Il tuono non romba più

Ci lascia il più grande attaccante della storia del calcio italiano

Sarà forse perchè gli anni cominciano a pesarmi, o forse perchè ho sempre amato gli eroi e le bandiere. Quelle che oggi non sventolano più e sono state riposte nei cassetti a prendere i tarli. Forse per questo sono profondamente addolorato per la scomparsa di Gigi Riva, uno dei miti della mia infanzia.

Quando eravamo bambini e a Monreale giocavamo per strada con l'unico giocattolo che appassionava tutti noi, il pallone, tutti sognavamo di essere Gigi Riva. Era il nostro idolo, quello che infiammava le nostre domeniche, quello che in Nazionale ci faceva vincere le partite, spesso con gol spettacolari. Vedasi quello segnato a Napoli contro la Germania Est con un gran tuffo a volo d'angelo.
Oggi i suoi gol è possibile vederli su You Tube, magari con immagini sfocate e spesso in bianco e nero. Però vederli vale la pena veramente. Cosa che consiglio ai tanti giovani d'oggi, che, per ovvie ragioni di età, non lo hanno visto mai giocare.
Basta anche solo qualche frammento, anzi uno solo: il gol segnato a Vicenza con la maglia del Cagliari, che è forse il gol più bello della storia della Serie A. Una rovesciata acrobatica spettacolare realizzata quasi cinquant'anni prima di quella oggi molto più famosa di CR7 con la maglia del Real Madrid contro la Juve. Basta quel gol per capire chi fosse Gigi Riva, Anzi “Giggirriva”, tutto attaccato e con la "g" e la "r" doppie, come lo abbiamo sempre chiamato.

“Rombo di tuono”, così lo aveva etichettato per sempre il grande Gianni Brera, era un uomo schietto, uno che non sapeva cosa fossero i giri di parole e la sua idea la spiaccicava in faccia a tutti in maniera diretta e sempre efficace.
Di soldi, per i tempi, ne guadagnava tanti, ma certamente non erano i soldi al vertice della sua scala di valori. Prova ne sia che al denaro a fiumi che gli offriva l'avvocato Agnelli per portarlo alla Juve preferì sempre l'affetto eterno per e della “sua” Sardegna. Di donne ne aveva tantissime, che facevano la fila per andare con lui e sono ancora in tanti a Cagliari a ricordare la velocità con cui sfrecciava con le sue fuoriserie sulla spiaggia del Poetto. Uno stile di guida, come quello di vita: sempre a manetta, sempre a tutta.

Oggi se ne va quello che, secondo me, ma anche secondo tanti, è stato, finora, il più grande attaccante della storia del calcio italiano, che ancora detiene il record di gol con la maglia azzurra (35 in sole 42 partite) e che alla maglia azzurra ha sacrificato due tibie (la prima contro il Portogallo, la seconda contro l'Austria). L'unico in grado di far vincere uno scudetto al Cagliari, che infatti, nella sua storia non ne ha mai più vinti e Dio solo sa se ne vincerà ancora.
Gigi Riva l'ho incontrato due volte - confesso con tanta emozione - per intervistarlo per conto dell'Agenzia Italpress, quando lui era il team manager della Nazionale. La prima volta a Catania, era il febbraio '98, in occasione di Italia-Slovacchia, che gli azzurri disputarono al Cibali, la seconda qualche mese dopo, il 3 luglio a Parigi, poco dopo la sconfitta ai rigori con la Francia, che eliminò l'Italia da quel mondiale.
Mi toccò fargli una domanda, per me bianconero doc, triste e dolorosa, sul perchè quello non fosse stato il mondiale di Del Piero, reduce da una stagione strabiliante con la Juve.
Lui non tentò affatto una difesa d'ufficio di Pinturicchio, magari soffermandosi sulla condizione non ottimale di Del Piero, che pagava le conseguenze di un infortunio muscolare patito nella finale di Champions di qualche giorno prima. Lo difese a spada tratta andando all'attacco, con lo stesso stile con cui era solito calciare i rigori: cioè scegliendo un angolo e tirando una cannonata proprio lì. Forse per questo era amato dai giocatori che nel corso dei tanti anni in cui lui è stato l'anima di Coverciano lo hanno conosciuto e con lui hanno condiviso gioie e dolori in Nazionale.
Adesso, che non c'è più, la considerazione che mi sale è una sola: ma oggi, in un calcio invaso da immensi fiumi di denaro, dove bastano cinque gol in serie A per valere 30 milioni, quanto costerebbe Gigi Riva?