Ponyo sulla scogliera (2008)

Fuggita dalla sua abitazione sotto al mare, la bimba-pesciolina Brunilde rimane intrappolata all'interno di un barattolo e si arena in una spiaggia dove viene raccolta dal piccolo Sosuke. Il bimbo rimane affascinato dalla bizzarra creatura e, dopo averla liberata, decide di tenerla con sè ribattezandola Ponyo. Intanto Fujimoto, il padre della pesciolina, anch'egli proveniente degli abissi, anche se con un passato umano, è deciso a riprendersi la sua figlioletta. Riuscirà nell'intento, ma solo provvisoriamente; incontrerà infatti le resistenze di Ponyo.

Ormai perdutamente innamorata di Sosuke, Ponyo non potrà più tollerare un ritorno alla sua vita precedente, così fuggirà per sempre dal mondo sottomarino. Tale scelta provoca una reazione a catena di eventi che culmina in una sorta di tsunami che inghiotte la ridente cittadina dove Sosuke vive, e nella trasformazione di Ponyo in una bimba umana. Solo l'intervento di Gran Mammare (madre soprannaturale di Ponyo) riporterà l'equilibrio e restituirà al mondo le persone travolte dalla forza della natura.

La prima cosa che doverosamente mi sento di sottolineare, nell'ultima meravigliosa fatica del Maestro Hayao Miyazaki, è la sua presa di distanza rispetto alla computer graphic e il ritorno alle (benedette) matite. Con l'ausilio di 70 animatori lo Studio Ghibli riesce a sfornare una quantità impressionante di disegni e fondali che vanno a ricomporsi in un capolavoro poetico senza tempo.

Il sostrato ecologista dell'opera, che è e rimane una costante della poetica di Miyazaki, rimane leggermente sullo sfondo rispetto ad altri lungometraggi come Nausicaa della valle del vento (1984),  Principessa Mononoke (1997) o serie televisive come Conan il ragazzo del futuro (1978). Sia chiaro, il tema della dicotomia uomo/natura è presente anche in Ponyo, ma prende una strada se vogliamo inaspettata e originale. Stavolta, infatti, la perdita dell'equlibrio è procurata dalla "volontà di una forza naturale" (della bimba-pesciolina) e va a turbare una quiete umana fino a quel momento impeccabile e in perfetta simbiosi con l'ambiente. Questo (non banale o casuale) spostamento dell sguardo operato dal Maestro è a mio avviso un segnale chiaro di come, nella sua piena maturità artistica, egli stia ormai rivolgendo le sue attenzioni più al potere dell'amore che tutto sconvolge (vedi anche Il Castello errante di Howl, del 2004) piuttosto che ai dissidi uomo/natura.

Sul piano della regia e della sceneggiatura, della costruzione dei caratteri e dei dialoghi, si sfiora veramente l'assoluta perfezione. Sembra quasi che il film riesca a parlare in una lingua "soprannaturale", che fa leva su un registro universale in grado di essere perfettamente compreso da adulti e piccini. Ma non nel senso che può essere letto su diversi piani e con diversi significati; semmai la magia di Ponyo sta nel comunicare ad un adulto gli stessi significati proposti al bambino, senza che il primo (l'adulto) percepisca un'infantilità del messaggio o il secondo (il bambino) una incomprensibilità del medesimo. Miracolo dell'animazione, che, al pari della piccola protagonista dell'opera, riesce a sconvolgere l'ordine naturale delle cose per restituire al mondo (agli spettatori) un equilibrio nuovo, diverso, all'insegna della comprensione universale. Ancora una volta, dal Paese del Sol levante, una lezione di grande cinema.

GIUDIZIO: 9,5/10
SITO UFFICIALE: ponyo.com.au

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Trailer

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Scheda del film:
Titolo originale: Gake no ue no Ponyo
Lingua originale: Giapponese
Paese: Giappone
Anno: 2008
Durata: 100 min/colore
Genere: animazione
Regia: Hayao Miyazaki
Soggetto: Hayao Miyazaki
Sceneggiatura: Hayao Miyazaki
Produttore: Toshio Suzuki
Casa di produzione: Studio Ghibli
Distribuzione (Italia): Lucky Red
Art director: Noboru Yoshida
Animatori: Katsuya Kondô (animatore capo)
Montaggio: Hayao Miyazaki
Musiche: Joe Hisaishi

Doppiatori originali:
Yuria Nara: Ponyo
Hiroki Doi: Sōsuke
Jôji Tokoro: Fujimoto
Tomoko Yamaguchi: Risa

Doppiatori italiani:
Agnese Marteddu: Ponyo
Ruggero Valli: Sōsuke
Massimo Corvo: Fujimoto
Sabrina Duranti: Gran Mammare