Fu ucciso a colpi d'arma da fuoco nei pressi del teatro Stabile di Catania
MONREALE, 5 gennaio – Il suo giornalismo era diretto, provocatorio, tagliente: della lotta contro la mafia Giuseppe "Pippo" Fava aveva fatto la sua ragione di vita. Furono dei colpi sparati alla nuca, nel lontano 5 gennaio 1984, a strapparlo alla vita nei pressi del Teatro Stabile di Catania.
Il quotidiano “I Siciliani”, da lui diretto, denunciava ormai da tempo le attività criminali della mafia siciliana, in particolare quelle del clan Santapaola.
In una famosa intervista rilasciata a Enzo Biagi alla fine del 1983 Fava aveva sottolineato quanto Cosa Nostra si fosse ormai infiltrata tra le maglie istituzionali, riuscendo a conquistare fette di potere sempre più ampie e mimetizzandosi come mai prima di allora. “A che serve vivere se non si ha il coraggio di lottare?” recitava una sua frase famosa.
Tre anni fa, in occasione del 37° anniversario dell'omicidio, la presidente della Fondazione Giuseppe Fava, Francesca Andreozzi, aveva ricordato l’impegno civile del giornalista assassinato e aveva parlato dell’importanza della fondazione, il cui obiettivo principale è la gestione del patrimonio giornalistico, drammaturgico e saggistico che l’autore catanese ci ha lasciato. Pippo Fava è un esempio di coraggio e di amore per la verità davvero singolari, che appare del tutto attuale per le sue arguzia, lungimiranza e passione.