Il corazziere ucciso alle Fosse Ardeatine sarà commemorato con una breve cerimonia
MONREALE, 10 luglio – Ricorre domani il centenario della nascita del corazziere e partigiano Calcedonio Giordano, ucciso a Roma, nella strage delle Fosse Ardeatine il 24 marzo del 1944. A lui è intitolata la caserma dei carabinieri di Monreale.
All’eroe è intitolata pure la sede di Palermo dell’Associazione Nazionale Carabinieri. Domani il corazziere, i cui familiari vivono a Monreale, con una breve e sobria cerimonia, in programma alle ore 9, come è nello stile dell’Arma, verrà ricordato proprio nella caserma di via Biagio Giordano, sede, oltre che della Stazione e della Compagnia, pure del Gruppo “Monreale”, alla presenza, oltre che dei familiari, del generale di Brigata, Riccardo Galletta, comandante della Legione carabinieri Sicilia, del colonnello Giuseppe De Riggi, comandante provinciale dell’Arma, del tenente colonnello Piero Sutera, comandante del Gruppo, del capitano Guido Volpe, comandante della Compagnia di Monreale. Prevista pure la presenza del sindaco Piero Capizzi, dell’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi e dell’Associazione Nazionale Carabinieri. Oggi, frattanto, il corazziere è stato commemorato nel corso do una Messa che si è celebrata nella chiesa di Sant’Agostino a Palermo.
Ma chi era Calcedonio Giordano? Come riporta il sito ufficiale dell’Arma, nacque a Palermo l’11 luglio 1916 da Gaspare e Maria Di Pisa. Si arruolò nell’Arma il 7 agosto 1936 e, dopo aver frequentato il corso presso la Legione allievi di Roma, venne promosso Carabiniere “a cavallo” il 15 gennaio 1937 e destinato alla Legione territoriale della Capitale. Il 2 luglio 1937, grazie anche alla sua prestanza fisica, ottenne il trasferimento nello Squadrone Carabinieri Guardie del Re (Corazzieri). Conseguito il diploma di perito commerciale ed iscrittosi alla facoltà di Economia e Commercio presso l’Università di Roma (dopo la morte gli verrà conferita la laurea “ad honorem” dall’Ateneo), nel settembre 1943 conseguì l’ammissione alla Scuola allievi Sottufficiali di Firenze. Durante il viaggio di trasferimento apprendeva dell’intervenuto armistizio. Rientrato a Roma, dopo essere riuscito a sottrarsi alla deportazione nascondendosi nelle campagne, cercò e prese contatto con elementi che già si stavano organizzando per costituire il Fronte clandestino dei CC.RR., al quale aderì. Assolse incarichi di varia natura, sia per il reperimento di armi, sia per l’apporto di preziose notizie sulla dislocazione delle truppe tedesche nei dintorni di Roma e circa le attività dei fascisti.
Questa sua lodevole attività, svolta soprattutto alle dipendenze del Brigadiere Gerardo Sergi (anch’egli ucciso alle Fosse Ardeatine e medaglia d’oro al valor militare) fu condotta dal Giordano impavidamente fino al 14 febbraio, giorno in cui fu catturato dalle SS, a seguito della delazione di una spia, proprio assieme allo stesso Sergi, nei pressi della Basilica di Santa Maria Maggiore, mentre trasportavano alcuni moschetti. Tradotto nelle carceri di via Tasso, rimase lì ristretto per ben 40 giorni resistendo alle indicibili torture e rifiutandosi stoicamente di tradire i compagni di lotta. Il 24 marzo 1944 fu prelevato dalla sua cella e trasportato alle Fosse Ardeatine, ove trovò eroica morte a soli 26 anni.
Per il suo coraggioso comportamento nell’attività patriottica e per lo stoicismo con cui affrontò la detenzione, le torture ed infine la morte, gli fu concessa la medaglia d’oro al valor militare “alla Memoria” con la seguente motivazione: “Appartenente al Fronte della resistenza, si prodigava senza sosta nella dura lotta clandestina contro l’oppressore tedesco, trasfondendo nei suoi compagni di lotta il suo amor di Patria ed il suo coraggio. Noncurante dei rischi cui si esponeva, portava a compimento valorosamente le numerose azioni di guerra affidategli. Arrestato dalla polizia nazi-fascista, sopportava stoicamente, durante la detenzione, le barbare torture ed affrontava serenamente la fucilazione, pago di aver compiuto il suo dovere verso la Patria oppressa, con l’olocausto della vita”. Roma, ottobre 1943 – marzo 1944.