il cellulare si rivela (incredibilmente) un mezzo inadeguato allo scopo; in tal senso Cortéz fa bene a dilatare in modo inverosimile la durata della batteria, poichè in tal modo ne sottolinea ancora più marcatamente le carenze. Rinchiuso in uno spazio angusto e senza vie d'uscita, il protagonista mette a nudo le sue ansie e il terrore cieco che impietosamente lo assale, azzerando in maniera progressiva la sua capacità di ragionare. In questa sua condizione, l'uomo è costretto a fare i conti con se stesso e a riflettere sul suo essere "pedina" di un gioco più grande di lui; si rende quindi conto che su nulla e nessuno può fare affidamento. Da qui a una considerazione un po' più generale il passo è breve: la "cassa chiusa" è una condizione dell'uomo moderno sempre più isolato dal contesto (socio-politico-culturale) e impossibilitato dal cambiarne le regole. Il tanto osannato finale non mi ha sconvolto più di tanto, sebbene dimostri la volontà di Cortéz di non cedere alle lusinghe dell'happy-end. E questo è un merito.
GIUDIZIO: 8/10
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Trailer
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Scheda del film:
Titolo originale: Buried
Lingua originale: inglese
Paese: Spagna, Australia
Anno: 2010
Durata: 94 min/colore
Genere: thriller, drammatico
Regia: Rodrigo Cortés
Sceneggiatura: Chris Sparling
Produttore: Adrián Guerra, Peter Safran, Ken Hirsh (co-produttore), Miguel Nadal (produttore associato), Oriol Maymó (produttore associato), Víctor Reyes (produttore associato)
Produttore esecutivo: Alejandro Miranda, Rodrigo Cortés
Casa di produzione: Versus Entertainment in associazione con The Safran Company e Dark Trick Films
Distribuzione (Italia): Moviemax
Fotografia: Eduard Grau
Montaggio: Rodrigo Cortés
Effetti speciali: Alex Villagrasa
Musiche: Víctor Reyes
Scenografia: María de la Cámara, Gabriel Paré
Costumi: Elisa de Andrés
Trucco: Mónima Alarcón Virgili
Interpreti e Personaggi:
Ryan Reynolds: Paul Conroy
José Luis García Pérez (voce): Jabir
Robert Paterson (voce): Dan Brenner
Stephen Tobolowsky (voce): Alan Davenport
Samantha Mathis (voce): Linda Conroy
Candidature e Premi
Festival del cinema americano di Deauville 2010: Premio della critica internazionale;
National Board of Review Awards 2010: miglior sceneggiatura originale; Camerimage 2010: Rana di bronzo;
3 Premi Goya 2011: migliore sceneggiatura originale, miglior montaggio e miglior sonoro
C’era una volta il progetto civico
MONREALE, 3 aprile – L’ingresso del sindaco Alberto Arcidiacono in Forza Italia, con tanto di comunicato stampa corredato di foto, mossa che mancava solo del crisma dell’ufficialità, segna un preciso spartiacque nella politica recente della nostra cittadina.