14° concorso in memoria di Rocco Campanella, il ricordo di un ex alunno

Riceviamo e pubblichiamo...

MONREALE, 7 giugno - E' stata ricordata la settimana scorsa la figura del professore Rocco Campanella, del quale si è celebrata la 14ª edizione del concorso in memoria dello stimatissimo docente di lettere del liceo-ginnasio di Monreale.

Rocco Campanella morì nel 1999 e fu educatore e testimone di pace e di nonviolenza. Dal 2001, poi, ininterrottamente, la famiglia, sopportando anche un onere finanziario non indifferente, con la collaborazione di un gruppo di amici e discepoli, ne ricorda l’opera e l’attualità dell’insegnamento con un concorso, con intento chiaramente educativo, rivolto agli alunni delle scuole medie inferiori e superiori di Monreale, Palermo e provincia su un tema inerente alle problematiche della guerra, della pace, della fame e della nonviolenza, del dialogo tra le varie culture e religioni, quanto mai attuali nel momento difficile che stiamo attraversando.

Il tema proposto quest’anno, anno dell’Expo di Milano, è stato questo:
Il terzo millennio, tempo di globalizzazione e progresso tecnologico, presenta numerose sfide tra cui la povertà e la fame nel mondo, causate dalle guerre, dalle calamità naturali, dai contesti socioculturali ed economici, da logiche di mercato che privilegiano l’interesse e il profitto. Esamina il problema ed evidenzia le possibili soluzioni per assicurare l’inalienabile diritto al cibo facendo riferimento anche alla Seconda Conferenza internazionale sulla nutrizione del 19/21 novembre 2014 e all’intervento di papa Francesco.

“Se vuoi la pace, prepara la pace” queste parole che sovvertono l’antico detto latino “Si vis pacem, para bellum” , possono considerarsi la sintesi più efficace del pensiero e dell’opera di tutta la vita del professor Rocco Campanella.
Nel suo insegnamento ha saputo proporre e far scoprire ai suoi alunni, nello studio dei testi degli autori greci e latini e soprattutto dei grandi autori della letteratura italiana, in particolar modo Dante e Manzoni, il gusto e il sapore della vita, il suo vero valore, nella convinzione che dando significato al testo si dava il giusto significato alla vita, contro tutte le devianze e le deformazioni relativistiche e nichilistiche di essa, senza mai imporre però la sua idea o la sua visione, anzi rispettando sempre scrupolosamente la libertà di pensiero e di coscienza di chi lo ascoltava.

Accanto alla sua opera di insegnante, ma non separata da essa, sono da ricordare ( anche nel senso etimologico di “ rimettere nel cuore”) la sua azione e la sua battaglia per la pace e la nonviolenza attiva, il suo impegno antimilitarista contro la fabbricazione e il commercio delle armi , la sua battaglia per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza sia contro l’aborto, sia contro il servizio militare obbligatorio e la sua campagna a favore dell’obiezione fiscale contro le spese militari e abortive. Egli, dopo la disastrosa esperienza della prima e della seconda guerra mondiale vissuta dai suoi familiari e da lui stesso in prima persona, non si stancava mai di far conoscere le conseguenze terribili di queste guerre e di tutte le guerre per le singole persone e per l’umanità intera, e di lottare a favore della pace e della nonviolenza attiva, lotta sostenuta e corroborata anche dalla sua forte e adulta fede cattolica, dalla sua passione civile e dal suo impegno per il dialogo interpersonale e interreligioso , dalla sua testimonianza personale a favore degli svantaggiati e degli ultimi.

Nel 1983, in seguito ad una caduta presso Comiso dove si era recato per partecipare ad una marcia antimilitarista contro l’installazione dei missili, era rimasto paralizzato all’arto inferiore, e colpito da dolori spesso atroci, ribelli ad ogni tipo di cura. Ha sopportato tale prova sostenuto dalla forza della fede oltre che dalle cure mediche e dall’amorosa assistenza dei suoi familiari. Come lui stesso ha scritto in un libro che è diventato poi il suo testamento spirituale: “ Spero, comunque, di poter offrire a Dio tanta sofferenza per la causa della non violenza attiva e della pace sulla Terra: in questa “aiuola che ci fa tanto feroci”. (da Guerra e aborto , dialogo di un obiettore fiscale con vescovi , preti, laici a cura di Rocco Campanella, Omnia editrice, Palermo 1985, pag.234).

Possiamo ben dire dunque che Rocco Campanella è stato un uomo del dialogo e un educatore alla pace. Egli ha sempre praticato e insegnato a praticare il dialogo come incontro tra persone diverse ma segnato da rispetto reciproco e da amicizia, necessaria premessa alla pace. Non a caso fu uno dei promotori della rivista di cultura Dialogo che , a metà degli anni sessanta, caratterizzò a Palermo e in tutta la Sicilia una fase nuova del dibattito e dell’incontro politico culturale e religioso tra le varie chiese e ideologie che allora dominavano la scena politica nazionale e internazionale. A maggior ragione lo avrebbe praticato oggi, in cui sembra prevalere la logica del conflitto, per di più rivestita da cause apparentemente religiose, e dello scontro di civiltà.

Sarebbe certamente sostenitore di un dialogo interreligioso, fatto di pazienza e di umiltà,di accettazione della differenza, in cui non serve un finto irenismo o una finta fraternità, ma nel quale ognuno deve farsi portatore della sua vera identità mentre deve rispettare l’identità degli altri, perché , come dice l’attuale pontefice Papa Francesco, il futuro dell’umanità “sta nella convivenza rispettosa delle diversità”.
Solo questa rispettosa convivenza, infatti, può allontanare ogni forma di fanatismo e di fondamentalismo, può combattere e sconfiggere il terrorismo che, come ha anche ripetutamente detto lo stesso papa Francesco, ” umilia gravemente la dignità di tutti gli uomini e strumentalizza la religione”, arrivando anche all’aberrazione che si possa uccidere in nome di Dio, mentre, invece, ” occorre la solidarietà di tutti i credenti che abbia come pilastri fondamentali il rispetto della persona umana, della libertà religiosa e la ricerca del bene comune con lo scopo di garantire a tutti una vita dignitosa e pacifica , la cura e la custodia dell’ambiente naturale”, espressioni, queste, che certamente anche Rocco Campanella avrebbe sottoscritto e fatte proprie.

Ci sono, afferma infatti il professore nel testo sopra citato, fondamentali diritti di natura inerenti alla persona in quanto tale “ e quindi inviolabili, inalienabili, imprescrittibili: principalmente il diritto alla vita e il diritto alla dignità di persona libera, quale che sia il suo ceto, la fede, la razza, la nazione, il partito. La persona infatti (ci fa bene ricordarlo) è anteriore e superiore a qualsiasi istituzione e alla stessa Chiesa. Solo Dio la trascende. La legge quindi è per l’uomo, non l’uomo per la legge; ed è perciò assolutamente immorale uno Stato che sopprima tali diritti. (Ivi, pag. 84).
Rocco Campanella è stato insomma, oltre che educatore, un “costruttore” di pace, dialogando per questo con tanti amici e avversari, richiamandosi in questo ad alcune grandi figure del passato e del presente che hanno sempre lottato per la giustizia, la pace e per la nonviolenza, e tra gli altri a due dei più noti come Francesco d’Assisi e Mohandas Gandhi. “I quali, pur lontani nel tempo e nello spazio, e diversi anche per credo religioso, intuirono, senza bisogno di complicati ragionamenti, l’unicità e l’unità del reale, la forza della verità e dell’amore, la comunicazione tra gli esseri e con l’Essere, la sacralità del cosmo, la bellezza della “nostra madre Terra”; nella quale tutto ha senso e valore: l’organico e l’inorganico, la gioia e il dolore, la vita e la morte”. (Ivi, pag.234).

Ha testimoniato, in quel periodo della guerra fredda, quando il mondo era ancora diviso in blocchi contrapposti e dominavano la minaccia nucleare e l’equilibrio del terrore, che in un mondo senza pace non c’è futuro per l’umanità. E il suo messaggio è ancora, come sappiamo, drammaticamente attuale, il messaggio dell’utopia che un mondo altro , dove possano regnare la concordia e la pace, è possibile, perché “l’utopia diventa realtà quando sono molti a crederci e a testimoniarla comunitariamente”. (Ivi, pag.84).

* già allievo del professore Rocco Campanella