Siamo in buone mani

Suona l’inno italiano ad Aragon grazie alla vittoria di Franco Morbidelli in MotoGP, mentre Leclerc dà speranza alla Ferrari col quarto posto di Portimao

Passano i giorni, i mesi, gli anni, ma mi piace pensare che l’unità di misura del tempo non siano questi. Preferisco che vengano sostituiti dai ricordi, dalle emozioni che quest’ultimi, positive o non, ci hanno regalato.

Ricordi che riecheggiano nella testa e nel cuore, grazie ad una foto, a dei video, a delle cassette di eventi registrati che hanno fatto diventare uomini leggende e le loro storie capolavori. La leggenda di Michael Schumacher, ad esempio, che adesso viene presa, onorata, emulata e messa in ombra da quella di Hamilton, che con la gara vinta ieri sale a quota 92, staccando il Kaiser e diventando il pilota più vincente di sempre. O quella di Valentino Rossi, campionissimo della gente per la gente, per ora tenuto fermo ai box da quel nemico invisibile che tanto ci sta bruciando la normalità, che ci rende straordinarie cose come avere tifosi allo stadio o andare a scuola.
Si tende molto spesso ad essere nostalgici, a preferire ciò che non è più, a categoricamente rifiutare tutto quello che è nuovo e che cambia, a fregarsene del presente ed avere paura del futuro.

Siamo tifosi, siamo fatti così. Non ci chiediamo i perché, ci chiediamo quando. Quando torneremo ad esultare? Quando torneremo a sognare di essere come loro? Quando rivedremo la bandiera più bella del mondo, quella tricolore verde, bianco e rossa per intenderci, sventolare più alta di tutte?
E mai abbiamo una risposta certa, ma basta solo aspettare, perché siamo in buone mani.
Nel motomondiale, ad esempio, abbiamo una trafila di giovani ragazzi pronti a spaccare tutto, come il carissimo Franco Morbidelli, che con la sua proverbiale calma e veemenza ha fatto innamorare silenziosamente tutti i tifosi dello stivale e non solo, e soprattutto ieri abbiamo visto perché: una gara maestra, condotta dall’inizio alla fine, come faceva anni fa il suo maestro ed amico Valentino Rossi, colui che ha creduto in lui e che l’ha messo nelle condizioni di lottare nella classe regina delle due ruote. Tutto questo grazie all’Academy targata VR46, un programma di sviluppo di tutti i giovani talentini italiani, nata dalla voglia di Valentino di aiutare coloro che avevano lo stesso sogno suo e di quel ragazzo dai riccioloni castani col 58 sulla moto che tanto aveva a cuore, e che adesso lo guarda da lassù.

Non c’è solo il Morbido, è anche vero: Bagnaia in MotoGP, Marini e Bezzecchi in Moto2 o Vietti in Moto3… sono solo alcuni dei cognomi dei ragazzi che l’Academy ha portato al pinnacolo dello sport e che adesso vuole e deve portare alla vittoria.
La stessa vittoria che sembra lontana, ma che continua ardentemente ad inseguire Charles Leclerc, a bordo di una Rossa opaca, che vede sciogliersi tutti quei record che negli anni ormai andati aveva scritto con la mano di un tedesco che tutti i fan del cavallino aveva fatto sognare.
È lontana, si, ma sembra intravedersi una luce, in fondo a questa galleria, un barlume di speranze che solo il duro lavoro e tanta buona volontà possono trasformare in realtà. Ed anche qui non c’è solo “Carletto”, anche nella Academy targata Ferrari possiamo trovare tanto talento e, soprattutto, un cognome speciale, che abbiamo già sentito e del quale sentiremo ancora parlare, speriamo, il più presto possibile, stavolta non per papà Micheal, ma per il piccolo grande Mick, che presto vedremo in Formula Uno, sperando che questa possa tornare quella del suo papà, dove ogni domenica alla fine suonava l’Inno di Mameli.
Dove ogni domenica si accendeva la TV e si gioiva tutti assieme, dove il tempo si dilatava e si misurava in ricordi, dove meritiamo di tornare. E ci torneremo presto, siamo in buone mani.