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Giuseppe La Rosa, medico di famiglia e campione del quiz

| Enzo Ganci | Ci ricordiamo di loro

Divenne famoso con la trasmissione televisiva "Campanile Sera"

MONREALE, 16 novembre – Ricorre oggi, 16 novembre 2014, il diciottesimo anniversario della scomparsa del dottore Giuseppe La Rosa, per oltre mezzo secolo medico di famiglia di intere generazioni di monrealesi e per tanti anni presidente della Cassa Rurale ed Artigiana di Monreale.

Confesso di provare un certo imbarazzo a parlare di Giuseppe La Rosa e di averne vinto a fatica l'iniziale ritrosia, poiché di lui, come molti sanno, sono il nipote, in quanto figlio di Maria, la maggiore delle sue figlie. Proprio per questo, però, essendone stato un familiare diretto, ho avuto modo di conoscerne ed apprezzarne da vicino le grandi doti umane, professionali e soprattutto culturali.
Queste ultime, in modo particolare, ritengo siano state unanimemente apprezzate da diverse generazioni di monrealesi, che per decenni hanno visto nel dottore La Rosa un sicuro punto di riferimento ed un modello da seguire.

Il nome di Giuseppe La Rosa salì agli onori delle cronache nazionali quando Monreale, era l'estate del 1960, legò il proprio nome a quello della fortunata trasmissione televisiva della Rai, «Campanile Sera», condotta da Mike Bongiorno.
In quella occasione Giuseppe La Rosa, per la verità assieme a Benito Lorito, presto ribattezzato "Lesto col dito", fu assoluto protagonista di ben otto vittorie consecutive (record assoluto della trasmissione) su altrettanti Comuni d'Italia, tutti sconfitti sul piano della preparazione culturale e della prontezza dei riflessi.
Caddero nell'ordine: Novi Ligure, Thiene, Crema, Rivoli, San Felice Circeo, Chioggia, ancora Chioggia (nella gara bis, dopo che il comune veneto fece ricorso contro la prima sconfitta, salvo incassare una seconda, sonora, batosta) ed Ariano Irpino, prima della sconfitta definitiva, peraltro molto chiacchierata, contro Senigallia.

Citando un noto telecronista calcistico dei nostri giorni, che in occasione della vittoria dell'Italia ai campionati del mondo del 2006 ebbe a dire: «Oggi è più bello essere italiani!», beh, dall'enfasi del racconto sulle avventure di Monreale a «Campanile Sera» che mi è stato narrato dai miei familiari e da numerosi concittadini, credo che in quella circostanza sia stato davvero «più bello essere monrealesi». Quelle vittorie, infatti, contribuirono a ingenerare nell'immaginario collettivo monrealese il senso di un forte riscatto sociale della nostra terra.

Il bagaglio culturale del dottore La Rosa era vastissimo, in grado di spaziare con incredibile facilità attraverso svariati argomenti, con competenze specifiche che andavano ben al di là della materia della sua professione di medico.
Il tutto, è giusto ricordare, con estrema semplicità e squisita affabilità. Senza alcun atteggiamento di superiorità, anzi, al contrario, sempre di assoluta disponibilità a colloquiare con chiunque gli capitasse.

Quanto alle sue doti professionali, sono ancora in tantissimi a ricordare le migliaia di pazienti che per oltre cinquant'anni hanno affidato la loro salute alle cure preziose del dottore La Rosa, disponibile e premuroso nei confronti di ciascuno dei suoi assistiti, dal primo all'ultimo, per ventiquattro ore al giorno, per 365 giorni l'anno.
Come dimenticare le decine di vite umane salvate dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale? O quelle strappate alla malaria nel primo dopoguerra, quando il morbo mieteva, come mosche, vittime numerose?

La figura di Giuseppe La Rosa, però, è legata fortemente pure alla presidenza della Cassa Rurale ed Artigiana di Monreale, mantenuta per diversi anni.
Il suo fu un incarico lungo ed impegnativo, svolto ai vertici di un istituto di credito che per anni contribuì notevolmente alla crescita ed allo sviluppo dell'economia monrealese, prima che – mi sia consentito – una ignobile azione giudiziaria, conclusa con una gigantesca quanto beffarda bolla di sapone, non desse luogo ad una frettolosa, ma ben studiata, operazione commerciale, decretando una prematura, ingloriosa ed immeritata fine della Cassa Rurale.

Tra i particolari, magari banali, ma che reputo significativi e che mi piace sottolineare, tornando alla sua vita professionale, vorrei ricordare quando ero un ragazzo, patentato da poco, e lui, ormai in pensione per raggiunti limiti di età e sofferente nel fisico, mi chiedeva di accompagnarlo nelle case di molti pazienti che, malgrado avesse cessato la sua professione, non avevano alcuna intenzione di cambiare il proprio medico e lo chiamavano ancora per alleviare le loro sofferenze.
Un particolare che probabilmente la dice lunga sul grande valore umano e professionale del dottore Giuseppe La Rosa. Un uomo che ha dato lustro alla storia della nostra città e che forse sarebbe bene non dimenticare.

· Enzo Ganci · Editoriali

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