Fino al fischio finale e oltre: siamo ai quarti!

(foto Sky Sport)

Grande fatica contro un’Austria arcigna, ma Chiesa e Pessina nei supplementari ci mandano a Monaco di Baviera

Durissima. Per novanta minuti ed oltre, un’agonia, una sofferenza. Ma è quando le gambe tremano, quando il pallone scotta, che il carattere degli azzurri prevale su tutto il resto.

Anche su un’ottima Austria, che ha saputo unire un calcio propositivo (molto più pericolosa delle compagini che abbiamo affrontato in questa campagna) ad una fase difensiva perfetta fino all’inizio dell’over-time.
Abbiamo rischiato, ed anche tanto. Sugli italiani e sulla Nazionale si stava per abbattere una tempesta, che dico, un ciclone di critiche e delusioni, scaturite da una prestazione a dir poco imbarazzante contro un avversario, sulla carta, più abbordabile.
Ed al gol di Arnautovic, un po’ abbiamo pensato al peggio. Ad un inesorabile e sorprendente (in senso chiaramente negativo) disastro sportivo, sicuramente uno dei più cocenti della storia recente del nostro movimento.


Ed invece, una speranza, un segno, un… ginocchio - quello di Arnautovic in fuorigioco, che ha, perdonatemi il gioco di parole, rimesso in gioco l’Italia, evitandole, per il momento, la cascata di critiche in arrivo dai 60 milioni di allenatori che l’abitano.
E la paura comincia ad aleggiare su tutte le case dello stivale, quando l’arbitro Taylor (insufficiente nella gestione della gara, tra cartellini e falli non dati) manda tutti ai tempi supplementari.
Tutte le tattiche e gli schemi saltano, cominciano a girare i nomi dei possibili rigoristi, ma un fulmine fatto pallone, lanciato da Spinazzola (migliore in campo per distacco) per Chiesa, è probabilmente la scintilla che fa riaccendere l’Italia, e i tifosi da casa e allo stadio (da segnalare un eroe con la maglia del Palermo nel tempio londinese di Wembley, orgoglio rosanero).


Sarà una sliding door di questa Italia? Sarà questo l’episodio decisivo che farà fare il definitivo click ai ragazzi di Mancini?
Le qualità le hanno dimostrate, è sotto gli occhi di tutti. La pressione si è fatta sentire ieri, ma il cuor di questa squadra si vede nelle piccole cose: nella rovesciata di Berardi, nell’incrocio dei pali di Immobile, nei miracoli di Donnarumma e nella galoppata di 80 metri di Di Lorenzo, a 110 minuti giocati.
Oggi si saprà chi sarà l’avversario di questa Italia: il Belgio di Lukaku o il Portogallo dell’immortale Cristiano Ronaldo?
Magari ridimensionati nelle aspettative, dopo una prestazione comunque insufficiente nei primi 90’ e il primo gol subito dopo più di 10 partite (ad opera di Sasa Kalajdzic, ndr), ma l’Italia c’è ed è ancora viva.
Bobby Robson, allenatore inglese degli anni 90’, diceva che “i primi 90 minuti sono i più importanti”. Non so dove sei Bobby, ma oggi, direi, posso assicurarti che non è sempre così. Testa a Monaco.