Giuseppe Fedele, poeta e letterato tra la fine dell'800 e gli inizi del '900

Secondo appuntamento con i personaggi della rubrica "Ci ricordiamo di loro"

MONREALE, 12 febbraio - Giuseppe Fedele nasce a Monreale il 5 novembre 1878 da Francesco Paolo e Giovanna Cascino. Giovanissimo, frequenta il Convitto dei Chierici Rossi di Monreale, all'epoca diretto dal canonico Gaetano Millunzi.

Nel 1894 entra nello stato ecclesiastico; compie quindi gli studi teologici presso il seminario arcivescovile della sua città natale ed il 1° giugno del 1901 viene ordinato sacerdote. Inizia quindi l'attività di docente e, ancor giovane, viene impegnato nell'insegnamento dell'italiano e del latino al rinomato Istituto "Camillo Randazzo" di Palermo, di cui divenne successivamente direttore: vi rimane sino alla chiusura (1911).

Quasi contemporaneamente, sempre nel capoluogo siciliano, è chiamato ad insegnare lettere all'Istituto "Sant'Anna", fondato dalla beata Madre Rosa Gattorno, restandovi per oltre 35 anni. Il suo primo volumetto di poesie è intitolato "Raxalicheusi" (Realcelsi), pubblicato nel 1899 dalla Scuola Tipografica del "Boccone dl Povero" di Palermo: l'autore lo dedica al suo maestro canonico Millunzi, nei confronti del quale nutre grandissima stima e profonda ammirazione.

Ai primi anni del '900 risalgono le sue opere in versi "Pace", "La resurrezione di Lazzaro", "La Samaritana" e "Ne la speranza": ma la vera notorietà Giuseppe Fedele la raggiunge nel 1905 con il poemetto biblico "Jesus", che viene particolarmente apprezzato da illustri letterati e critici come Edmondo De Amicis, Mario Rapisardi, Ugo Antonio Amico ed Arturo Graf.

Decide poi di perfezionarsi con gli studi universitari e si iscrive all'Ateneo di Napoli, dove consegue la laurea in lettere e filosofia. Dopo la pubblicazione dell'opera "S. Caterina da Siena" (1907), dà vita nel 1911 al quindicinale letterario "Il Solco" - che sarà costretto a chiudere nella primavera del 1915 - a cui collaborano alcuni dei migliori letterati e studiosi siciliani dell'epoca, fra i quali Gioacchino Di Marzo, Giovanni Alfredo Cesareo, Alessio Di Giovanni, Girolamo Ragusa Moleti e Giuseppe Pitrè. Sono del biennio 1912-1913 le raccolte poetiche "Sonetti Umbri" e "Fiori esotici".

Nel 1914 a Palermo fonda l’Istituto “Torremuzza”, che sotto la sua guida nel volgere di pochi anni acquisisce notevole prestigio ed alta rinomanza e dove viene anche stabilita, su sua iniziativa, la sede dell’A.P.E.S. - Associazione Palermitana Educatori e Scrittori - che promuove convegni, conferenze, dibattiti ed incontri culturali.

Fra il 1920 ed il 1930 Giuseppe Fedele compone e dà alle stampe “Il precursore”, “Lazzaro”, “Lauda francescana”, “Heroica” e “Virgiliae”; nel 1936 pubblica la raccolta “Liriche”, nelle cui composizioni secondo Alessio Di Giovanni “alita veramente un grande respiro di poesia, veramente religiosa, che dà un proprio sigillo alla veste esteriore del pensiero”.

Dopo esser rimasto per oltre un ventennio a dirigere il “suo” istituto (a cui il governo fascista non concede la richiesta parificazione), nel 1938 acquisisce la nomina a rettore del glorioso “Convitto Guglielmo II” di Monreale, per volontà dell’Arcivescovo mons. Ernesto Eugenio Filippi e dell’amministrazione civica.

Durante il terzo anno di rettorato, conclude la sua esperienza terrena: è il 7 gennaio del 1941. Da ricordare che il grande Giosuè Carducci, che pure non riconosceva ai sacerdoti la capacità di essere poeti, ha definito le liriche di Giuseppe Fedele “rara espressione d’arte”.