Rendiamo un doveroso omaggio ad uno degli sportivi più grandi di tutti i tempi
Stavolta no, Diego. Stavolta non è stata una tua finta, una di quelle con le quali mettevi gli avversari col culo per terra. Stavolta il tunnel lo hanno fatto a te. Te lo ha fatto il tuo cuore, arcigno e spigoloso nei tuoi riguardi, più della marcatura di Claudio Gentile. Stavolta la “mano de Dios” non ti è servita a nulla.
Ci hai lasciato e ci hai lasciato tristi e, lo confesso, con un groppo alla gola. Soprattutto noi, che apparteniamo agli “anta” e che ti abbiamo visto all’opera. Abbiamo avuto la fortuna di vedere le tue magie, i tuoi colpi di genio, il tuo talento mostruoso, i tuoi dribbling, i tuoi gol. Prodezze per le quali siamo stati tutti disposti a passare sopra e a dimenticare i tuoi eccessi, il tuo vivere fuori dalle righe, le tue brutte frequentazioni, il tuo stare sempre lontano dalla normalità.
Ma del resto cosa poteva avere di normale uno che già a dieci anni incantava tutti, sul quale nei campi polverosi piovevano scommesse milionarie? Uno che col suo sinistro era capace di correre per sessanta metri palla al piede, saltare sei uomini di fila, portiere compreso e mettere il pallone in rete? Chiedetelo all’Inghilterra se Diego Armando Maradona era uno normale. Chiedetelo a Tacconi, portiere della Juventus, se ha beccato mai un gol come quello che Diego gli fece al San Paolo, calciando una punizione da meno di dieci metri dalla porta, con la barriera bianconera a meno di tre. Chiedetelo ai tifosi del Napoli, dove ancora oggi a più di trent’anni di distanza, si fanno affari vendendo la bandiera con la faccia del Pibe, se hanno mai visto qualcosa di simile.
Oggi il tuo cuore ha detto basta, giusto qualche giorno dopo aver tagliato il traguardo dei sessant’anni. Avresti potuto goderti la tua pensione dorata, andando in giro per il mondo come un totem, campando di rendita eternamente, cavalcando una popolarità ed un affetto che ad oggi non si erano affatto affievoliti, nonostante le tue gesta epiche siano già lontane nel tempo. E invece no. I tuoi eccessi ti sono stati fatali. Stavolta il dribbling non ti è riuscito, l’avversario è entrato in tackle, peggio di Goicoechea, il difensore dell’Atletico Bilbao passato alla storia solo perché con un’entrata killer tentò di stroncarti la carriera sul nascere. Fortunatamente non riuscendoci.
Oggi, forse soprattutto oggi, tornerà a prendere vigore l’eterno dilemma se sei stato più forte tu o Pelè. Io ai miei amici il mio parere l’ho sempre espresso: non ho mai avuto dubbi sul fatto che come te non sia esistito mai nessuno. Ma non tanto per una questione squisitamente tecnica, perché giocatori fortissimi, Pelè in primis, ne ho visti tanti. Quanto perché ti ho sempre reputato l’unico calciatore in grado di vincere le partite “da solo”. Chi c… doveva dirglielo a Corradini, Ferrario, Bruscolotti o Renica che avrebbero vinto uno scudetto? Quando mai Ruggeri, Garrè, Olarticoechea o Brown avrebbero sognato di vincere un mondiale? E invece lo hanno fatto, lo hanno vinto e adesso conservano quel titolo nel loro palmares personale. Tutti sanno però che quegli allori si chiamano “Diego Armando Maradona”. Tutti sanno che senza di te avrebbero vinto forse solo a briscola. Se gli passavano le carte…
Io oggi, idealmente, ti ringrazio. Ti ringrazio per tutto quello che mi hai fatto vedere e che, a volte, quando ho voglia di distendermi un po’, vado a rivedere su You Tube. Ti ringrazio per avermi fatto amare ancora di più il gioco del calcio, che se è – come dicono – il gioco più bello del mondo, lo è grazie a fenomeni come te. E paradossalmente ti ringrazio pure per “l’abbile” che mi hai fatto fare. Come tifoso della Juve e della Nazionale azzurra, di dispiaceri me ne hai dati tanti, a cominciare da quel lontano Italia-Argentina, quando cavalcasti l’onda del San Paolo, trascinandoti appresso un fetta dei tifosi nella semifinale di Italia ’90, forse la delusione azzurra più grande di sempre. Soprattutto per noi palermitani che sventolavamo orgogliosi la bandiera di Totò Schillaci. Riposa in pace, caro Diego. Almeno adesso, dattela un po’ di pace. Noi continueremo a vivere del ricordo delle tue prodezze, sperando, da amanti del calcio, che prima o poi, possa nascere qualcuno capace di superarti. Sarà molto difficile.