Penne diverse che scrivono la stessa storia

(foto motorsport)

È stata una domenica piena di verdetti: in Formula Uno Lewis Hamilton eguaglia i 7 mondiali di Schumacher, mentre Mir diventa per la prima volta campione del mondo di MotoGP

C’è chi la storia la legge, e chi la scrive. E scrive racconti, poesie, epopee, miti che solamente il pensiero rende incredibili e straordinari. Soprattutto in uno sport, come il motorismo, che si rifà in ogni momento ad un concetto base: la passione.

La stessa passione che fa svegliare, noi appassionati, anche alle ore più proibitive per assistere alle gare, dalle più noiose ed incolori a quelle leggendarie e scolpite nella mente e del cuore dei protagonisti e dei loro testimoni.
E la passione, mista a talento, fortuna ed anche un’ottima squadra alle spalle, ti regala una penna, con cui scrivere le pagine di un libro chiamato Storia.
Come quella di Lewis Hamilton, con cui scrive dal lontano 2007, mai a secco di successi, sempre a lottare per quei sogni e quelle speranze che lui ha imparato ad ottenere, dedicandole a sé e a chi l’ha sostenuto dietro le quinte, suo padre in primis. E quella penna sembra non scaricarsi mai, scrive sempre, con il suo inchiostro nero pece come la Mercedes che anche quest’anno ha portato alla vittoria di un mondiale già scritto, data la fame del suo unico possessore.

Un cannibale senza senso, senza tempo, in grado di vincere anche contro un asfalto impraticabile, un assetto non giusto e una pioggia che rende tutto ancora più difficile.
Di vincere contro un’ottima Ferrari, terza e quarta al traguardo con il separato in casa Vettel e con il piccolo principe Leclerc.
Lo stesso Vettel, tanto criticato per i suoi errori, che non rendevano giustizia al suo talento, quello di un tetracampione come lui. E Sebastian invece ha zittito tutti con una prestazione sensazionale, portandosi a casa un podio, probabilmente l’ultimo della sua fantastica ed a tratti drammatica storia con la Ferrari.
Leclerc invece di errori ne ha commesso uno, partenza a parte: un bloccaggio mentre attaccava la seconda posizione di Sergio Perez (al quale Vettel prenderà il posto nella nuova Racing Point chiamata Aston Martin a partire dal 2021), che ha costretto il monegasco a chiudere dietro il messicano e dietro al suo compagno di squadra.

Arrabbiato, arrabbiatissimo a fine gara. Ma va bene così, lo vogliamo così: affamato come pochi, raro nel suo stile, unica speranza di un popolo rosso che vuole tornare a vincere e a scrivere quella storia, quella che gli compete. Ma è già sua, deve solo pazientare. Essere costante, questa è la chiave per il successo. E l’ha capito il buon Joan Mir che, contro ogni pronostico, in questo pazzo 2020, si è riuscito a togliere l’impossibile da descrivere soddisfazione di diventare Campione del Mondo di MotoGP. Certo, molti diranno che sarà un campionato con l’asterisco, data la pandemia e dato l’infortunio del favoritissimo Marc Marquez, molti altri diranno che di talento in questa MotoGP attuale senza il 93 ce n’è poco: l’unica verità è che questa stagione senza precedenti ha consegnato a Mir, come ad Hamilton, quella penna lì, per scrivere in quel libro lì, con una calligrafia perfetta come le sue pennellate in pista.
Perché alla fine, scrivere la Storia è un po’ come scrivere una letterina a Babbo Natale. Ciò che scrivono sono i loro desideri. Che solo dopo tanta strada, attesa, fatica ed organizzazione, sono riusciti ad avverarsi. I loro desideri. I loro sogni. Ed adesso si, è tutto vero: possono svegliarsi. Doppio chapeau.