Un ricordo del docente di lettere a dieci anni dalla sua scomparsa
MONREALE, 10 marzo – Se ne andò in una giornata di tardo inverno di dieci anni fa, al termine di una malattia sopportata con grande dignità, quando aveva appena 63 anni, lasciando nello sconforto la moglie Bina e gli amati figli Rino, Ettore e Stefania.
Tanti, però, ancora oggi, malgrado siano passati già dieci anni, serbano vivo il ricordo del professore Pino Scalici.
Chi, come me, lo ha conosciuto per essere stato suo allievo al ginnasio, ha avuto modo di apprezzarne, prima che la preparazione, che certamente non gli mancava, le grandi doti umane.
Il professore Scalici, insegnante di latino e greco, era innanzitutto quello che comunemente si dice un "padre di famiglia". Una persona di sani principi, educato all'antica, che a sua volta cercava di trasmettere i suoi sani valori agli alunni che sedevano sui banchi della sua classe.
Alla sua scuola si sono formate decine e decine di giovani monrealesi che, qualunque ruolo abbiano avuto nella vita (molti fortunatamente oggi sono stimati professionisti) hanno certamente ricevuto un'impronta marcata dagli insegnamenti di un uomo bonario, ma non per questo disposto a tollerare il disimpegno, meno che mai la cattiva educazione. Mai una parola fuori posto, mai un commento fuori dalle righe. Pino Scalici era una persona equilibrata che questo equilibrio trasmetteva ai suoi allievi.
Autorevole, non autoritario, si faceva ascoltare senza faticare troppo, anche dagli alunni meno volenterosi. Il suo ruolo di docente lo aveva sempre ben presente e lo esercitava fino in fondo, ma malgrado ciò, non si sottraeva allo scherzo con i suoi allievi, con i quali condivideva tanti momenti conviviali, anche al di fuori della normali ore di lezione.
Apparteneva a quella generazione di insegnanti che, se il caso (i tempi ancora lo consentivano), distribuiva pure qualche scappellotto bonario agli alunni un po' indisciplinati. Confesso di averne presi un paio pure io, che ricordo ancora quasi con affetto e che certamente, lungi dall'avermi fatto male, hanno contribuito a fare di me un uomo.
Tra gli aneddoti, che sicuramente servono a far capire il livello del suo rigore morale, ricordo quando mi rimproverò (giustamente) perché masticavo un chewing gum in classe. Mi invitò a gettarlo immediatamente nel cestino. Mi alzai, chiesi scusa ed eseguii, facendo notare, però, con la sfrontatezza della gioventù, che se non era bello masticare una gomma durante le lezioni, non lo era altrettanto fumare la sigaretta e lui era un fumatore convinto. Mi diede ragione, in ossequio ad un principio di giustizia che applicava pure su se stesso, invitandomi a toglierli la sigaretta dalla bocca tutte le volte che l'avrebbe accesa. Inutile dire che non me lo lasciai sfuggire nemmeno una volta, ingaggiando con lui un "duello" affettuoso, che si protrasse per tutto l'anno scolastico e che divertiva tanto pure i miei compagni.
Pino Scalici era questo: un uomo schietto e dalla schiena dritta che compiva il suo dovere ogni giorno, rimboccandosi le maniche e lavorando in silenzio.
Il giorno dei suoi funerali, celebrati nella chiesa di San Castrense, c'era un popolo. Soprattutto c'erano centinaia di ex alunni con gli occhi gonfi che piangevano per la scomparsa di un uomo stimato, prima ancora che di un professore e di un maestro di vita.
Oggi, giorno, del decimo anniversario della sua scomparsa, saranno tanti i suoi ex ragazzi che idealmente metteranno un fiore sulla sua tomba.